Dal panorama universitario arriva una notizia fresca di poche settimane: in seguito a una vertenza aperta da tempo tra associazioni universitarie (Unica 2.0 in primis) e CTM, l’azienda che si occupa di trasporti nell’area vasta cagliaritana, è stato apportato un cambiamento rispetto al costo dell abbonamento studenti.
Dai 180 euro per 10 mesi, 140 per chi non rientrava nella soglia ISEE di 25.000 euro (esclusi luglio e agosto) è passato a 175 euro per 12 mesi. Vista così sembrerebbe una vittoria: infatti facendo dei semplici calcoli matematici risulta che chi prima pagava 180 ora risparmia circa 65 euro (l’abbonamento mensile costava 30 euro al mese sopra soglia ISEE), chi invece pagava 140 piu 21 per ogni mese fuori abbonamento risparmia invece 6 euro.
Dove sta quindi il problema? Due sono le criticità principali di questa misura:
- Vengono abolite totalmente le fasce ISEE, introducendo per la prima volta un abbonamento di costo unico per tutti. Questo rischia di pesare notevolmente sulle fasce più basse della popolazione studentesca, mentre chi non risente di particolari problemi economici risulta avvantaggiato.
- È l’ennesimo esempio di una contrattazione al ribasso, portata avanti dai sindacati studenteschi insieme a Regione e aziende di trasporti, che anziché mirare ad estendere i diritti e provare a ribassare i costi sociali per i più poveri abolisce il criterio della proporzionalità in base al reddito. Ci chiediamo quanti anni e quanti tavoli ci vorranno per reintrodurre dei criteri equi anche per le fasce più basse della popolazione.
La Regione e il CTM, azienda che ha bilanci tutt’altro che in passivo e che paga lautamente i suoi dirigenti, dovrebbero garantire la mobilità per tutti e tutte specialmente per chi vive forti condizioni di disagio economico.
D’altra parte anche le associazioni universitarie, che si dichiarano “di sinistra”, sembrano, come abbiamo visto tante volte negli ultimi anni, accontentarsi delle briciole e non sembrano più interessati a difendere i diritti di chi vive reali problemi e situazioni di disagio economico.
L’unica soluzione per noi continua ad essere l’auto-organizzazione: incontriamoci, organizziamoci e non deleghiamo le nostre lotte a partiti ed istituzioni; è l unico modo per farsi sentire realmente.