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IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

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Vendere via Roma “Non è un’ eresia”. È questa la dichiarazione del 14 marzo di Paolo Pirino, neo presidente dell’ ERSU nominato con una mossa a sorpresa l’ 11 febbraio dall’ ormai ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma questa affermazione non risulta essere una notizia dell’ ultima ora; va invece a confermare le paure espresse da alcuni studenti nel gruppo Facebook dell’ ERSU in tempi non sospetti. Paure dissipate dalla vecchia presidentessa Daniela Noli, che ha lasciato la poltrona per tuffarsi nella campagna elettorale delle ultime elezioni regionali. Continua la lettura di IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

MENSA DI VIA TRENTINO: tra problemi burocratici finti e responsabilità reali

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Era il luglio del 2012 quando la mensa di via Trentino è stata chiusa per lavori di ristrutturazione, e  ancora stiamo aspettando che il servizio ritorni operativo.

Fin dalla sua apertura, la mensa è sempre stata organizzata in modo che il cibo venisse cucinato nelle altre mense e poi spedito in via Trentino. Questo fino all’estate di quasi due anni fa, quando sono iniziati i lavori per costruire una cucina e una canna fumaria necessari alla preparazione del cibo all’interno della mensa stessa. Continua la lettura di MENSA DI VIA TRENTINO: tra problemi burocratici finti e responsabilità reali

Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.

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Si è finalmente risolto il pasticcio burocratico del mancato accreditamento delle borse di studio da parte dell’ERSU. Finalmente agli studenti è stato dato quello che li spetta, niente di più e niente di meno: la seconda rata della propria borsa di studio. Continua la lettura di Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.

Borse di studio congelate: l’ ultimo ricatto dell’ ERSU

Stamattina davanti alla sede dell’ERSU di Cagliari si sono presentati gli studenti borsisti dell’Ateneo cagliaritano. Da giorni, infatti, gli stessi lamentavano il mancato accredito della borsa di studio. Per questo stamattina un gruppo si è avvicinato alla sede dell’ente per chiedere spiegazioni ufficiali sul motivo del ritardo. Ritardo inspiegabile per chi ha la necessità di vedersi accreditata una somma che, appunto, gli garantisce di poter continuare i propri studi. Soldi necessari per pagare le spese e potersi mantenere in una città, quella di Cagliari, con costi insostenibili per le famiglie che tentano di offrire un futuro fatto anche di cultura ed istruzione ai propri figli e dove regna indisturbata la speculazione immobiliare.

La mattinata, svoltasi in modo complesso e conclusasi con un nulla di fatto da parte dell’ ERSU, è stata caratterizzata da diverse informazioni che si sono accavallate tra loro in modo confusionario. All’ interno della sede dell’ente sembrava non esserci proprio nessuno, tanto che la stessa rappresentanza studentesca si è vista rifiutare una richiesta di accesso agli atti, in quanto nessuno poteva dare risposte ufficiali: chi era in malattia, chi in ferie, o chi, come Daniela Noli (Presidente dell’ente), non rispondeva alle chiamate; proprio un deserto. La notizia che sembra essere finalmente trapelata è la seguente: “il pagamento delle borse di studio non è stato effettuato in quanto i mandati di pagamento sono vincolati ad una espressione del TAR a favore dell’ERSU in merito al ricorso presentato da un gruppo di studenti contro gli importi minimi delle borse di studio.” Un ricatto bello e buono quello dell’ ERSU che  – nel caso in cui fosse accettato il ricorso fatto da alcuni studenti (che chiedono solo l’adeguamento al minimo ministeriale della borsa di studio) – preferisce rifarsi sugli studenti riformulando le graduatorie, piuttosto che chiedere più finanziamenti alla regione. L’ennesimo ricatto, che arriva dopo il tentativo di mobbing con le oltre trecento raccomandate inviate dall’ERSU agli studenti che paventavano una possibile restituzione della borsa di studio. Sembra proprio che quest’anno l’ERSU invece di una campagna per il diritto allo studio abbia tirato su una campagna di terrore per chi prova a protestare contro le borse di studio più basse d’Italia.

Insomma un vero e proprio scandalo, la comprova che l’ERSU non è più – se mai lo è stato – un dispositivo di tutela ma bensì uno strumento politico per la distruzione del diritto allo studio e di repressione finanziaria contro gli studenti.

Noi del Collettivo Universitario Autonomo non siamo interessati né alle vie legali né alle questioni di cavilli a cui l’ente o la regione si vogliono attaccare. Pensiamo solo che sia illegittimo non erogare le borse di studio agli studenti, compresi gli idonei non beneficiari di cui spesso ci si dimentica. Pensiamo che sia un cappio finanziario, una mossa contro la quale si debba agire a livello politico, contro l’ERSU, contro la Regione e contro le politiche di impoverimento delle fasce più deboli alle quali si tagliano servizi essenziali.

Via Trentino : la mensa che non c’è

casadellostudenteaaaaviatreDagli uffici di Corso Vittorio Emanuele, sede dell’ ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio), tutto tace.

Nonostante la mensa di Via Trentino sia chiusa da diversi mesi per improrogabili lavori di ampliamento e ristrutturazione, il problema non sembra essere condiviso. “In fondo, ci sono le altre mense. Non dipende da noi. Ci scusiamo per il disagio”, dicono.

E poco importa che, tra una lezione e l’altra, si abbiano solo una o due ore, come spesso capita agli studenti dei poli universitari di Piazza d’Armi e di Viale Fra Ignazio, per attraversare la città e raggiungere la mensa di Via Premuda o Piazza Michelangelo, in pullman (magari in ritardo e sovraffollati), fare la fila e mangiare in fretta un pasto sempre più caro , sperando di fare in tempo prima che la mensa chiuda e/o di dover tornare di corsa a  lezione. Poco importa che l’alternativa sia pagare di tasca propria un pasto che dovrebbe essere già garantito, non potendo magari cucinare perché la propria condizione abitativa non lo consente.

Coloro che sono andati a chiedere conto hanno ricevuto solo risposte vaghe dalla sede dell’Ersu. Non un comunicato di scuse, non una data di riapertura.

” Abbiate pazienza “, “La mensa riaprirà a fine Febbraio”.

Poi, “Ci sono dei problemi con l’iter di approvazione burocratica in Comune “ – “Dovremmo riaprire per la fine di Marzo”.

Ad Aprile inoltrato ancora non si sa nulla. Quanto tempo dovremo ancora aspettare?

Il messaggio che passa, nel silenzio, è: ARRANGIATEVI!

Non sembra essere percepita la necessità di dare delle risposte alternative e concrete a chi continua a subire le incapacità strutturali di un Ente sempre più portato a riversare l’acuirsi della crisi sugli studenti. Rispetto, dignità, emancipazione ed autonomia sono concetti che vengono cinicamente sacrificati sull’altare della “mancanza delle risorse” e della “crisi”. E i pochi servizi che vengono garantiti vengono fatti passare per gentili concessioni.

 Parliamoci chiaro: per chiunque abbia mangiato in Via Trentino, i lavori erano necessari ed improrogabili.

E’ curioso osservare come l’emergenza Via Trentino cada nel momento in cui l’Università è costretta a svendere parte del proprio patrimonio immobiliare per adempiere agli impegni di bilancio. Non sarebbe stato meglio riutilizzare quegli spazi per limitare il disagio creato a tanti studenti dalla chiusura di Via Trentino? “Non sapete di cosa state parlando” diranno. Ma come mai non è stato nemmeno possibile riorganizzare il sistema in modo tale da far sì che una mensa tra Via Premuda e Piazza Michelangelo, nelle quali sono stati dirottati i lavoratori di Via Trentino dopo aver rischiato di finire in cassintegrazione, rimanesse aperta la domenica? E adesso, di chi è la responsabilità?

Lavoriamo per garantirvi il minor disagio possibile con gli scarsi fondi che abbiamo”.

E sicuramente devono aver pensato così anche coloro che a seguito della presentazione del ricorso al TAR,, sono stati colpiti da lettere minatorie per via raccomandata (alla faccia della crisi) con le quali, nel caso in cui il ricorso fosse stato accolto, si intimava la restituzione degli importi già percepiti.

 La condizione degli studenti cagliaritani continua a complicarsi: Aumento esponenziale del numero degli idonei non beneficiari, taglio dell’importo delle borse , meccanismi sempre più improntati alla meritocrazia, carenza strutturale rivelata dalla incapacità di offrire risposte alternative alla chiusura di due case dello studente su cinque; tutto questo mentre i soldi pubblici vanno a finanziare strutture come il College Sant’Efisio .  Non sarà tutto parte dello stesso film???

L’immagine che il “caso via Trentino” ci consegna è quella di un Ente che, trincerandosi dietro la propria presunta tecnicità, si rivela incapace di rispondere ai reali bisogni dei soggetti che è chiamato a proteggere. Non caso unico, ma emblema di un welfare fondato esclusivamente sulla disciplina di bilancio.

Rispetto a questo quadro non possiamo tornare indietro. Sappiamo però che la lotta contro questi dispositivi e contro la governance che li impone ha guadagnato per noi una sua dimensione specifica: se nessuna mediazione è possibile non abbiamo che la riappropriazione contro l’impoverimento.

Ricercare strade alternative ripartendo dalla socialità e dalla cooperazione per rispondere al disagio e al malessere generato dalle scelte della governance è possibile:

” Pranzare insieme all’interno degli spazi universitari non è solo un’occasione per vivere in maniera diversa dal solito uno spazio che è nostro ma l’occasione per ripensare criticamente il mondo che ci circonda, ripartendo dalla socialità e dalla cooperazione.”

   ♦          NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO!      

Quando? Lunedì 22 aprile, Fronte Biblioteca Interfacoltà dalle 13:00 alle 15:00. 

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E.R.S.U : Un CdA protetto dalla polizia. Nessuna borsa indietro!!

imagesBasta poco per trasformare agli occhi dell’opinione pubblica la più pacifica delle proteste in un coacervo di facinorosi pronti a sovvertire l’ordine costituito. È questo ciò che deve essere venuto in mente alle forze dell’ordine in risposta al sit-in convocato dagli studenti per venerdì 1 febbraio, in occasione del CDA dell’Ente Regionale per il Diritto allo studio Universitario.

La decisione fa seguito all’invio di lettere minatorie, attraverso le quali l’Ente intima la restituzione degli importi percepiti, qualora il ricorso al TAR presentato contro il mancato rispetto del D.P.C.M. 9 aprile 2001 venisse accolto. Strano modo di tutelare il diritto allo studio.

Ma lo scenario che si è presentato agli occhi di coloro che hanno deciso di rispondere alla chiamata è stato quello di una piazza gremita di polizia, carabinieri in tenuta anti-sommossa e non, DIGOS e polizia municipale (!) (mancavano solo l’esercito e la guardia di finanza). Uno schieramento di forze in proporzione di uno per studente.

Quale sia lo scopo di ciò è facilmente intuibile: stroncare sul nascere qualunque forma di opposizione che non passi per le vie della rappresentanza già da tempo addomesticata. A completare l’opera, dopo aver amorevolmente ricevuto una delegazione delle vittime, l’invio di un comunicato stampa attraverso il quale l’Ente “ha condiviso l’esigenza, rappresentata dagli studenti, di una maggior dotazione di risorse che possano realmente far fronte ai bisogni di mantenimento agli studi degli studenti dell’Ateneo, con particolare attenzione agli studenti fuori sede.”

Queste parole si scontrano, tuttavia, con una realtà ben diversa. Quella nella quale l’E.R.S.U., chiamato ad abbattere gli ostacoli di natura economica e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona, piuttosto che premere nei confronti degli enti politici per pretendere finanziamenti adeguati, preferisce far cassa sulla pelle di quei soggetti che è chiamato a proteggere. Poco importa che questi soldi siano già stati spesi, per far fronte alle spese della vita di tutti i giorni. Che siano stati investiti nel sogno di un futuro migliore dopo anni di sacrifici. Nel caso in cui non abbiate possibilità di restituire l’importo, “Presentate un nuovo ricorso al TAR” è stata l’arguta risposta della Dott.ssa Noli incalzata dalle osservazioni preoccupate degli studenti.

Sottoscriviamo la lettera scritta da alcuni di questi decisi a resistere al ricatto:

Non restituiremo nessuna borsa! Quei soldi ci servono per vivere! Al di là del diritto sancito dalla Costituzione, noi guardiamo ai nostri bisogni, alle nostre necessità!

Abbiamo partecipato e vinto un bando per una borsa di studio su cui abbiamo pianificato il nostro immediato futuro, su cui abbiamo investito un anno di studi, anticipando il versamento di caparre e mensilità d’affitto, pagando bollette, comprando i testi universitari, spendendo insomma i nostri soldi per tutto ciò che voi – evidentemente – non potete o non volete capire.”

 

 

“Piccolo manuale sul discorso della governance ad uso delle nuove generazioni” a cura di Daniela Noli, Presidente ERSU

L’ordine del discorso nelle politiche sulla nostra vita.

No, forse ci siamo sbagliati. Il dialogo – bella parola eh – c’è. Vogliono parlare con tutti noi. “Confrontarsi”, dicono. Ma su cosa poi? Come studenti che hanno deciso di lottare per opporsi ai saldi di fine estate dell’ERSU non ci ricordiamo di aver desiderato ancora alcun tipo di confronto… mah. Piuttosto, questo sì, vorremmo chieder conto di quanto ci spetta e poi organizzarci per prendercelo. Questo riguarda noi però. Altro capitolo, anzi altro volume.

Capitolo 1. Il mezzo di comunicazione: uso dei social network.

Succede che la Presidente dell’ ERSU, Daniela Noli, decide di interloquire con chi ha iniziato a parlare di un sistema di ruoli, di rapporti di potere e di politiche di impoverimento nella gestione della dismissione del welfare studentesco, anche a Cagliari.

Con uno stile amicale, un’informalità al limite del confidenziale, la Noli decide che il mezzo più adatto per comunicare con “i ragazzi” è facebook. Siamo pure nel tempo del 2.0, o no?

Chissà, forse ha pensato che i social network sono zone franche, innocue perché presidiate da “i giovani” – sì “i giovani”, una di quelle classi anagrafiche che abbiamo scoperto anche essere valide categorie politico-sociologiche quando serve reintegrare in un codice di compatibilità i nostri comportamenti sociali privandoli di qualsivoglia possibilità di significazione autonoma dell’esistente per la trasformazione futura; insomma, quei “giovani” sulla bocca del Francesco Alberoni di turno, l’esperto opinionista (preferibilmente docente universitario) su un qualsiasi noioso salotto televisivo di un assonnato primo pomeriggio. Chissà, pare che i salatissimi “master in pubbliche relazioni” che ci propinano insegnino molto su questo. Su questo? Ah sì, ci insegnano molto su di noi… a noi. Daniela Noli sicuramente ne sa qualcosa, dice di essere stata “formatrice di politiche giovanili”. Figuariamoci se non saprà dirci qualcosa su quello che siamo e che vogliamo.

Sì, forse la Noli non ha riflettuto bene sul fatto che anche i social network sono luoghi in cui si producono discorsi e appartenenze, luoghi dove si costruisce resistenza o si impone accettazione.

Capitolo 2. Relazionarsi e disciplinare entro un ordine del discorso.

Ad ogni modo, la governance nella crisi, ovvero le strategie di dismissione del welfare tramite l’austerity, disciplina le istanze sociali nella relazionalità. La Noli lo intuisce bene questo. Eccola quindi su facebook. Per dialogare, per proporre un discorso, per farlo consumare e consumarci in questo.

Ciò che conta in fondo per la governance è “produrre e far consumare discorso” in modo da risolvere in questa reitarata pratica consumatoria la “mancanza a essere”, del soggetto. Lacan forse si esprimerebbe così. In questo modo infatti parlava del “nuovo discorso”, sostituto del “discorso del padrone”; il “discorso del capitalista”1 per Lacan, il “discorso della governance”, per noi.

I termini della relazionalità del linguaggio allora diventano limiti di applicabilità delle politiche sulla vita proprio perché la vita stessa sulla relazionalità si produce. Allora bisogna organizzare un discorso farlo consumare – più che condividerlo – per produrre forme di vita disposte ad accettare un ordine di declassamento materiale delle nostre condizioni. Le politiche di austerità – la richiesta di sacrifici, si impone anche e soprattutto con un discorso preciso. Il discorso – la sua forma, i suoi vincoli e i suoi interdetti – produce nuovi legami sociali, nuove relazioni di forza e nuove soggettività a queste relazioni assoggettate. “Che cos’è un discorso? È ciò che nell’ordine… nell’ordinamento di ciò che si può produrre grazie all’esistenza del linguaggio, ha funzione di legame sociale”2.

Eppure, in quanto i rapporti sociali possono essere forzati e trasformati, questo discorso sconta i suoi limiti davanti alla potenza autonoma del desiderio dei soggetti che vorrebbe nominare.

Capitolo 3. Ristrutturare l’offerta per pacificare: i limiti della domanda.

 

Infatti, la governance produce oggetti desiderabili fissando però la scarsità di questi ed organizzandola discorsivamente, affinché sempre ci sia consumo governabile (limite che è anche la dimensione della subalternità della soggettività prodotta). Ogni volta che, nella forzatura dei rapporti sociali, si domanda di più, la governance ristruttura la propria offerta fino a quando questa ancora non viene consumata. Eppure, sempre come osserva Lacan, questa pratica “astuta” è “destinata a scoppiare. Perché è insostenibile (…) va così velocemente da consumarsi, si consuma fino a consunzione”3. Proprio su questo limite: sulla capacità di formulare una domanda non reintegrabile salta la possibilità per la governance di disciplinare i corpi e le vite entro l’ordine del discorso da essa stessa prodotto.

Non solo, c’è la possibilità di pervenire all’ “offerta minima” del discorso della governance portandolo alla sua ristrutturazione ultima. Lo stadio in cui il discorso perde le sue qualità affabulatorie e riduce le sue figure concettuali ai limiti di espressione delle soggettività che produce. Questo è capitato a Daniela Noli, Presidente dell’ERSU, la quale, incalzata da poche domande che presto hanno consumato il suo discorso, si è poi fatta travolgere dalle idiosincrasie del suo ruolo mettendo così a nudo i sitemi di costrizione discorsiva nella concretezza degli obbiettivi funzionali alla formazione di soggetti capaci di consumare solo entro i limiti di ciò che è reintegrabile.

Ecco un saggio del breviario della Noli.

(continua a leggere)

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