Ripartire dalla socializzazione: la cura contro i tagli all’Università

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Le scelte politiche che vengono compiute dai vari governi, che in teoria dovrebbero salvarci dalla condizione di crisi generale, non lasciano in disparte l’Università. Tagli alle borse di studio, tagli alla ricerca, tagli della didattica e impedimento agli studenti di creare anche solo un minimo di aggregazione fra di loro sono solo alcuni dei punti che stanno portando l’ Università italiana verso una sempre maggiore aziendalizzazione. È importante sottolineare, inoltre, che questi tagli non colpiscono esclusivamente gli studenti, ma anche tutti coloro che lavorano all’interno dell’università.

BLOCCANO I FONDI, BLOCCANO IL FUTURO:

Assistiamo infatti, in questi mesi, all’emanazione di alcuni decreti attuativi della legge “Gelmini” 240/2010, tutti giustificati attraverso le solite parole d’ordine: trasparenza, efficienza ed economicità. E’ in questi campi che agisce il D. Lgs. 18/2012, che ha in realtà il solo scopo di trasformare il sistema universitario in un sistema aziendale che mira alla riduzione spese e alla massimizzazione degli utili. Poco importa se questi danneggiano gli studenti in prima persona. Esempi concreti di ciò sono non solamente i decreti AVA  (riguardanti l’autovalutazione, la valutazione e l’accreditamento delle varie facoltà), i quali sono provvedimenti ispirati tutti all’idea di valutazione (delle persone- studenti o docenti- del loro merito  e della loro posizione reddituale) e di certificazione (della produttività degli atenei, dei corsi di laurea, dei dipartimenti),  ma anche il blocco fondi scaturito dall’obbligo di ricorrere al circuito U-Gov, che coglie di sorpresa i lavoratori, ancora incapaci di utilizzare questo nuovo sistema di contabilità elettronico. Ciò ha reso impraticabile qualsiasi spesa, dalla carta al materiale didattico fino ai fondi per la ricerca, in quanto impossibile accedere ai fondi dipartimentali. Queste emanazioni colpiscono non solo il campo letterario, ma in particolar modo quello scientifico il cui lavoro, sia didattico che di ricerca, si fonda proprio sul denaro stanziato dal governo.Le conseguenze del blocco dei fondi sono infatti molteplici: si passa dal blocco di alcune attività accademiche portate avanti da ricercatori universitari e non da professori di ruolo (vedi facoltà come Scienze naturali, Scienze Biologiche, Farmacia, Scienze motorie ecc), all’ impedimento nel portare avanti progetti di ricerca, talvolta di fondamentale importanza, perché mancano gli strumenti primari, sino ad arrivare al più grave problema della cosìddetta “fuga di cervelli” che ormai caratterizza l’ Italia da molti anni.

Il CdA dell’Ateneo cagliaritano ha deciso di attuare il decreto con un anno di anticipo sulla base della promessa di 125.000 € di finanziamento, ma di fatto inutilizzabili, e affermandosi come un laboratorio di sperimentazione all’interno del quale vengono testati i decreti attuativi prima di essere adottati dal resto degli atenei italiani.

E LA CHIAMANO MERITOCRAZIA…:

Da sempre, ma specialmente negli ultimi anni, assistiamo ad una stigmatizzazione dello studente “non meritevole”, ennesimo stereotipo ideologico, come il disoccupato fannullone. Solo qualche mese fa le dicharazioni del ministro dell’istruzione Profumo in questo senso:

«I fuoricorso hanno costi anche in termini sociali».

L’imposizione di nuove sovrattasse sono esempi lampanti di questa nuova tendenza. Fattori da evidenziare di questa strategia sono indubbiamente due: il primo è la “sovrattassa di discontinuità”, che punisce chi nel corso di un semestre non supera almeno un esame, scavalcando di fatto l’autorganizzazione di ogni singolo studente in base alle proprie esigenze e in base ai propri corsi. Il secondo è l’ “incremento della tassa base per numero CFU conseguiti inferiore alla media del Corso”, determinata in base al numero di CFU dati in un anno.

La meritocrazia diventa quel dispositivo che impone all’interno dell’ Università il sistema del “paghi per studiare, meno studi più paghi”, che valuta il livello di formazione pretendendo di renderlo “misurabile” in base ad una vera e propria corsa al credito, che punisce chi rimane indietro, ovvero uno strumento di governance che produce segmentazione ed esclusione.

In questo modo la dinamica del “punirne 100 per premiarne 1” trasforma il percorso formativo in una “gara per l’impiegato dell’anno” che vede i CFU come unico criterio di valutazione, aprendo sempre più la strada ad un’aziendalizzazione dell’ Università che ingloba lo studente all’interno del sistema del debito (che da formativo si trasforma in reale). Tutto questo senza tener conto di situazioni non paritarie di partenza, dovute magari a condizioni socio-economiche precedenti, che vengono in questo modo aggravate togliendo a coloro che occupano i gradini più bassi la possibilità di colmare le distanze e costringendoli, nel peggiore dei casi, ad abbandonare gli studi.

L’applicazione del sistema meritocratico si rivela essere nient’altro che l’ennesimo tentativo di sfondamento alle barriere del diritto allo studio, che mira a rendere l’ Università un luogo di produzione nel quale lo studente o produce (cioè guadagna crediti) o paga, privandola di fatto del suo ruolo di servizio da garantire a tutti. Il nemico numero uno diventa così lo studente fuoricorso, che impedisce il miglioramento del mondo della formazione e allo stesso tempo è utilizzato come fondo cassa per il risanamento dei bilanci degli atenei in cambio di servizi sempre più scadenti e sempre più esclusivi.

ESTERNALIZZAZIONI ALL’ INTERNO DELLE UNIVERSITA`: LOTTA STUDENTI-LAVORATORI

In questi ultimi vent’ anni abbiamo assistito a una serie di mutazioni che hanno modificato l’ immagine dell’ Università pubblica, passata da centro culturale e di aggregazione a vera e propria azienda a carattere capitalistico. Uno dei passaggi caratterizzanti ciò sono i processi che ristrutturano i servizi universitari, dal portierato e servizi esecutivi, alle mense sino ad arrivare alle pulizie. Con le esternalizzazioni assistiamo infatti allo smantellamento del sistema pubblico della formazione a favore di un ibrido tra pubblico e privato, andando quindi ad attaccare in modo abbastanza diretto i lavoratori dei multiservizi, soggetti indispensabili ma pur sempre i più deboli della catena produttiva. Le dirette conseguenze di ciò sono facilmente intuibili: comando diretto da parte dell’ azienda appaltatrice sull’ organizzazione del lavoro, deresponsabilizzazione dell’ azienda stessa, risparmio “sulla pelle dei lavoratori”.

Tutto ciò si traduce a livello universitario con il  peggioramento della qualità dei servizi e delle condizioni lavorative dei dipendenti coinvolti. La logica liberista con cui questi servizi vengono appaltati mira esclusivamente al rientro in bilancio attraverso però precarietà e sfruttamento, caratteri alla base della mentalità capitalistica.

IL PRANZO SOCIALE: SIMBOLO DELLA SOCIALIZZAZIONE UNIVERSITARIA

Ultimo aspetto, non in ordine di importanza,  da trattare a proposito della crisi che sta cambiando la natura del nostro ateneo è l’ impedimento di creare dei momenti di socializzazione all’ interno dell’ ateneo stesso. L’ insieme dei punti trattati nel nostro articolo infatti ha portato gli studenti a non essere più considerati come tali, ma ad essere degli operai che, una volta terminato il proprio turno lavorativo, devono tornare a casa senza avere avuto nell’ arco della giornata un momento libero o uno spazio dove o riunirsi. Nasce quindi  l’ idea della riappropriazione degli spazi, intesa come bisogno di noi studenti di avere dei luoghi in cui scambiare le idee e far ripartire quel meccanismo di confronto e scambio di pensiero che ci è stato impedito.

Da qui riteniamo che l’ idea del pranzo sociale possa essere non solamente quello spazio che ci è stato negato da tutti i tagli effettuati, ma anche un momento di unione fra tutte quelle parti danneggiate dal sistema ma che invece dovrebbero essere quelli tutelati e valorizzati, studenti e lavoratori.

 

IL 23 MAGGIO DUNQUE VI ASPETTIAMO PER IL NOSTRO APPUNTAMENTO :

NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO prt. 4

CITTADELLA UNIVERSITARIA, MONSERRATO dalle ORE 13, SPIAZZO SOPRA LA MENSA

LocandinaPranzo23