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Report di un’assemblea senza docenti

Che dire dell’assemblea di oggi? Tutti noi che aspettavamo i docenti, i responsabili del taglio agli appelli, non abbiamo trovato che Prof. Paulis e Prof. Virdis. Sostenevano l’impossibilità per i colleghi di avvicinarsi all’assemblea in mancanza di preavviso. Due mesi d’anticipo, concordare l’appuntamento con il Preside come hanno fatto i ragazzi dell’Assemblea contro il taglio degli appelli evidentemente, per loro, non basta.

E’ evidente come non ci sia nessun interesse da parte loro a confrontarsi con gli studenti, uscire dai propri uffici per vedere come le loro decisioni si ripercuotano sulla nostra pelle, alle prese con borse di studio e servizi insufficienti, lavori sottopagati.

Non molliamo. Se loro non sono disposti ad ascoltarci saremo noi, molto presto, a farci vedere.L’obiettivo è uno solo: 11 appelli! Non siamo disposti a cedere di un millimetro.

 

Assemblea Venerdì 28 Febbraio – ore 11 Atrio Corpo Centrale

 

Sono invitati anche i docenti. Certo, vista la giornata odierna, non ci aspettiamo molto da chi è parte del problema. Certo è che se dovessero decidere di non presentarsi, sarà chiaro come da parte loro non ci sia alcuna disponibilità al confronto. E non ci sarà neanche da parte nostra!

 

#RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

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La presa in giro della qualità: cosa sono i Decreti A.V.A?

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I decreti A.V.A. sono decreti attuativi la Riforma Gelmini, il D. Lgs. 240/2010. Questi impongono agli atenei italiani un regime di controllo della qualità della didattica fondato su tre parole d’ordine: economicità, efficienza, efficacia. Parole che, nei fatti, servono a coprire drastici tagli. La quota premiale riservata ai virtuosi è, infatti, tale da essere in ogni caso inferiore ai precedenti finanziamenti.

Innanzitutto A.V.A. è l’acronimo di Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento. Parole d’ordine di un sistema definito dai D. Lgs. 19/2012 e D. Lgs. 47/2013.

Ogni anno, le Università saranno obbligate a presentare un documento, la Scheda Annuale Unica (SUA), che presenta un quadro dell’offerta formativa prevista per il successivo anno accademico. Questa per poter essere attivata, attraverso l’accreditamento dei fondi necessari (accreditamento iniziale) dovrà essere approvata e soggetta ad un costante controllo della sua erogazione in termini di “qualità” e “sostenibilità” da una commissione interna composta da docenti e studenti dell’Ateneo, poi da un nucleo di valutazione apposito, l’ANVUR (attraverso ispezioni a sorpresa). A ciò si aggiungono ulteriori controlli a cadenza triennale e/o quinquennale (accreditamento periodico).

I nuovi rigidi paletti prevedono, innanzitutto, per attivare una triennale un minimo di 13 docenti (di cui almeno 4 professori, 9 appartenenti a settori disciplinari di base o caratterizzanti, massimo 3 docenti per attività affini e integrative); 8 per una magistrale (di cui almeno 3 professori, almeno 5 docenti appartenenti a ssd caratterizzanti, massimo 3 appartenenti a ssd affini e integrativi). Non potranno essere attivati corsi che non rispettino questi requisiti minimi. A cadere sotto i colpi della scure saranno anche le ore di lezione erogabili, con l’accorpamento (col risultato di avere aule sovraffollate e caotiche, alla faccia della qualità) e la cancellazione di interi corsi.

A Torino tutto ciò porterà entro l’A.A. 2016/17 ad una riduzione delle ore di lezione complessive dalle 240.000 attuali a 220.000. A questo si accompagna una ridefinizione al ribasso del rapporto numerico docente/studenti. Quali saranno gli effetti di questi cambiamenti, uniti al blocco del turnover previsto dal D. Lgs. 240/10 (Legge Gelmini):

1) accorpamento e/o la chiusura di interi corsi per l’assenza di personale docente;

2) introduzione generalizzata del numero chiuso;

3) ricorso a finanziamenti privati, aziende, istituti bancari con conseguente dirottamento della didattica, partecipazione a bandi e progetti europei perché i corsi superstiti possano sopravvivere al taglio dei finanziamenti;

Quali siano i parametri di qualità registrati è difficile spiegarlo. Proprio perché questa qualità non c’è e l’obiettivo non è quello del miglioramento quanto piuttosto quello di una trasformazione irreversibile dell’università secondo il modello anglosassone.

Il processo è già in atto. In questo contesto infatti si inseriscono i questionari standard di valutazione degli insegnamenti da compilare per ogni esame, test e interviste agli studenti. Ma lo vediamo più semplicemente nella vita di tutti i giorni, alle prese con aule sovraffollate e didattica scadente.

Ad essere sotto esame non sono però, come potrebbe sembrare, esclusivamente gli studenti, ma anche i docenti. Sotto sono elencati tutti i parametri (presentati dall’Allegato E del D. Lgs. 47/2013) che saranno oggetto di valutazione perché venga garantito l’accreditamento periodico:

* la percentuale dei docenti inattivi (ovvero coloro che hanno pubblicato negli ultimi cinque anni);

* Produzione scientifica degli ultimi dieci anni da parte dei docenti dell’Ateneo;

* Numero di premi nazionali e internazionali;

* Attività di divulgazione scientifica e culturale;

* Rapporto numero di progetti in bandi competitivi da parte dei docenti dell’Ateneo negli ultimi dieci anni;

* Percentuale di prodotti di ricerca negli ultimi 5 anni con coautori internazionali;

* Numero medio di tesi di dottorato per docente;

Sotto questa luce assume tutto un altro significato il taglio degli appelli deliberato dal Consiglio della neonata Facoltà degli Studi Umanistici (frutto dell’accorpamento delle ex Facoltà di Lettere, ex Facoltà di Lingue ed ex Facoltà di Scienze della Formazione previsto dalla Legge Gelmini) nel mese di maggio. Non solo, dunque, frutto di pressioni da parte dei docenti di Scienze della Formazione, restii a vedersi aumentare il numero degli appelli ma parte di un più ampio processo di ristrutturazione dell’università. Certo verrebbe da chiedersi come mai, scambiando due chiacchiere con i docenti, molti tra i più attivi nel campo della ricerca siano indifferenti al taglio, non considerandolo determinante. Verrebbe da chiedersi come chi non ha fatto ricerca finora possa improvvisamente risvegliare la sua sete di conoscenza. Ma tutto questo non deve distoglierci dall’obiettivo fondamentale che ci siamo dati: riprenderci tutti gli 11 appelli senza se e senza ma. Senza badare alle ragioni portate da coloro i quali non si sono fatti scrupolo ad ignorare le nostre.

Riprendiamoci gli appelli! Verso l’assemblea con i docenti

Foto assemblea taglio agli appelli Si è tenuta martedì sulle scalette del Magistero l’assemblea degli studenti della neonata Facoltà degli Studi Umanistici contro la decisione da parte del Consiglio di Facoltà di tagliare il numero degli appelli a partire da quest’anno accademico. Ricordiamo ancora una volta in cosa consiste questa scelta:

–  Per gli studenti fuori corso gli appelli passano da 11 a 8, con la cancellazione degli appelli di marzo, aprile e novembre;

–  Per gli studenti in corso c’è stata la diminuzione da 7 a 6, con la cancellazione degli appelli di marzo e ottobre e l’aggiunta dell’appello di maggio;

Un nuovo ostacolo al completamento del nostro percorso formativo. A danneggiare ulteriormente la nostra situazione di studenti universitari alle prese con servizi sempre più scadenti, con tasse sempre più elevate, o con i tagli alle risorse per il diritto allo studio (in un Ateneo come quello cagliaritano dove il 50% degli aventi diritto alla borsa di studio risulta essereidoneo non beneficiario http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/10/04/idonei-non-beneficiari-no-grazie/). Questi sono i frutti dei tagli al welfare voluti di anno in anno dalla Regione Sardegna e delle scelte politiche del suo ente strumentale, l’Ersu Cagliari. Di fronte ai quali molti di noi sono costretti ad accettare lavori demotivanti e sottopagati (spesso senza nessuna garanzia in quanto “in nero”) o, è questo il caso di coloro che non abitano a Cagliari, ad accettare una vita da pendolare alle prese con il caro trasporti e tutti i disservizi made in Trenitalia (http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/09/28/storie-di-vita-pendolare/).

E, senza andare sullo specifico, anche i circa quaranta presenti hanno voluto porre l’accento sulle conseguenze a cui andranno incontro a causa di questo drastico taglio. Importante, inoltre, la presenza di alcuni studenti di altre facoltà, come ad esempio Economia, che hanno spiegato come nella loro facoltà il basso numero di appelli (ricordiamo che sono sei nelle facoltà di Economia e Scienze Politiche) è ormai una regola fissa già da alcuni anni.

Questo ci consente di evidenziare come il taglio non sia una “follia” dei docenti di Lettere, Lingue e Scienze della Formazione , dunque. Piuttosto una decisione a freddo, un ulteriore tassello della ristrutturazione del sistema universitario degli ultimi anni. In particolare, è uno degli effetti dell’introduzione del nuovo sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento) imposto dalla Legge Gelmini del 2010 e definito dai decreti attuativi D. Lgs 19/2012 e D. Lgs. 47/2013. In breve, esso consiste in un regime di controllo e valutazione della “qualità” della didattica e della ricerca da parte di una commissione interna e di una esterna, composta dai commissari dell’ANVUR, al quale saranno soggetti i corsi di laurea per poter ricevere i fondi necessari (anche nella più ottimistica delle ipotesi drasticamente ridotti) alla sopravvivenza ed essere attivati per il successivo anno accademico. Il risultato è presto detto: soppressione di interi corsi e, con il blocco del turnover, l’introduzione generalizzata del numero chiuso.

Per sintetizzare in due frasi il messaggio che è uscito forte e chiaro dall’assemblea:

NON SIAMO DISPOSTI AD ACCETTARE QUESTA DECISIONE!!! RIVOGLIAMO TUTTI GLI UNDICI APPELLI!!!

E proprio questo è ciò che tutti noi come studenti universitari andremo a dire ai responsabili di questa scelta, i docenti membri del Cdf alla prossima riunione del Consiglio, verso un incontro studenti-docenti che ridiscuta e si chiarisca che il taglio degli appelli è una proposta che dev’essere bocciata in toto.

DIFFONDIAMO, INCONTRIAMOCI, ORGANIZZIAMOCI!

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

Meno appelli per l’anno prossimo

meno appelli

Ci attende un anno accademico complicato il prossimo anno: ci tolgono gli appelli, moltiplicano sbarramenti e ostacoli e nel frattempo investono soldi in nuovi poli didattici.

Ma abbiamo bisogno ora di più risorse e possibilità!

Ma chi sono i responsabili di questa situazione?

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