Continuano i disagi degli studenti: breve storia sulla vita nelle case dello studente

Ogni inizio di anno accademico è scandito indubbiamente da due avvenimenti: l’ inizio delle lezioni e l’ assegnazione da parte dell’ Ersu delle borse di studio e dei posti alloggio agli studenti che ne hanno fatto domanda. Ma è il secondo a destare il maggiore interesse, perché andrà a determinare direttamente lo stile di vita di chi ha fatto domanda. Il 12 settembre sono uscite le graduatorie provvisorie e anche quest’ anno si presenta il gravoso problema degli idonei non beneficiari, coloro che risentono maggiormente dei tagli regionali al mondo dell’ istruzione.

Per i più fortunati invece arriverà, dopo la pubblicazione della graduatoria definitiva il 1° ottobre, l’ assegnazione di un posto alloggio, la massima aspirazione per uno studente che si ritrova a vivere separato dalla propria famiglia. Non sempre però l’ Ente per il diritto allo studio riesce a garantire quello che dovrebbe: molto spesso infatti all’ interno di una casa dello studente si creano situazioni assurde e paradossali, molte delle quali causate dalla noncuranza dell’ Ente stesso nei confronti degli studenti.

Per testimoniare ciò abbiamo deciso di intervistare due ragazzi, Alessia e Andrea, che vivono nella casa dello studente di via Trentino, la più capiente dopo l’ ormai dimenticata casa di via Roma.

Sono molti gli aspetti toccati da Alessia, al secondo anno di Università e Andrea, matricola: questi vanno dal regolamento poco flessibile alle difficoltà di convivere con persone diversamente abili che avrebbero bisogno di più sostegno da parte dell’ Ente.

In particolare le parole della studentessa mettono in luce le contraddizioni politiche della gestione Ersu.

“Dovrebbero rimettere a nuovo le strutture già presenti; dovrebbero riaprire i piani chiusi della casa dello studente di via Monte Santo; dovrebbero ridarci la casa di via Roma. Non dovrebbero promettere cose che sanno di non poter mantenere. A noi non interessa la promessa di un campus universitario tra tre anni. E tanto meno ci interessa che Cagliari sia la capitale della cultura quando non sa essere neppure una città universitaria.”

Ma non solo la casa di via Roma. Il problema risulta essere anche il College di Sant’ Efisio, struttura pagata alla curia di Cagliari la modica cifra di 20 milioni di euro da Regione, Provincia, Comune e Saras e che a ottobre verrà chiusa, lasciando così completamente inutilizzate le 40 singole al suo interno. Significativa è la posizione dell’ Ersu in questa occasione: l’ ente ha infatti deciso di destinare questi soldi verso una certa direzione piuttosto che soddisfare a pieno i reali bisogni di noi studenti.

Gli aspetti emersi dall’ intervista però non sono legati esclusivamente alla gestione politica dell’ Ente. Molti sono i problemi che riguardano questioni burocratiche, o semplicemente legate al regolamento interno della casa dello studente di via Trentino e non solo.

“Noi studenti non possiamo fare 4 traslochi nel giro di un anno accademico. Il primo a ottobre con l’ assegnazione della camera sino ad arrivare all’ ultimo nella sessione estiva. L’ Ersu non solo non ci permette di tenere la camera durante il mese di agosto, ma nel caso in cui ci fossero problemi di controlli , disinfestazioni o manutenzioni il preavviso è relativamente poco” dichiara Alessia durante l’ intervista. La studentessa infatti si è ritrovata a dover abbandonare per problemi di manutenzione la sua camera a una settimana dall’ inizio dei lavori. E ciò è avvenuto in piena sessione esami. Hanno subito lo stesso destino gli studenti della casa di via Monte Santo quando questa è stata chiusa, riaperta e poi nuovamente chiusa. Ovviamene tutto nel giro di un anno accademico.

L’ intervista continua. “Il problema della connessione internet è forse una delle situazioni peggiori che affrontiamo. Noi studenti paghiamo 15 euro all’ anno per usufruire di un servizio che, nei pochi mesi in cui è presente, è molto scarso.” L’ Ersu quindi, in un mondo universitario in cui ormai è tutto telematico e molto impersonale, dalle lezioni, alle iscrizioni agli esami e non solo, nega l’ unico collegamento tra lo studente e la struttura grazie alla quale dovrebbe istruirsi.

Ultimo problema, non in ordine di importanza, emerso dalle parole di Alessia e Andrea, è quello delle camere vuote. “L’ amministrazione sceglie di non assegnare una parte delle camere, perciò ad ottobre quando arriviamo nelle case dello studente, molte stanze rimangono inutilizzate. Inoltre vengono lasciate vuote anche le stanze appartenenti ai ragazzi che partono in Erasmus, che la maggior parte delle volte rimangono inassegnate anche per 12 mesi”. Questa scelta ovviamente costringe chi non è riuscito a entrare in graduatoria a doversi prendere una stanza in affitto, la maggior parte delle volte in nero.

Le parole di Alessia e Andrea non sono altro che la testimonianza della mala gestione da parte di quell’ ente che dovrebbe garantire il diritto allo studio ma che molto spesso mette in primo piano i suoi interessi. Interessi che poi portano a una gestione politica inadatta, a dannosi problemi burocratici e a speculazioni, edilizie e non solo, che gravano solo sulle spalle di noi studenti.uid_142e6e33d97.640.0

L’ ERSU prende posizione: la casa di via Roma rimarrà agli studenti

10609640_531486300329852_6723325666358832219_n10710552_530988290379653_6511300074095687808_nStamattina abbiamo simbolicamente occupato l’ufficio dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio per porre al centro dell’attenzione la situazione e il destino della Casa dello studente di Via Roma, chiusa ormai da due anni. Sei mesi fa sono finalmente iniziati lavori ma le ultime notizie ci dicono che al termine di questi la struttura non sarà destinata agli studenti ma venduta ai privati per fare un albergo.

Questo si evinceva dalle parole di Antonio Funedda, neo presidente Ersu, che alla presentazione dell’anno accademico 2014/2015 dichiarò: “Vendere? Valuteremo tutte le ipotesi che si possono mettere in campo”.
Della stessa lunghezza d’onda il consiglio comunale di Cagliari, che il 9 luglio ha approvato un ordine del giorno con il quale si chiede al sindaco di “avviare una pronta interlocuzione con l’Ersu tesa a riaprire la casa dello studente, favorendo anche la ripresa dell’attività turistica e ricettiva attraverso accordi con privati”.

Scelte che hanno dell’assurdo, perché sono ben altri i problemi che attanagliano gli studenti universitari: un continuo de-finanziamento del welfare studentesco da parte della regione; il numero degli idonei non beneficiari che quest’anno arriverà a toccare il 47%, la casa dello studente di via Montesanto attualmente chiusa e di cui sono solo ipotesi le date di riapertura, una diminuzione dei posti alloggio dal 2012 di 126 posti.

E non riteniamo sufficiente la promessa della costruzione del campus universitario in viale la Playa nel 2019: i posti che in teoria dovrebbero essere destinati saranno 1219. Un numero irrisorio rispetto ai 17.000 studenti fuori sede presenti a Cagliari, che a causa della mancanza di posti alloggio e fondi per le borse sono costretti scegliere tra delle soluzioni che in un modo o nell’altro influenzeranno i loro tempi di vita e di studio e allungheranno ulteriormente la loro carriera universitaria, tra lavori precari e malpagati e affitti che superano i 200 euro.

Successivamente all’occupazione simbolica dell’Ersu, abbiamo ottenuto di parlare con il presidente Ersu, a cui siamo riusciti a strappare la dichiarazione, dopo mesi e mesi di incertezza, che, nonostante ciò che è stato scritto nei giornali, non c’è nessun atto ufficiale di vendita e che si opporrà a qualunque ipotesi di vendita ai privati.
Sulla situazione degli idonei non beneficiari, ci ha confermato l’ormai continua diminuzione dei fondi pubblici per bose e case.

Una situazione dunque insostenibile, che continueremo a far presente contestando davanti ai diretti responsabili: Ersu, Regione e Comune di Cagliari

Casa dello studente di via Roma: la chiamano ristrutturazione ma si legge speculazione

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Venerdì 12 settembre sono uscite le graduatorie provvisorie per l’assegnazione delle borse di studio e dei posti alloggio alle case dello studente. Si ripresenta, anche quest’anno, il problema degli idonei non beneficiari, ovvero coloro che “possiedono i requisiti richiesti dal bando ma non possono usufruire del beneficio richiesto, per l’insufficienza delle risorse disponibili”. Osservando i dati degli ultimi anni, ad esempio sui posti alloggio alle case, la definizione di “insufficiente” parrebbe troppo poco: uno dei dati è la diminuzione dal 2011 ad oggi di 126 posti alloggio. Manca all’appello la casa dello studente di via Roma, per tantissimi anni considerata ottima dagli studenti per la sua invidiabile posizione, ma quasi invivibile per gli innumerevoli problemi che ogni giorno venivano a presentarsi (perdite idriche, tubature malandate che non facevano arrivare nelle stanze degli studenti l’acqua, che in compenso filtrava dai soffitti). Dopo un anno e mezzo di attesa sono finalmente iniziati i lavori, che probabilmente, serviranno solamente a rendere la struttura vendibile a qualche privato.

Secondo le dichiarazioni rilasciate durante la presentazione dell’anno accademico 2014/2015 da Luca Funedda, presidente dell’Ersu da alcuni mesi, l’ipotesi di vendita viene tenuta in considerazione: “Vendere? Valuteremo tutte le ipotesi che si possono mettere in campo”. E sulla stessa linea d’onda si è espressoil consiglio comunale di Cagliari, a maggioranza Sel, approvando il 9 luglio un ordine del giorno con il quale si chiede al sindaco di “avviare una pronta interlocuzione con l’Ersu tesa a riaprire l’ex Hotel Moderno (l’attuale casa dello studente in via Roma. ndr) con una destinazione pubblica; non escludendo ma favorendo anche la ripresa dell’attività turistica e ricettiva attraverso accordi con privati”.

Insomma, le istituzioni responsabili del diritto allo studio fanno una scelta ben precisa: utilizzare soldi pubblici (i soldi spesi per la prima tranche di lavori si aggirano intorno ai 500.000 euro) per mettere in sesto una struttura per poi venderla al miglior offerente. Tutto questo per noi ha un nome ben preciso: si chiama SPECULAZIONE.

Ma via Roma non è che la punta dell’iceberg della malagestione targata ERSU: anche le altre case dello studente risultano essere fatiscenti. L’esempio più eclatante risulta essere via Montesanto, chiusa per tutto il mese di settembre a causa della necessità di ristrutturare le stanze rimaste chiuse per la presenza di muffa, proliferata per la negligenza dell’ente nella pulizia delle stesse e nella manutenzione della struttura, che salta all’occhio anche semplicemente guardando la condizione esterna dello stabile,fatiscente da piu di 2 anni Uno dei tanti problemi che periodicamente si sono presentati negli ultimi due anni: dal problema degli impianti non a norma alla necessità di rimuovere la copertura esterna, rivelatasi essere in fibra di amianto affogata nel cemento, con il conseguente problema della presenza di muffa. Infine, nel mese di giugno di quest’anno, l’esplosione dell’emergenza legionellosi, che ha costretto gli studenti ad un trasferimento proprio durante la sessione di esami.

A fronte di una situazione di questo tipo, agli studenti non possono bastare “le promesse fatte in campagna elettorale”. Così come non ci può bastare la promessa della costruzione del campus universitario: i posti che in teoria dovrebbero essere destinati saranno 1219. Un numero irrisorio rispetto ai 17.000 studenti fuori sede presenti a Cagliari.

No, cara Ersu, non ci si può permettere di fare loschi affari con i privati di Cagliari, per poi farli ricadere sulle spalle degli studenti. Non è possibile costringere gli studenti a scegliere tra delle soluzioni che in un modo o nell’altro influenzeranno i loro tempi di vita e di studio, e che allungheranno ulteriormente la loro carriera universitaria. Sono troppi gli studenti che devono ricorrere a lavori precari e malpagati, affitti da 250 €, e con contratto irregolare nel 92% dei casi.

No, cara Ersu, non vogliamo la casa di Via Roma in mano a palazzinari e speculatori, la rivogliamo messa a nuovo e pronta ad accogliere tutti gli studenti che ne hanno il diritto.

13 SETTEMBRE DENTRO LA BASE DI CAPOFRASCA

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Ieri diverse migliaia di persone si sono riunite fuori dalla base di Capo Frasca per chiedere il termine delle esercitazioni in Sardegna, la chiusura delle basi militari e la bonifica immediata di tutti quei territori che da 60 anni subiscono il peso della ricerca bellica.
Non spetta a noi dare ulteriore spazio a coloro che ieri hanno parlato dal palco, alle “personalità influenti” della politica sarda che hanno occupato oggi carta stampata, telegiornali e documenti audio e video sul web.
Ci interessa sottolineare, invece, la rabbia genuina e spontanea che migliaia di persone hanno dimostrato a qualche centinaio di metri dal comizio e contiguamente al perimetro del poligono. Un presidio eterogeneo e conflittuale che ha tenuto sotto pressione per ore la forza pubblica dedita alla difesa del campo della base nato. 
La distanza tra questi due momenti principali del 13 settembre è scandita dalla lontananza della classe politica dalle esigenze reali dei cittadini ma soprattutto nell’incapacità di tradurre esse in pratica politica quotidiana.
A conquistare centimetro su centimetro sui campi incolti di fronte al filo spinato della base erano persone di qualsiasi età e provenienza, non sicuramente lo spauracchio dei “facinorosi” utilizzato da qualche giornale per delegittimare quel momento di lotta. Queste persone con coraggio hanno scelto con l’azione di ieri di no delegare la lotta e di palesare le enormi contraddizioni dell’occupazione militare in Sardegna.
10690332_692500247504082_7247569395402399183_nAl grido di “ci sfruttano, bombardano, muoriam di leucemia”, vi è la presa di coscienza di non voler più barattare la salute e la propria terra con i campi di addestramento alla morte, per qualche fantomatico posto di lavoro; tanti poi coloro che hanno intonato cori contro la politica imperialista della Nato e i continui massacri dell’esercito israeliano in Palestina.
Da qui dobbiamo partire, da una composizione eterogenea, che con diversi mezzi e possibilità ha voluto dire la sua il 13 settembre, che applaudiva al cadere delle reti, che cantava colma di gioia una volta entrati nell’area militare proibita.
Non possiamo permetterci scatti in avanti, personalismi o delegare a qualcuno questa lotta che parte nel migliore dei modi, con un popolo che legittimamente prende parola e si schiera contro la vergogna delle servitù militari in Sardegna.
Pensiamo che quella di ieri sia stata una giornata STORICA in cui un popolo si è fatto protagonista di una presa di posizione importante, pensiamo inoltre che sia stata un’occasione mancata per tutti coloro che sono abituati a mettere il cappello in questo genere di situazioni.
Attenti la lotta non si cavalca, ma la lotta cavalcherà voi.
Ne approfittiamo per ringraziare tutte le realtà presenti il 31 agosto che hanno deciso di condividere la grande giornata di ieri prima fuori poi dentro le reti della base militare di CAPO FRASCA.

A FORA SA NATO DE SA SARDIGNA!

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