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Il lancio del presidio di domani per la restituzione delle raccomandate ERSU dalle frequenze di Radio Blackout

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Di seguito il testo della lettera redatta da alcuni studenti e studentesse che hanno ricevuto la raccomandata che intimava la possibile restituzione della borsa di studio:

Caro E.R.S.U.

Convinti che l’istituzione a cui ci rivolgiamo sia un’istituzione per la tutela e la garanzia per il diritto allo studio, ovvero un’istituzione che dovrebbe garantire la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona, per dare attuazione, quindi, a quell’eguaglianza sostanziale fra cittadini abbienti e meno abbienti, ci chiediamo quale sia il significato delle più di trecento raccomandate che avete inviato in conseguenza del ricorso al T.A.R. presentato da alcuni studenti per il mancato rispetto del DPCM 2001 e successivi decreti.

Facciamo i seri: nel corso degli ultimi anni ci avete dato prova della vostra distanza dalla condizione studentesca, della costitutiva incapacità di comprendere quali siano gli ostacoli, i problemi e le esigenze dei soggetti sociali che fingete di tutelare. Ma adesso, dopo anni di incuria degli stabili, dopo aver sbattuto fuori trecento studenti dalle Case – proponendo delle soluzioni che si sono rivelate ancor più disastrose che vivere con la legionella, dopo aver quasi dimezzato il numero dei beneficiari, dopo aver aumentato i costi di tutti i servizi e delle tasse che versiamo nelle vostre casse, vi permettete anche di intimidirci con delle raccomandate che, a livello legale, sono totalmente ineffettuali? Non restituiremo nessuna borsa! Quei soldi ci servono per vivere! Al di là del diritto sancito dalla Costituzione, noi guardiamo ai nostri bisogni, alle nostre necessità!

Abbiamo partecipato e vinto un bando per una borsa di studio su cui abbiamo pianificato il nostro immediato futuro, su cui abbiamo investito un anno di studi, anticipando il versamento di caparre e mensilità d’affitto, pagando bollette, comprando i testi universitari, spendendo insomma i nostri soldi per tutto ciò che voi – evidentemente – non potete o non volete capire. Be’, il patto va rispettato. Abbiamo creduto in un altro anno di studio, e non vogliamo smettere di crederci.

Vi riportiamo tutte le raccomandate, non sappiamo proprio che farcene.