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13 SETTEMBRE DENTRO LA BASE DI CAPOFRASCA

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Ieri diverse migliaia di persone si sono riunite fuori dalla base di Capo Frasca per chiedere il termine delle esercitazioni in Sardegna, la chiusura delle basi militari e la bonifica immediata di tutti quei territori che da 60 anni subiscono il peso della ricerca bellica.
Non spetta a noi dare ulteriore spazio a coloro che ieri hanno parlato dal palco, alle “personalità influenti” della politica sarda che hanno occupato oggi carta stampata, telegiornali e documenti audio e video sul web.
Ci interessa sottolineare, invece, la rabbia genuina e spontanea che migliaia di persone hanno dimostrato a qualche centinaio di metri dal comizio e contiguamente al perimetro del poligono. Un presidio eterogeneo e conflittuale che ha tenuto sotto pressione per ore la forza pubblica dedita alla difesa del campo della base nato. 
La distanza tra questi due momenti principali del 13 settembre è scandita dalla lontananza della classe politica dalle esigenze reali dei cittadini ma soprattutto nell’incapacità di tradurre esse in pratica politica quotidiana.
A conquistare centimetro su centimetro sui campi incolti di fronte al filo spinato della base erano persone di qualsiasi età e provenienza, non sicuramente lo spauracchio dei “facinorosi” utilizzato da qualche giornale per delegittimare quel momento di lotta. Queste persone con coraggio hanno scelto con l’azione di ieri di no delegare la lotta e di palesare le enormi contraddizioni dell’occupazione militare in Sardegna.
10690332_692500247504082_7247569395402399183_nAl grido di “ci sfruttano, bombardano, muoriam di leucemia”, vi è la presa di coscienza di non voler più barattare la salute e la propria terra con i campi di addestramento alla morte, per qualche fantomatico posto di lavoro; tanti poi coloro che hanno intonato cori contro la politica imperialista della Nato e i continui massacri dell’esercito israeliano in Palestina.
Da qui dobbiamo partire, da una composizione eterogenea, che con diversi mezzi e possibilità ha voluto dire la sua il 13 settembre, che applaudiva al cadere delle reti, che cantava colma di gioia una volta entrati nell’area militare proibita.
Non possiamo permetterci scatti in avanti, personalismi o delegare a qualcuno questa lotta che parte nel migliore dei modi, con un popolo che legittimamente prende parola e si schiera contro la vergogna delle servitù militari in Sardegna.
Pensiamo che quella di ieri sia stata una giornata STORICA in cui un popolo si è fatto protagonista di una presa di posizione importante, pensiamo inoltre che sia stata un’occasione mancata per tutti coloro che sono abituati a mettere il cappello in questo genere di situazioni.
Attenti la lotta non si cavalca, ma la lotta cavalcherà voi.
Ne approfittiamo per ringraziare tutte le realtà presenti il 31 agosto che hanno deciso di condividere la grande giornata di ieri prima fuori poi dentro le reti della base militare di CAPO FRASCA.

A FORA SA NATO DE SA SARDIGNA!

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