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Sindaco e Abbanoa attaccano le scuole occupate. Ma gli abitanti rispondono: LA CASA NON SI TOCCA!

a282952b7eba47cbc3f37bdbe206484ff1dc8ff880c68d3e81ca4c84Anche a Cagliari, come in tante altre città, l’incapacità delle istituzioni di rispondere alla domanda abitativa provoca una situazione emergenziale. Capita così che alcune famiglie, che aspettano da anni una casa popolare, siano spinte ad occupare alcuni edifici scolastici inutilizzati di proprietà del comune: l’ex scuola Mereu, quella di via Zucca a Pirri e di Via Flumentepido a San Michele.

Al loro interno, tra gli altri, vivono circa venti bambini, diversi anziani, una ragazza incinta e due disabili. Dopo anni di sacrifici, dopo essersi impegnati per adattare quegli spazi (altrimenti inutilizzati) alle proprie esigenze, per alcuni di loro è arrivata l’ennesima mazzata: Abbanoa – l’azienda che si occupa del servizio idrico nel territorio sardo – eseguendo direttive del Comune, ha provveduto allo slaccio coatto dell’utenza. Gli edifici interessati dall’ordinanza sono la scuola “Mereu” e quella di via Flumentepido. Lo stesso provvedimento è stato minacciato da Abbanoa per quanto riguarda gli abitanti della scuola di Via Zucca, qualora decidessero di resistere a quello che di fatto è un tentativo di mandarli via.

Sono questi i primi effetti dell’applicazione del “Piano Casa” del governo Renzi, che all’articolo 5 recita:

“Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non puo’ chiedere la residenza ne’ l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.”

Il provvedimento trova numerosi zelanti esecutori sul piano locale: tra i primi in Italia, l’amministrazione comunale cagliaritana, insieme ad Abbanoa. Per questo, lunedì mattina abbiamo partecipato al sit-in indetto sotto gli uffici comunali dalle famiglie occupanti. L’invito rivolto al sindaco Zedda di sedersi ad un tavolo per trovare insieme una soluzione, regolarizzando i contratti per le utenze dell’acqua precedentemente a carico dell’amministrazione comunale, è stato rifiutato adducendo come scusa la celebrazione di un matrimonio. Come se ciò non bastasse, in seguito alla notizia, la Digos ha mostrato tutto il suo nervosismo di fronte ad una situazione potenzialmente conflittuale, minacciando di denunciare occupanti e solidali.

Lasciando da parte le promesse troppo spesso pronunciate, non sembra esserci da parte dell’amministrazione (quella della città dalle 5000 case sfitte) nessuna intenzione di instaurare un dialogo con chi è vittima delle proprie inefficienze. Ma solo quella di eseguire, chinando il capo e lasciando alla propria sorte gli occupanti, le direttive nazionali (auspicando magari che i soliti palazzinari regalino nuovi sogni sulla costruzione di ghetti al solo vantaggio delle proprie tasche).

Siamo al fianco degli occupanti in questa giusta lotta per un diritto fondamentale quale è quello per la casa. Un diritto negato e calpestato da chi dovrebbe garantirlo. Per questo, di fronte ad un’emergenza sempre più pressante incontriamoci ed auto-organizziamoci per riprenderci ciò che è nostro. 

 

Verso l’assemblea del 6 Marzo: RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

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Stamattina, come Assemblea contro il taglio degli appelli, abbiamo bloccato per mezz’ora l’inizio delle lezioni nel Corpo Centrale del Magistero. Non siamo disposti ad accettare passivamente il taglio votato dai docenti in Consiglio di Facoltà e la loro volontà di ignorare le nostre ragioni, espressa disertando l’incontro fissato due mesi prima per il 26 febbraio, adducendo come scusa la mancanza di preavviso. Dopo mezz’ora, abbiamo deciso di partire in corteo attraversando le biblioteche e le aule degli altri edifici. Le reazioni sono state varie. Prof. Mascia, ad esempio, si è mostrato contento e desideroso di partecipare all’assemblea del 6 marzo. “Ci sono tante contraddizioni – ha detto – nello stesso corpo docente. Tra coloro che si devono adeguare alle decisioni, e pochi altri che le impongono”. Radicalmente opposta è stata la reazione di Prof. Nuvoli. Non che ci si potesse aspettare niente di diverso da uno dei massimi rappresentanti di Comunione e Liberazione.Nuovo appuntamento…

Mercoledì 5 Marzo – ore 13
Giardino Antistante Mensa Via Trentino
https://www.facebook.com/events/592192447542256/

Viviamo un momento di socialità in uno spazio ormai dimenticato da chi dovrebbe provvedere al Diritto allo Studio, per discutere e organizzarci in vista dell’assemblea studenti/docenti del 6 marzo.

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

Report di un’assemblea senza docenti

Che dire dell’assemblea di oggi? Tutti noi che aspettavamo i docenti, i responsabili del taglio agli appelli, non abbiamo trovato che Prof. Paulis e Prof. Virdis. Sostenevano l’impossibilità per i colleghi di avvicinarsi all’assemblea in mancanza di preavviso. Due mesi d’anticipo, concordare l’appuntamento con il Preside come hanno fatto i ragazzi dell’Assemblea contro il taglio degli appelli evidentemente, per loro, non basta.

E’ evidente come non ci sia nessun interesse da parte loro a confrontarsi con gli studenti, uscire dai propri uffici per vedere come le loro decisioni si ripercuotano sulla nostra pelle, alle prese con borse di studio e servizi insufficienti, lavori sottopagati.

Non molliamo. Se loro non sono disposti ad ascoltarci saremo noi, molto presto, a farci vedere.L’obiettivo è uno solo: 11 appelli! Non siamo disposti a cedere di un millimetro.

 

Assemblea Venerdì 28 Febbraio – ore 11 Atrio Corpo Centrale

 

Sono invitati anche i docenti. Certo, vista la giornata odierna, non ci aspettiamo molto da chi è parte del problema. Certo è che se dovessero decidere di non presentarsi, sarà chiaro come da parte loro non ci sia alcuna disponibilità al confronto. E non ci sarà neanche da parte nostra!

 

#RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

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Nuovo Anno Accademico: NULLA DA FESTEGGIARE!

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Oggi 13 Gennaio 2014 il Magnifico Rettore ha inaugurato il nuovo anno accademico. Un nuovo anno all’insegna dei tagli presentati come razionalizzazione del sistema. Lo abbiamo ricordato ai professori e alle autorità ammesse ad assistere alla cerimonia, insieme ai lavoratori dei servizi di pulizie, portierato e servizi esecutivi. L’attacco nei loro confronti è un attacco a tutti noi. Per tutti noi però, a differenza di professori imbellettati e complici sindacati studenteschi, non c’era posto. Alle cerimonie così come dentro l’Università, sempre più un luogo per pochi. Il “buon risultato” – per usare le parole del Rettore Melis, fresco di nomina a rappresentante CRUI alla Conferenza Universitaria Nazionale (CUN) – conseguito con la previsione di bilancio per il nuovo anno accademico è un ulteriore attacco alle condizioni di lavoratori e studenti, alle prese con una didattica scadente e lavori sottopagati. Quali sono, però gli effetti di questo “buon risultato” , riportato anche grazie all’esternalizzazione dei fondamentali servizi di pulizia, portierato e multiservice?

– taglio del 20 % delle ore lavorative per coloro che si occupano delle pulizie, nonostante questi vengano contemporaneamente utilizzati come forza lavoro per l’adempimento di altre funzioni;

– deroga al Contratto Nazionale imposta da una delle ditte appaltatrici, che continua a fare riferimento ad un contratto non sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, che aspettando arrivi la Grazia stanno a guardare; libera di fare ciò che ha voluto, l’azienda dopo aver ridotto l’orario di lavoro al personale, dichiarato “in esubero”, ha provveduto nuove assunzioni alla faccia degli altri dipendenti.

Come non spendere una parola il consueto massiccio impiego di forze di polizia a protezione del palazzo e le autorità che, al suo interno, si godevano la cerimonia alla faccia nostra e dei lavoratori.

Nuovo anno accademico: nulla da festeggiare.

22 Novembre: Non un passo indietro

22 novembre

Non un passo indietro. E’ questa l’indicazione che esce dalla giornata di mobilitazione indetta dagli studenti del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu, alla quale abbiamo risposto con grande entusiasmo. Una giornata che aveva un obiettivo: l’assedio alla Regione, come parte di un sistema di potere che ha come unica risposta alla crisi quella delle politiche di austerità, i cui effetti subiamo nella vita di tutti i giorni. Dal caro libri, al caro trasporti, alla carenza di fondi per il diritto allo studio (vedi aumento al 50 % degli idonei non beneficiari), allo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie (vedi Casa dello studente di Via Roma). Politiche che affamano i territori lasciati alla mercé di palazzinari, responsabili delle morti e della devastazione seguita all’alluvione cui abbiamo assistito nei giorni scorsi.

Il rifiuto e la rabbia di fronte a queste politiche è stato l’elemento unificante le mille persone che ieri sono scese in piazza, decise a chiedere conto ai responsabili. Di fronte a noi che in un migliaio siamo giunti davanti alla sede del Consiglio regionale di Via Roma, niente di diverso da quello che ci aspettavamo: un cordone di polizia. E’ questa l’unica risposta che arriva dall’alto. Polizia che non ha esitato a riversare la propria rabbia sugli studenti, dando vita ad una vera e propria caccia all’uomo, il cui bilancio è quello di quattro feriti.

Tra questi Emanuele, allontanatosi dal corteo perché non in buono stato di salute, è stato picchiato selvaggiamente dalle forze dell’ordine quando ormai si trovava già a loro disposizione. Conseguenza di ciò è stata una denuncia a piede libero per manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.  A lui, appena dimesso dall’ ospedale, va il nostro pensiero e un forte abbraccio. A lui come, sul versante opposto, a tutti coloro che si sono resi responsabili di questa violenza, dai mandanti politici agli esecutori materiali, va la nostra promessa che non ci fermeremo qua.

Un’altra strada è possibile rispetto a quella che ci viene offerta dalle istituzioni: quella dell’ autorganizzazione e della cooperazione. Un percorso da costruire sottraendo giorno dopo giorno, centimetro per centimetro spazio alla controparte nei territori che attraversiamo durante la nostra vita. Attraverso la costruzione di momenti di socialità, ma anche di scontro con la controparte, individuata nella classe dirigente a livello locale e nazionale.