22 Novembre: Non un passo indietro

22 novembre

Non un passo indietro. E’ questa l’indicazione che esce dalla giornata di mobilitazione indetta dagli studenti del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu, alla quale abbiamo risposto con grande entusiasmo. Una giornata che aveva un obiettivo: l’assedio alla Regione, come parte di un sistema di potere che ha come unica risposta alla crisi quella delle politiche di austerità, i cui effetti subiamo nella vita di tutti i giorni. Dal caro libri, al caro trasporti, alla carenza di fondi per il diritto allo studio (vedi aumento al 50 % degli idonei non beneficiari), allo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie (vedi Casa dello studente di Via Roma). Politiche che affamano i territori lasciati alla mercé di palazzinari, responsabili delle morti e della devastazione seguita all’alluvione cui abbiamo assistito nei giorni scorsi.

Il rifiuto e la rabbia di fronte a queste politiche è stato l’elemento unificante le mille persone che ieri sono scese in piazza, decise a chiedere conto ai responsabili. Di fronte a noi che in un migliaio siamo giunti davanti alla sede del Consiglio regionale di Via Roma, niente di diverso da quello che ci aspettavamo: un cordone di polizia. E’ questa l’unica risposta che arriva dall’alto. Polizia che non ha esitato a riversare la propria rabbia sugli studenti, dando vita ad una vera e propria caccia all’uomo, il cui bilancio è quello di quattro feriti.

Tra questi Emanuele, allontanatosi dal corteo perché non in buono stato di salute, è stato picchiato selvaggiamente dalle forze dell’ordine quando ormai si trovava già a loro disposizione. Conseguenza di ciò è stata una denuncia a piede libero per manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.  A lui, appena dimesso dall’ ospedale, va il nostro pensiero e un forte abbraccio. A lui come, sul versante opposto, a tutti coloro che si sono resi responsabili di questa violenza, dai mandanti politici agli esecutori materiali, va la nostra promessa che non ci fermeremo qua.

Un’altra strada è possibile rispetto a quella che ci viene offerta dalle istituzioni: quella dell’ autorganizzazione e della cooperazione. Un percorso da costruire sottraendo giorno dopo giorno, centimetro per centimetro spazio alla controparte nei territori che attraversiamo durante la nostra vita. Attraverso la costruzione di momenti di socialità, ma anche di scontro con la controparte, individuata nella classe dirigente a livello locale e nazionale.

20-22 NOVEMBRE: SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

 

SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

Rispetto all’ anno scorso i fondi destinati alle borse di studio sono diminuiti di 1,2 milioni di euro.

Gli effetti di questi tagli si possono vedere nelle graduatorie pubblicate il primo ottobre, dove su 5.244 domande solo 2.642 degli aventi diritto sono beneficiari di quelle borse: ciò vuol dire che 2.582 studenti che hanno bisogno e diritto a quei soldi (tra i 1.440€ e i 3.254 €) non vedranno nemmeno un centesimo.

I tagli alle borse di studio, che aumentano di anno in anno gli idonei non beneficiari, sono solo una parte degli ostacoli presenti nella nostra università,  insieme ai tagli agli appelli e ad un’edilizia scadente delle case dello studente, che porta spesso e volentieri ad una loro chiusura improvvisa.

Ovviamente tutto ciò non aiuta in nessun modo la carriera universitaria di uno studente, arrivando a creare situazioni paradossali, in cui, come possiamo leggere da un’intervista concessa dalla Noli all’Unione Sarda il 5 novembre 2013,  parrebbe che dobbiamo attendere l’arrivo di imprenditori sardi dal Belgio per vederci finanziate le borse di studio, arrivando addirittura a lodare tale intervento, non considerando le gravi responsabilità della Regione Sardegna in tutto ciò. In questa situazione l’università non è vista come un luogo di formazione e di cultura ma come una giungla mangia-soldi, dove chi prima esce ha vinto , costringendo le persone a non soffermarsi troppo quando si sbatte il muso davanti a evidenti calpestamenti di diritti. Questo clima costringe gli studenti a fare spesso spallucce di fronte a tutto ciò, sperando in un deus ex machina che convinca i docenti a non tagliare gli appelli, che faccia in modo che sia in primis la Regione a finanziare gli studenti e che magari ristrutturi anche la casa dello studente di via Roma e renda vivibile quella di via Montesanto.

Quello che bisogna fare è scendere in piazza con metodi alternativi, organizzarci e prenderci ciò che ci spetta di diritto senza aspettare nessuno, rappresentanti o deus ex machina che sia e per farlo bisogna incontrarsi. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a organizzare un sit in sotto la casa dello studente il 20 novembre in via Roma, per capire cosa sta succedendo là dentro e cercare il modo di riprenderci uno spazio che già da un anno ci è stato promesso, senza mai arrivare a fatti o risoluzioni concrete.

Ma non sarà l’unica iniziativa di piazza: il 22 novembre ci sarà una sollevazione studentesca regionale che percorrerà tutta Cagliari, con gli studenti provenienti da tutta la Sardegna, con i quali ci uniremo per dire no a questa trasformazione dell’università e per iniziare un percorso che ne faccia un vero e proprio luogo di formazione e cultura!

Reclaim Via Roma: la Casa che non c’è

«Un anno», dicevano. «Pazientate».

Sono le uniche dichiarazioni ufficiali dell’Ersu risalenti a settembre 2012 alle quali poi è susseguito un nulla di fatto.
Infatti, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.
E non si sa minimamente quando e se inizieranno!

Ma la chiusura della casa dello studente di via Roma non è altro che uno dei tanti errori che l’ERSU e la Regione Sardegna hanno fatto a spese degli studenti. L’aumento del 50% degli idonei non beneficiari rispetto allo scorso anno, la diminuzione del finanziamento regionale destinato al diritto allo studio, la continua mancanza dei posti alloggio, le pessime condizioni in cui gli studenti sono costretti a vivere rappresentano un attacco alla condizione studentesca.

Per i 18 mila studenti fuorisede che frequentano l’ Ateneo cagliaritano oltre al danno si aggiunge anche la beffa: infatti non solo si vedono tagliati quei fondi necessari, ma si vedono anche costretti ad aggiungere alla voce delle spese quella dell’ affitto. Si stima che un affitto medio per una stanza singola sia di 215 euro, mentre addirittura il 92% degli studenti ha un contratto irregolare che va ad ingrassare sole le tasche di chi pretende affitti altissimi.

E’ ora che ERSU e Regione Sardegna si prendano le proprie responsabilità

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI!

SIT-IN
MERCOLEDì 11 DICEMBRE – ore 17
CASA DELLO STUDENTE – VIA ROMA

Foto sit in via Roma

 

NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO! PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Ti ricordi quel giorno in cui sei stato/a sfrattato/a dalla Casa dello Studente di Via Roma? L’Ersu ritornava, dopo anni e anni di assenza. Si è accorto delle condizioni disastrose cui la sua assenza aveva ridotto lo stabile. «Un anno», dicevano. «Pazientate». A più di un anno di distanza la Casa, nonostante le promesse, è ancora chiusa. Senza che dagli uffici di Via Sassari venga spesa una parola.

Le uniche dichiarazioni ufficiali dell’ ERSU risalgono a settembre 2012 nelle quali si affermava che la casa sarebbe stata riaperta nell’ ottobre 2013. In realtà, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.

E NON SI SA MINIMAMENTE SE E QUANDO INIZIERANNO!

Vogliamo sottolineare il fatto che la chiusura di via Roma non è altro che uno dei tanti errori fatti a discapito degli studenti.

Diciamo basta

• All’ aumento degli idonei non beneficiari

• Alla diminuzione dei fondi destinati al diritto allo studio

• Alla mancanza dei posti alloggio

• Agli affitti in nero

Vogliamo parlarne, discuterne, organizzarci e programmare come riprenderci ciò che ci spetta. Lo facciamo il 18 novembre attraverso un pranzo sociale in facoltà, momento di reale socialità e spazio di discussione.

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI

NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI

* Cibo a offerta libera
* Birra a prezzi popolari

EVENTO FB: NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO-PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Foto pranzo sociale

 

Riprendiamoci gli appelli! Verso l’assemblea con i docenti

Foto assemblea taglio agli appelli Si è tenuta martedì sulle scalette del Magistero l’assemblea degli studenti della neonata Facoltà degli Studi Umanistici contro la decisione da parte del Consiglio di Facoltà di tagliare il numero degli appelli a partire da quest’anno accademico. Ricordiamo ancora una volta in cosa consiste questa scelta:

–  Per gli studenti fuori corso gli appelli passano da 11 a 8, con la cancellazione degli appelli di marzo, aprile e novembre;

–  Per gli studenti in corso c’è stata la diminuzione da 7 a 6, con la cancellazione degli appelli di marzo e ottobre e l’aggiunta dell’appello di maggio;

Un nuovo ostacolo al completamento del nostro percorso formativo. A danneggiare ulteriormente la nostra situazione di studenti universitari alle prese con servizi sempre più scadenti, con tasse sempre più elevate, o con i tagli alle risorse per il diritto allo studio (in un Ateneo come quello cagliaritano dove il 50% degli aventi diritto alla borsa di studio risulta essereidoneo non beneficiario http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/10/04/idonei-non-beneficiari-no-grazie/). Questi sono i frutti dei tagli al welfare voluti di anno in anno dalla Regione Sardegna e delle scelte politiche del suo ente strumentale, l’Ersu Cagliari. Di fronte ai quali molti di noi sono costretti ad accettare lavori demotivanti e sottopagati (spesso senza nessuna garanzia in quanto “in nero”) o, è questo il caso di coloro che non abitano a Cagliari, ad accettare una vita da pendolare alle prese con il caro trasporti e tutti i disservizi made in Trenitalia (http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/09/28/storie-di-vita-pendolare/).

E, senza andare sullo specifico, anche i circa quaranta presenti hanno voluto porre l’accento sulle conseguenze a cui andranno incontro a causa di questo drastico taglio. Importante, inoltre, la presenza di alcuni studenti di altre facoltà, come ad esempio Economia, che hanno spiegato come nella loro facoltà il basso numero di appelli (ricordiamo che sono sei nelle facoltà di Economia e Scienze Politiche) è ormai una regola fissa già da alcuni anni.

Questo ci consente di evidenziare come il taglio non sia una “follia” dei docenti di Lettere, Lingue e Scienze della Formazione , dunque. Piuttosto una decisione a freddo, un ulteriore tassello della ristrutturazione del sistema universitario degli ultimi anni. In particolare, è uno degli effetti dell’introduzione del nuovo sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento) imposto dalla Legge Gelmini del 2010 e definito dai decreti attuativi D. Lgs 19/2012 e D. Lgs. 47/2013. In breve, esso consiste in un regime di controllo e valutazione della “qualità” della didattica e della ricerca da parte di una commissione interna e di una esterna, composta dai commissari dell’ANVUR, al quale saranno soggetti i corsi di laurea per poter ricevere i fondi necessari (anche nella più ottimistica delle ipotesi drasticamente ridotti) alla sopravvivenza ed essere attivati per il successivo anno accademico. Il risultato è presto detto: soppressione di interi corsi e, con il blocco del turnover, l’introduzione generalizzata del numero chiuso.

Per sintetizzare in due frasi il messaggio che è uscito forte e chiaro dall’assemblea:

NON SIAMO DISPOSTI AD ACCETTARE QUESTA DECISIONE!!! RIVOGLIAMO TUTTI GLI UNDICI APPELLI!!!

E proprio questo è ciò che tutti noi come studenti universitari andremo a dire ai responsabili di questa scelta, i docenti membri del Cdf alla prossima riunione del Consiglio, verso un incontro studenti-docenti che ridiscuta e si chiarisca che il taglio degli appelli è una proposta che dev’essere bocciata in toto.

DIFFONDIAMO, INCONTRIAMOCI, ORGANIZZIAMOCI!

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!