Nell’Università-Azienda i fuoricorso non sono graditi

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Questo autunno di mobilitazione ha visto gli studenti cagliaritani come anche gli studenti di altre città in Italia mobilitarsi contro il nuovo ISEE. Questo nuovo parametro per il reddito ha tagliato fuori dalle graduatorie di borsa di studio 1000 studenti solo nell’Ateneo Cagliaritano. Come al solito il dialogo con le istituzioni si è risolto in un monologo di promesse e rifiuti a costruire un incontro, se non per qualche buffonata organizzata dall’ERSU durante la quale gli studenti hanno avuto 5 minuti per fare interventi a margine di un comizio ridicolo. Nonostante questo la vertenza singola si era risolta positivamente perché l’ERSU, in seguito alla mobilitazione studentesca ha aperto un bando di 903.000€ destinato a coprire le tasse e le spese per il pasto mensa degli ormai famosi esodati del nuovo ISEE.

Ora, subito dopo le vacanze natalizie, eravamo pronti per festeggiare almeno l’innalzamento della soglia ISEE per il bando ERSU, del contributo fitto casa, che l’anno scorso escluse dalle graduatorie più di 2000 studenti rispetto all’anno precedente. Quest’anno il limite massimo dell’ISEE per accedere al bando effettivamente è cresciuto, sicuramente grazie alla protesta degli studenti durante la mobilitazione contro il nuovo ISEE. Purtroppo, complice il fatto di una sindacalizzazione del movimento e di una mancata messa in discussione della svendita dell’Università, ci troviamo davanti al solito trucchetto dell’ERSU. Leggendo il bando si nota come la soglia massima di ISEE per accedere al bando è cresciuta quasi del 17% passando da 30.000€ a 35.000€ nonostante il fondo per il contributo del fitto casa sia stato tagliato dalla regione di 250.000€. Dove sta il trucco? Il trucco è semplice ed è uno di quelli a cui l’ERSU ci ha abituato da anni, si chiama camuffa la cifra, è come acchiappa la talpa ma si gioca con il reddito di noi studenti.

Infatti il bando per il contributo fitto casa per l’anno 2015/2016 innalza in maniera sostanziale il numero di crediti formativi da conseguire, mediamente di 20 CFU in più ad anno, una strategia vergognosa che le istituzioni portano avanti da anni “la coperta corta del welfare studentesco”, cosicché per non lasciarci scoperti i piedi ci hanno lascito scoperto il culo. Tutto questo ad un mese dalla scadenza del bando, cambiando i termini in corsa, per cui chissà quanti studenti che avrebbero avuto diritto e che, sapendo di poter contare sul contributo dell’ente, hanno pagato le tasse, si troveranno fregati.

Ma da questo passaggio di innalzamento delle soglie del reddito per l’accesso ai contributi e di inasprimento della soglia entro la quale si è giudicati meritevoli, si evince anche quale sia la linea seguita dalle Istituzioni competenti in materia di garanzia economica di chi vuol studiare e si trova nelle fasce meno ricche della società. Il criterio cardine è e sarà sempre più il merito. Il merito: strumento osannato da tutti come criterio di giustizia ed equità universale, che non guarda alle condizioni ed alla difficoltà di accesso agli strumenti indispensabili allo studio, bensì alla produttività dello studente in un sistema in via di totale mercificazione, dove il merito diventa uno strumento di concorrenza tra studenti per accaparrarsi le briciole di quello che era il welfare studentesco, di sicuro un sistema ingiusto e problematico ma pur sempre uno strumento di garanzia.

Rimane un lato oscuro del finanziamento per il bando fitto casa da analizzare, infatti se i CFU richiesti per rientrare nel bando aumentano mediamente di 20 CFU l’anno non aumentano in maniera uniforme, bensì aumentano in maniera progressiva i CFU richiesti all’aumentare degli anni in corso, lasciando invariato il secondo anno di studi riportiamo qui sotto le tabelle a confronto.

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Nei corsi di laurea triennali al secondo anno i crediti richiesti rimangono invariati, mentre al terzo anno aumentano di 15 CFU rispetto al bando dell’anno precedente e al primo anno fuoricorso salgono di 20 CFU rispetto al bando dell’anno precedente.

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Simile è il sistema per i corsi di laurea magistrale biennale, infatti se per il secondo anno non cambiano i CFU richiesti rispetto all’anno precedente e al primo anno fuori corso salgono di venti rispetto al bando dell’anno precedente.

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Il meccanismo è simile anche nei corsi di laurea a ciclo unico, anche se sicuramente più incisivo. Infatti se al secondo anno, come per gli altri corsi di laurea, il numero di CFU per entrare nel bando rimane invariato si parte da un incremento di 15 CFU al secondo per arrivare progressivamente sino a 35 CFU in più al primo anno fuori corso.

Questo quadro delinea chiaramente che i fuoricorso non sono graditi, sono un peso in un Ateneo-Azienda che deve avere chiari parametri di produttività: sfornare più laureati possibili nel minor tempo possibile, avere più iscritti ma a patto che questi si laureino in fretta. D’altronde, come ha già dichiarato il ministro Poletti qualche mese fa, “meglio un 97 oggi che un 110 domani”. Allora possiamo con chiarezza affermare che questo è frutto di scelte economiche e politiche che mirano alla mercificazione e all’assorbimento dell’intero sistema da parte dei privati, perché possa essere controllato, valutato numericamente e scambiato economicamente. Il punto è chiaro: l’Università deve produrre secondo i ritmi entro i quali i privati possano finanziarla e possibilmente, a breve, anche solo quello che interessa ai privati.