Considerazioni sul nuovo abbonamento studenti CTM

ctmDal panorama universitario arriva una notizia fresca di poche settimane: in seguito a una vertenza aperta da tempo tra associazioni universitarie (Unica 2.0 in primis) e CTM, l’azienda che si occupa di trasporti nell’area vasta cagliaritana, è stato apportato un cambiamento rispetto al costo dell abbonamento studenti.
Dai 180 euro per 10 mesi, 140 per chi non rientrava nella soglia ISEE di 25.000 euro (esclusi luglio e agosto) è passato a 175 euro per 12 mesi. Vista così sembrerebbe una vittoria: infatti facendo dei semplici calcoli matematici risulta che chi prima pagava 180 ora risparmia circa 65 euro (l’abbonamento mensile costava 30 euro al mese sopra soglia ISEE), chi invece pagava 140 piu 21 per ogni mese fuori abbonamento risparmia invece 6 euro.
Dove sta quindi il problema? Due sono le criticità principali di questa misura:

  1. Vengono abolite totalmente le fasce ISEE, introducendo per la prima volta un abbonamento di costo unico per tutti. Questo rischia di pesare notevolmente sulle fasce più basse della popolazione studentesca, mentre chi non risente di particolari problemi economici risulta avvantaggiato.
  2. È l’ennesimo esempio di una contrattazione al ribasso, portata avanti dai sindacati studenteschi insieme a Regione e aziende di trasporti, che anziché mirare ad estendere i diritti e provare a ribassare i costi sociali per i più poveri abolisce il criterio della proporzionalità in base al reddito. Ci chiediamo quanti anni e quanti tavoli ci vorranno per reintrodurre dei criteri equi anche per le fasce più basse della popolazione.

La Regione e il CTM, azienda che ha bilanci tutt’altro che in passivo e che paga lautamente i suoi dirigenti, dovrebbero garantire la mobilità per tutti e tutte specialmente per chi vive forti condizioni di disagio economico.
D’altra parte anche le associazioni universitarie, che si dichiarano “di sinistra”, sembrano, come abbiamo visto tante volte negli ultimi anni, accontentarsi delle briciole e non sembrano più interessati a difendere i diritti di chi vive reali problemi e situazioni di disagio economico.

L’unica soluzione per noi continua ad essere l’auto-organizzazione: incontriamoci, organizziamoci e non deleghiamo le nostre lotte a partiti ed istituzioni; è l unico modo per farsi sentire realmente.

Ma quale primavera?

20160321_181923[1]Ieri, 21 marzo, si è tenuta la primavera dell’università, manifestazione lanciata a livello nazionale dalla conferenza dei rettori. L’intenzione della CRUI “Conferenza dei Rettori delle Università Italiane”, promotrice della manifestazione nazionale, era quella di lanciare un allarme sui pesanti tagli di cui è vittima l’università Italiana.
Infatti, ai forti tagli alla ricerca e al sistema universitario, si aggiunge  il nuovo sistema VQR di valutazione degli atenei, da cui dipende l’assegnazione dei fondi ordinari. Perciò la valutazione avviene con dei sistemi che tendono a favorire gli atenei del nord, già forti e competitivi a discapito di quelli del sud che da anni sono stati abbandonati al loro destino.
Questa situazione viene denunciata da anni da tutti i movimenti sociali, che ogni giorno ribadiscono la contrarietà a queste riforme degradanti per il sistema universitario. Oggi incredibilmente la CRUI e alcuni baroni dell’università, che mai hanno osato esporsi nella vicenda, divengono paladini del diritto allo studio.
Ci dobbiamo ricredere sul loro conto?

Quello che abbiamo davanti è un assurdo contraddittorio, che sa tanto di doppio gioco. Infatti se da un lato i rettori invocano lo sciopero e si rivolgono al governo elemosinando gli spiccioli, nei fatti stigmatizzano e contrastano le proteste degli studenti. I reali obiettivi della CRUI sono molto chiari nelle parole del suo presidente, il rettore Manfredi della Federico II di Napoli che parla di:

  • Necessità di lauree professionalizzanti
  • Aumentare le potenzialità relazionali fra atenei e mondo economico

Nella chiamata generale alla mobilitazione invece si parla di:

  • Aumentare la competitività internazionale
  • Eliminare le norme bizantine che rallentano l’università

Ecco quindi delinearsi l’intenzione dei Baroni: attaccare il sistema, per favorirlo. Un controsenso? Il senso invece esiste, cioè quello di trasformare le università in grosse aziende, in cui i rettori divengono dei super Manager della finanza universitaria. Un mondo in cui la produzione del sapere è sempre subordinata alla produzione economica a favore dei grandi industriali. Quindi smantellare le facoltà umanistiche a favore di quelle scientifiche che producono ricchezza per i soliti noti e magari nuove tecnologie per la prossima guerra in Medio Oriente.

A Cagliari al corteo mattutino erano presenti pochissimi studenti ma una marea di professori, qualcuno che ci crede, qualcun altro visibilmente preoccupato per il posto di lavoro. Il tutto termina nel palazzo del comune, così, quasi sottovoce, i rappresentanti degli studenti parlano alle istituzioni, invece che alla città. Pochi sentono quel che vien detto, molti applaudono senza sapere il motivo, solo una certezza: il sorriso del sindaco e della rettrice che sembrano soddisfatti da una giornata di “pacifica” protesta.

Il tutto è proseguito nel pomeriggio con una conferenza nella prestigiosa aula magna del rettorato. I primi ospiti chiamati ad inervenire sono due docenti che analizzano dettagliatamente la situazione in cui versano le università italiane, specialmente quelle del sud. I presenti, principalmente professori e qualche rappresentante, plaudono alla lagnanza. A seguire un piccolo intervento dell’assessore regionale al bilancio Paci che elogia le politiche regionali sul diritto allo studio, con una dialettica volta a far sembrare gli spiccioli che la regione mette a disposizione per l’università un grande tesoro.

La conferenza, che doveva parlare dei problemi dell’università, si sarebbe dovuta concludere con l’intervento di Alberto Scanu, presidente di Confindustria Sardegna con vari progetti di speculazione energetica all’attivo nella nostra isola, chiamato a parlare del rapporto tra l’Università e i privati.

Viviamo in un sistema universitario in cui la soluzione che viene proposta al definanziamento statale dell’università è sempre quella dell’ingresso di capitali privati negli atenei, con la conseguenza di una limitazione della libertà dell’università come luogo di produzione di conoscenza slegata dal profitto. Noi non ci stiamo, abbiamo tentato di interrompere questa farsa esponendo uno striscione con scritto “No all’Università-Azienda, fuori Confindustria” e chiedendo di intervenire. Il tentativo è stato drasticamente interrotto dalla rettrice e da alcuni docenti che armati di microfono e sicuri del loro posto di lavoro, hanno coperto le voci del dissenso.
La giornata del 21 appare come la morte della protesta e la rinascita della stessa sotto forma di chimera. Infatti in molte città italiane, ad accompagnare le lagnanze sul declino dell’università, c’è stata l’onnipresente Confindustria. Essa ha portato a Cagliari come negli altri posti la solita tiritera sulla necessità di collegare l’università all’impresa. Questi noti criminali della finanza lavorano ogni giorno per distruggere il vero ruolo dell’università: quello di creare sapere critico e far si che esso sia usato per costruire una realtà migliore.

Per questo non possiamo che condannare i rettori, che se veramente pensano ad un’università libera dai vincoli del mercato, dovrebbero portare insieme agli studenti un blocco totale della macchina universitaria. Un blocco che abbia come obiettivo quello di mettere in luce le contraddizioni del sistema ed individuare i veri nemici: il Ministero dell’Istruzione che continua a portare avanti politiche di tagli serrati mentre il governo continua investire miliardi in macchine da guerra, il PD e gli altri partiti che portano avanti politiche di smantellamento dell’università pubblica e Confindustria e tutti gli industriali che tutto vogliano meno che il bene dell’università e del territorio!

PER QUESTO DICIAMO: BASTA DOPPI GIOCHI! BLOCCHIAMO TUTTO!

Nell’Università-Azienda i fuoricorso non sono graditi

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Questo autunno di mobilitazione ha visto gli studenti cagliaritani come anche gli studenti di altre città in Italia mobilitarsi contro il nuovo ISEE. Questo nuovo parametro per il reddito ha tagliato fuori dalle graduatorie di borsa di studio 1000 studenti solo nell’Ateneo Cagliaritano. Come al solito il dialogo con le istituzioni si è risolto in un monologo di promesse e rifiuti a costruire un incontro, se non per qualche buffonata organizzata dall’ERSU durante la quale gli studenti hanno avuto 5 minuti per fare interventi a margine di un comizio ridicolo. Nonostante questo la vertenza singola si era risolta positivamente perché l’ERSU, in seguito alla mobilitazione studentesca ha aperto un bando di 903.000€ destinato a coprire le tasse e le spese per il pasto mensa degli ormai famosi esodati del nuovo ISEE.

Ora, subito dopo le vacanze natalizie, eravamo pronti per festeggiare almeno l’innalzamento della soglia ISEE per il bando ERSU, del contributo fitto casa, che l’anno scorso escluse dalle graduatorie più di 2000 studenti rispetto all’anno precedente. Quest’anno il limite massimo dell’ISEE per accedere al bando effettivamente è cresciuto, sicuramente grazie alla protesta degli studenti durante la mobilitazione contro il nuovo ISEE. Purtroppo, complice il fatto di una sindacalizzazione del movimento e di una mancata messa in discussione della svendita dell’Università, ci troviamo davanti al solito trucchetto dell’ERSU. Leggendo il bando si nota come la soglia massima di ISEE per accedere al bando è cresciuta quasi del 17% passando da 30.000€ a 35.000€ nonostante il fondo per il contributo del fitto casa sia stato tagliato dalla regione di 250.000€. Dove sta il trucco? Il trucco è semplice ed è uno di quelli a cui l’ERSU ci ha abituato da anni, si chiama camuffa la cifra, è come acchiappa la talpa ma si gioca con il reddito di noi studenti.

Infatti il bando per il contributo fitto casa per l’anno 2015/2016 innalza in maniera sostanziale il numero di crediti formativi da conseguire, mediamente di 20 CFU in più ad anno, una strategia vergognosa che le istituzioni portano avanti da anni “la coperta corta del welfare studentesco”, cosicché per non lasciarci scoperti i piedi ci hanno lascito scoperto il culo. Tutto questo ad un mese dalla scadenza del bando, cambiando i termini in corsa, per cui chissà quanti studenti che avrebbero avuto diritto e che, sapendo di poter contare sul contributo dell’ente, hanno pagato le tasse, si troveranno fregati.

Ma da questo passaggio di innalzamento delle soglie del reddito per l’accesso ai contributi e di inasprimento della soglia entro la quale si è giudicati meritevoli, si evince anche quale sia la linea seguita dalle Istituzioni competenti in materia di garanzia economica di chi vuol studiare e si trova nelle fasce meno ricche della società. Il criterio cardine è e sarà sempre più il merito. Il merito: strumento osannato da tutti come criterio di giustizia ed equità universale, che non guarda alle condizioni ed alla difficoltà di accesso agli strumenti indispensabili allo studio, bensì alla produttività dello studente in un sistema in via di totale mercificazione, dove il merito diventa uno strumento di concorrenza tra studenti per accaparrarsi le briciole di quello che era il welfare studentesco, di sicuro un sistema ingiusto e problematico ma pur sempre uno strumento di garanzia.

Rimane un lato oscuro del finanziamento per il bando fitto casa da analizzare, infatti se i CFU richiesti per rientrare nel bando aumentano mediamente di 20 CFU l’anno non aumentano in maniera uniforme, bensì aumentano in maniera progressiva i CFU richiesti all’aumentare degli anni in corso, lasciando invariato il secondo anno di studi riportiamo qui sotto le tabelle a confronto.

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Nei corsi di laurea triennali al secondo anno i crediti richiesti rimangono invariati, mentre al terzo anno aumentano di 15 CFU rispetto al bando dell’anno precedente e al primo anno fuoricorso salgono di 20 CFU rispetto al bando dell’anno precedente.

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Simile è il sistema per i corsi di laurea magistrale biennale, infatti se per il secondo anno non cambiano i CFU richiesti rispetto all’anno precedente e al primo anno fuori corso salgono di venti rispetto al bando dell’anno precedente.

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Il meccanismo è simile anche nei corsi di laurea a ciclo unico, anche se sicuramente più incisivo. Infatti se al secondo anno, come per gli altri corsi di laurea, il numero di CFU per entrare nel bando rimane invariato si parte da un incremento di 15 CFU al secondo per arrivare progressivamente sino a 35 CFU in più al primo anno fuori corso.

Questo quadro delinea chiaramente che i fuoricorso non sono graditi, sono un peso in un Ateneo-Azienda che deve avere chiari parametri di produttività: sfornare più laureati possibili nel minor tempo possibile, avere più iscritti ma a patto che questi si laureino in fretta. D’altronde, come ha già dichiarato il ministro Poletti qualche mese fa, “meglio un 97 oggi che un 110 domani”. Allora possiamo con chiarezza affermare che questo è frutto di scelte economiche e politiche che mirano alla mercificazione e all’assorbimento dell’intero sistema da parte dei privati, perché possa essere controllato, valutato numericamente e scambiato economicamente. Il punto è chiaro: l’Università deve produrre secondo i ritmi entro i quali i privati possano finanziarla e possibilmente, a breve, anche solo quello che interessa ai privati.

 

Studenti occupano l’ERSU contro il nuovo ISEE, pressioni sulla regione per la modifica delle soglie

Stamattina abbiamo simbolicamente occupato l’ERSU per contestare la riforma del nuovo ISEE voluta dal governo Renzi. che rappresenta l’ennesima norma truffaldina utile solo ad attaccare i redditi delle fasce più deboli della popolazione. Successivamente, abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con il presidente Ersu, affinché questi prenda una posizione pubblica sull’argomento e faccia da tramite per portare dinanzi alla Regione Sardegna le nostre rivendicazioni .
Ma in cosa consiste questa legge? Tra le novità che la riforma prevede vi è la modifica dei parametri di “calcolo” dei patrimoni mobiliari presenti in depositi e conti correnti postali e bancari. Questi non vengono più calcolati verificando il saldo attivo il 31 dicembre, ma i movimenti nel corso di tutto l’anno. In questo modo vengono inclusi nel conto anche assegni familiari, borse di studio, assegni sociali, indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità. Di queste somme vengono conteggiati il valore reddituale e in questo modo, chi beneficia di queste prestazioni l’anno successivo rischia di non potervi accedere. Un’altra novità riguarda, inoltre, la valorizzazione del patrimonio immobiliare e una franchigia minore per quello mobiliare.
Insomma, secondo il nuovo calcolo ISEE si diventa magicamente più ricchi senza però aver guadagnato realmente un euro in più rispetto all’anno precedente. In questo modo vengono colpiti, ad esempio, tutti gli studenti a cui si alzeranno le tasse da pagare, i trasporti, la mensa e i criteri ISEE/ISPEE per accedere alle graduatorie per le borse di studio e il posto alloggio nelle case dello studente. Ma non solo, ad essere colpiti saranno anche gli studenti medi e le famiglie che devono pagare la mensa e i libri ai propri figli.
In poche parole, la solita bolla mediatica usata dal governo Renzi per mostrare a tutti di aver iniziato la guerra ai “finti poveri”, ai “furbetti del welfare”. Ed effettivamente, osservando le graduatorie, siamo arrivati addirittura al 100% degli idonei beneficiari. Solo che, come ammesso dalla stesso presidente ERSU, che parla di graduatorie “falsate”, è aumentato il numero degli esclusi, arrivando a toccare il 25% Un’assurdità in piena regola, che con la scusa della razionalizzazione degli sprechi e della carenza di fondi, attacca pesantemente il diritto allo studio inventando falsi ricchi e favorendo la soppressione di diritti e l’impoverimento di tante famiglie truffate da questa riforma. Lo stato con questa nuova truffa legalizzata, allarga la platea di cittadini che non possono accedere ai servizi e continua l’opera di svincolamento dello stesso dai suoi compiti primari. Dopo le privatizzazioni, le esternalizzazioni e la frode come in questo caso, si completa il quadro di smantellamento del welfare dei servizi pubblici portato avanti dai governi destro-sinistri susseguitesi al potere.
Noi non staremo a guardare e continueremo a lottare: pretendiamo che gli enti proposti prendano una posizione chiara in merito e facciano scelte precise e pratiche che contribuiscano a migliorare la situazione di chi si vede oggi ostacolato. Ormai non si tratta più di difendere l’università pubblica, si tratta di avere il diritto e la possibilità di poter proseguire, se non addirittura iniziare, gli studi senza ulteriori ostacoli portati da chi in linea teorica dovrebbe sostenere il diritto allo studio.
CHIEDIAMO:
-reinserimento immediato di tutti gli ex beneficiari esclusi a parità di reddito rispetto allo scorso anno
-eliminazione del calcolo ISPE per la richiesta di benefici
-assegnazione di benefici a tutti gli studenti esclusi a causa del nuovo calcolo ISEE.

Per dare una voce e una bussola agli studenti ci siamo preoccupati di creare una pagina facebook che si chiama Take It ISEE (https://www.facebook.com/takeitisee2015?fref=ts)  e un questionario nel quale gli studenti possono esprimersi rispetto allo stato dell’ATENEO CAGLIARITANO (http://www.survio.com/survey/d/N1E1I3H9O5L5D3G9A)

 

DI SEGUITO ALLEGHIAMO LA LETTERA CHE IL PRESIDENTE FUNEDDA HA INOLTRATO ALLA REGIONE SARDEGNA DOPO IL NOSTRO INTERVENTO.

“Oggi, 30 Settembre , ci siamo presentati dal dirigente Ersu come delegazione di studenti contro la riforma dell’ ISEE, perché ci venissero date delle risposte alle nostre domande e alle nostre rivendicazioni.
È stato chiesto, dunque, che l’ Ente regionale per il diritto allo studio si prendesse l’impegno di fare arrivare il nostro messaggio anche alla Regione Sardegna, perchè questa a sua volta ci fornisca delle risposte soddisfacenti e in breve tempo.
L’università di Cagliari è da molti anni che ha una percentuale altissima di idonei non beneficiari che non hanno la possibilità di accedere a borse di studio o alla casa dello studente.
Questi fatti sono ancora più gravi se si considera che Cagliari è il polo universitario di riferimento per un altissimo numero di studenti fuori sede, già penalizzati dalla condizione pessima dei trasporti e dal loro alto costo.
Le condizioni per poter essere una studentessa o uno studente universitari sono sempre più dure e tendono sempre più ad escludere chi non si può permettere col proprio reddito -o ,ancora peggio, in assenza di questo- di pagare tasse universitarie ed eventualmente l’affitto di una camera.

Considerati questi dati negativi, chiediamo:
-Manutenzioni e controlli alle case dello studente di Cagliari, le cui condizioni sono pessime ( come dimostra l’ultimo crollo del soffitto in via Trentino). -L’aumento dei posti alloggio, attualmente insufficienti ad ospitare tutti gli studenti che invece avrebbero diritto ad accedervi. Chiediamo perché non vengono presi provvedimenti rispetto a questi problemi. -Maggiore chiarezza sui tempi e le modalità di apertura del nuovo Campus universitario. -La motivazione per cui anche se i soldi ci sono, le borse di studio continuano a diminuire di anno in anno e gli idonei non beneficiari sono sempre di più. -Che venga chiarito lo stato dei lavori della casa dello studente di Via Roma e che questa venga riaperta in tempi brevi.
Vogliamo inoltre maggiori finanziamenti per le borse di studio e per il diritto allo studio in generale.

A ciò si aggiunge la riforma del Nuovo ISEE, che è oramai sotto gli occhi di tutti il fatto che sia una truffa, il cui unico scopo è quello di inventarsi dei nuovi ricchi e di attaccare le fasce più deboli della popolazione escludendole dalle garanzie per lo studio, sgravi o assegni sociali.
Molti studenti, infatti, col nuovo calcolo ISEE, non rientrano più nei parametri massimi per avere accesso alle borse di studio o alla casa dello studente.
Questo significa quindi che molti universitari che prima accedevano alla borsa di studio o al rimborso tasse, ora dovranno pagare una cifra sproporzionata o addirittura abbandonare gli studi. Altri verranno cacciati dalla casa dello studente e obbligati a pagare un affitto anche molto salato.

Considerato che le nostre condizioni e le nostre difficoltà sono uguali a prima, se non peggiori , chiediamo che:
-L’ERSU e la Regione Sardegna prendano una posizione chiara rispetto al calcolo del nuovo ISEE e che quindi provvedano ad alzare le soglie massime di reddito per i richiedenti borse, che invece sono rimaste invariate.
-Tutti gli studenti che perderanno la borsa o dovrebbero essere cacciati dalla casa dello studente, vengano subito reintegrati per permettere loro di proseguire gli studi.
-Vengano assegnati dei benefici a tutti i nuovi studenti che col vecchio ISEE sarebbero rientrati in graduatoria.
Vogliamo inoltre che, se l’Ente regionale per il diritto allo studio e la Regione Sardegna riconoscano il problema, provvedano perchè venga eliminato il calcolo ISPE e perchè le borse di studio e gli assegni sociali vengano esclusi dal calcolo del reddito.”

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Technion e Leggendo Metropolitano 2015: Fuori i sionisti dalla Sardegna!

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Comunicato contro la presenza di Aaron Chiechanover (Technion) a Leggendo Metropolitano! Durante la Settimana contro l’Apartheid israeliano (Israeli Apartheid Week 2015) [1] i sottoscriventi hanno promosso una petizione [2] per la cessazione dell’accordo di cooperazione accademica tra l’Università degli Studi di Cagliari e il Technion-Israel Institute of Technology [3].

È di pochi giorni fa la notizia che uno degli ospiti dell’edizione 2015 di Leggendo Metropolitano sarà Aaron Ciechanover, premio Nobel per la chimica nel 2004, e Professore emerito proprio del Technion – Israel Institute of Technology [4], un’istituzione israeliana fortemente coinvolta nell’attività di ricerca in tecnologie militari e nell’occupazione dei territori palestinesi [5]. Nello specifico, il Technion è leader nello sviluppo dei droni utilizzati nei raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza [6]; per esempio durante “Margine Protettivo”, il massacro iniziato nel luglio 2014 in cui l’esercito israeliano ha ucciso oltre 2000 palestinesi e causato a Gaza una devastazione senza precedenti. Inoltre, Il Technion intrattiene stretti rapporti di collaborazione con le società tecnologiche della difesa israeliana, tra cui Elbit Systems e Rafael [7].

Il Technion non solo gioca un ruolo attivo nell’oppressione sistematica dei palestinesi, ma ha anche espresso appoggio incondizionato ai suoi “studenti combattenti” che nel luglio del 2014 hanno preso parte all’aggressione su Gaza: “L’operazione Protective Edge è stata lanciata per far tornare ad una vita normale coloro che risiedono nel sud di Israele (…) Piangiamo i nostri soldati e presentiamo le nostre più profonde condoglianze alle loro famiglie” [8].

Ricordiamo anche che Aaron Ciechanover è uno dei principali promotori dell’attacco in corso nei confronti di Lancet e del suo direttore Richard Horton [9], accusati di avere pubblicato nel luglio del 2014, in piena operazione “Margine Protettivo”, una “Lettera aperta al popolo di Gaza” [10], ovvero un accalorato appello in cui oltre 20.000 medici di tutto il mondo condannavano i crimini di guerra perpetrati dall’esercito israeliano a Gaza. Aaron Ciechanover e altri scienziati israeliani hanno definito questo appello umanitario “una diatriba scandalosa priva di contesto e una denigrazione intenzionale della sovranità dello Stato di Israele” [11].

Considerato che già nell’edizione 2014 il festival Leggendo Metropolitano aveva accettato il finanziamento dell’ambasciata israeliana, rendendosi così complice dei crimini sionisti, vogliamo denunciare pubblicamente la presenza di Aaron Ciechanover all’interno di Leggendo Metropolitano e rilanciare la petizione [12] per la cessazione di ogni accordo di cooperazione tra l’ateneo cagliaritano e lo stato di Israele, sino a quando quest’ultimo non rispetterà i diritti umani e il diritto internazionale.

Collettivo Universitario Autonomo Casteddu

Collettivo Furia Rossa

Collettivo Studentesco Antonio Gramsci

Collettivo Autonomo Studenti Casteddu – CASC

Eureka Rete degli Studenti Medi Cagliari

Sa Domu Studentato Occupato

Scida Giovunus Indipendentistas

Unica 2.0

Note: [1] http://apartheidweek.org/Cagliari

[2] https://www.change.org/p/no-alla-cooperazione-accademica-con-israele

[3] http://www.unica.it/pub/6/index.jsp?is=6&iso=679

[4] http://www.technion.ac.il/en/

[5] Uri Keller, Pianificare l’oppressione, le complicità dell’accademia israeliana, a cura di E. Bartolomei, N. Perugini e C. Tagliacozzo http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bac/661-pianificare

[6] Uri Keller, 112-118, Pianificare l’oppressione, le complicità dell’accademia israeliana, a cura di E. Bartolomei, N. Perugini e C. Tagliacozzo http://bdsitalia.org/index.php/campagna-bac/661-pianificare

[7] http://ir.elbitsystems.com/phoenix.zhtml?c=61849&p=irol-newsArticle_print&ID=1376090

[8] http://www.technionitalia.it/news/protective%20edge%20luglio%202014.html

[9] http://www.repubblica.it/scienze/2015/05/21/news/attacco_horton-114929165/

[10] http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)61044-8/fulltext

[11] http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)61314-3/fulltext

[12] https://www.change.org/p/no-alla-cooperazione-accademica-con-israele

Via Roma chiusa?Andiamo a riprenderci ciò che ci spetta!

foto casa dello studenteEra il 20 Settembre 2014 quando un gruppo di studenti occupò simbolicamente l’ ufficio dell’ Ente Regionale per il Diritto allo Studio per porre al centro dell’ attenzione la situazione e il destino della casa dello studente di via Roma, chiusa ormai da più di tre anni.

Nella mattinata si riuscì ad ottenere un incontro con il presidente ERSU Antonio Funedda il quale, dopo mesi e mesi di incertezza, dichiarò che non c’è nessun atto ufficiale di vendita, che si opporrà a qualunque ipotesi di vendita ai privati e che soprattutto la casa, una volta finiti i lavori di ristrutturazione, verrà restituita nelle mani degli studenti.

A sette mesi di distanza pare esserci l’ ennesimo cambiamento di programma riguardante la povera casa dello studente nel centro della città. “Non abbiamo i soldi per i lavori. Non sono nelle nostre disponibilità”. Sono queste le ultime dichiarazioni di Antonio Funedda sui lavori ormai avviati e mai portati a termine.

“Triste realtà, ma è così. Servono milioni di euro per la ristrutturazione totale, risorse oggi assenti nelle nostre casse. Bisogna rispondere a nuove norme in materia di sicurezza, i fondi li può trovare solo la Regione” continua il presidente ERSU in un’ intervista rilasciata durante la giornata di orientamento nella Cittadella Universitaria di Monserrato. Giornata nella quale evidentemente non viene sottolineato, come dovrebbe, un aspetto fondamentale della vita di uno studente universitario.

I 150 posti della casa di Via Roma a cui ormai gli studenti universitari rinunciano da anni sono solo alcuni degli aspetti che dovranno affrontare i fuori sede dell’ anno accademico 2015-2016: dai lavori di ristrutturazione della parte di soffitto crollata in via Trentino, alla facciata completamente da rifare in via Biasi, sino ad arrivare alla costruzione del Campus Universitario del quale però ancora non c’è nessuna traccia. In particolare quest’ ultimo offrirà la cifra irrisoria di 505 posti letto a fronte dei 17 mila studenti fuori sede nel nostro ateneo.

Quest’ultima notizia non è che l’ennesimo problema di una condizione studentesca oramai insostenibile.

Continueremo a lottare per riprenderci quello che ci spetta!

 

Ennesimo disagio nelle case dello studente. Crolla il soffitto di Via Trentino

Via TrentinoStamattina all’alba un’infiltrazione dell’acqua ha provocato il cedimento di una parte dell’intonaco della volta della hall nella Casa dello Studente di via Trentino a Cagliari. Secondo la direttrice generale dell’Ersu, Michela Mancuso, “si è verificato un distaccamento di una parte dell’intonaco della volta in via Trentino. Il cedimento è avvenuto alle 5:20 quando si sono staccati, a causa di una infiltrazione di acqua, due pezzi di intonaco larghi 30 centimetri per 40”. Le foto apparse nei giornali mostrano come solo grazie al fatto che fosse l’alba, non ci troviamo a parlare di una vera e propria tragedia.
Quello che è avvenuto stamane all’alba non è che l’ennesima dimostrazione di come gli studenti siano costretti a vivere ogni giorno nelle case dello studente. Solo negli ultimi anni moltissimi sono gli episodi riguardanti la struttura delle case dello studente che hanno riempito le pagine dei giornali.
Come ad esempio via Montesanto, in cui, dal Giugno 2012 periodicamente si sono avvicendate difficoltà di vario tipo. Dal problema degli impianti non a norma alla necessità di rimuovere la copertura esterna, che si è scoperta essere in fibra di amianto affogata nel cemento, con il conseguente problema della presenza di muffa.
Oppure via Biasi, sotto la luce dei riflettori a causa dei suoi problemi igienici: nel settembre di quest’anno gli abitanti, al ritorno dal commiato estivo, hanno trovato blatte nei gradini, negli impianti doccia, nelle stanze e negli spazi comuni. Ma non solo, anche le finestre avevano urgente bisogno di manutenzione e c’era sporcizia ovunque.
Infine il caso di via Roma, chiusa da due anni a causa dei lavori che dovrebbero ri-ammodernare la struttura, e di cui ancora non si conosce la data di riapertura, nonostante le tante promesse fatte dal presidente Ersu.


Anche stavolta ci diranno che sono solo casi isolati, che non c’è nulla da preoccuparsi, che è solo sfortuna. In realtà questa situazione è causata da responsabili molto precisi: la Regione Sardegna e il suo Ente strumentale Ersu, che scelgono di diminuire di anno in anno i finanziamenti da destinare al welfare studentesco per aumentare invece quelli per la Curia, che negli ultimi due anni ha ricevuto ben 260 euro al mese per ogni studente che veniva ospitato nel College Sant’Efisio, o per costruire opere propagandistiche, come il Campus Universitario, che in realtà sarà semplicemente una casa dello studente da 500 posti in più con qualche aula studio e una mensa.

Non preoccupatevi, comunque, non staremo con le mani in mano: già tre mesi fa gli studenti hanno deciso di occupare un posto a Cagliari per poter finalmente avere il diritto a vivere in un posto a Cagliari senza dover pagare affitti altissimi o senza essere costretti a viaggiare ogni giorno dai propri paesi di provenienza.

Continueremo a lottare per riprenderci ciò che ci avete tolto

12D: occupiamoci dei nostri diritti!

bannerRiportiamo sul blog l’appello  per una partecipazione massiccia di studenti, precari e lavoratori allo spezzone sociale e studentesco in occasione dello sciopero generale indetto dalla Cgil, con l’ausilio della Uil, per il 12 dicembre contro il jobs Act.                                                                                                                             

La grande scommessa del 12 dicembre sarà proprio questa: unire tutte queste categorie colpite dalla crisi e dalle scelte politiche dei vari governi e che hanno assistito a un continuo taglio dei servizi e un’ impossibilità a soddisfare i propri desideri. Partiamo dai nostri bisogni, riappropriamoci dei nostri diritti e occupiamoci dei nostri problemi. Sono le parole d’ ordine di una giornata che ci deve vedere tutti attivi e partecipi senza alcuna discriminazione

Il 12 dicembre migliaia di persone scenderanno in piazza, astenendosi dal lavoro, per il corteo indetto dalla CGIL con l’adesione della Uil. Una risposta ormai indispensabile per il sindacato di Susanna Camusso che, dopo tanto tergiversare, non poteva più aspettare per dare una risposta concreta alle migliaia di lavoratori ormai condannati alla precarietà e allo sfruttamento e che sempre più si vedono negate le più banali garanzie lavorative in nome di un progresso auto-referenziale ed escludente.
Quel giorno in piazza saranno presenti anche gli studenti di tutta la Sardegna, che dovrebbero rappresentare le figure principali per la creazione del sapere nella nostra regione, e invece subiscono da anni una continua dequalificazione ed elitarizzazione dei percorsi formativi. Le politiche degli ultimi anni portate avanti dai governi di centro-destra e centro-sinistra, mandanti delle direttive politiche impostate dal Processo di Bologna, hanno dimostrato la chiara volontà della classe dirigente di smantellare l’università pubblica, rendendo sempre più sterile e nozionistico il sapere universitario. La costante diminuzione del welfare studentesco ha parallelamente generato un sistema competitivo e individualista, creando una vera e propria guerra tra poveri all’interno della componente studentesca. Siamo invece convinti che la soluzione per i problemi degli studenti non sia soltanto scovare chi ogni anno dichiara il falso al momento della richiesta per la borsa di studio e il posto alloggio, ma sia pretendere la copertura TOTALE per tutti coloro che ne hanno diritto.

In questo contesto è la condizione studentesca e giovanile che vogliamo sottolineare. Di fronte ad un sempre più continuo disimpegno da parte dello Stato e della Regione Sardegna, che diminuisce di anno in anno i fondi per il diritto allo studio (esempi chiari di ciò sono i sette milioni in meno da quattro anni a questa parte finanziati per il welfare studentesco, e la diminuzione dei posti alloggio nelle case dello studente, passati dai 955 del 2008 ai 725 nel 2014), gli studenti sono ormai costretti a fare delle scelte drastiche per il prosieguo o inizio della loro carriera universitaria. Da un lato sono spesso obbligati a cercare appartamenti con affitti altissimi, che variano, per esempio a Cagliari, dai 200 euro nelle zone periferiche ai 250 euro delle zone centrali, spesso in nero. Affitti che di anno in anno continuano a salire, anche a causa delle 5000 case sfitte presenti a Cagliari, che fanno salire notevolmente i prezzi degli affitti. Un altro fardello che appesantisce lo svolgimento del corso di studi è il pendolarismo, scelta obbligata per gli studenti costretti a viaggiare dai loro paesi di origine per poter seguire le lezioni e sostenere gli esami, avendo spesso a che fare con ritardi, soppressioni e altri disagi di mezzi pubblici quali treni e pullman. Per chi non è in grado di sostenere queste spese, allora si apre la strada dell’abbandono dall’università: è questo ciò che lo scorso anno sono stati costretti a fare 257 studenti iscritti al primo anno non appena hanno scoperto di essere idonei non beneficiari. A causa sia del disimpegno delle istituzioni preposte sia delle conseguenze che questo provoca, osserviamo come ormai non esistano più gli studenti “puri”, ma anzi, spesso questi sono costretti a cercare dei lavori precari, malpagati e senza alcuna garanzia, per poter sostenere una vita universitaria nel capoluogo sardo. Oppure sono obbligati ad emigrare: i dati Istat affermano che un giovane su due è disposto a trasferirsi nel resto d’Italia, uno su tre all’estero. Sappiamo che dietro questi tagli ci sono chiare volontà politiche: esplicativo in questo senso il fatto che dal 2009 ad oggi l’FFO (fondo di finanziamento ordinario), utile per l’attuazione e il corretto funzionamento dei corsi e dei piani didattici, è passato dai 136.1 milioni di euro ai 114 milioni, causando la chiusura di tanti corsi di studio (siamo passati dai 90 del 2009 ai 78 odierni), il mancato turnover dei ricercatori e il pensionamento dei docenti. Allo stesso modo, vediamo come invece per l’apparato militare i fondi siano sempre cospicui: 90 i milioni che la Regione Sardegna destinerà all’apparato della Difesa, mentre il governo ha acquistato 90 aerei da guerra F35, ognuno dei quali costato tra i 97 e i 105 milioni di euro. Con i fondi utilizzati per uno di questi aerei da guerra potremmo pagare 27.000 borse di studio con l’importo massimo che l’ERSU di Cagliari paga ai fuori sede.

I dati altissimi di dispersione scolastica, la diminuzione costante negli ultimi anni del numero delle immatricolazioni e l’incremento del numero di NEET (giovani che non lavorano, nè stanno nei percorsi formativi) e di emigrati, sono da leggere in parallelo e sono la viva testimonianza di un territorio che non crede e non investe nella sua popolazione giovanile con politiche miopi e spesso clientelari.

Partiamo dalla nostra condizione giovanile e dai luoghi di riferimento in cui ci confrontiamo ogni giorno, ovvero le facoltà, le case dello studente, le biblioteche e le mense. Liberiamoci dalla nostra condizione, che ci vede meri fruitori di un servizio prodotto dalle fabbriche del sapere. Ricreiamo nella nostra città luoghi di aggregazione, scambio e socialità alternativi ai ritmi dettati dall’università azienda e dalla città gentrificata. Questa è la grande scommessa del 12 dicembre: riprendersi le strade e la città, riconquistando spazi di libertà in cui il confronto all’interno della popolazione studentesca sia slegato da dinamiche di profitto o produzione.
Solo noi possiamo dare una spinta decisiva per un cambiamento reale dei luoghi che quotidianamente viviamo, mettendoci in gioco giornalmente e credendo nella possibilità di non emigrare , non accontentandoci ma rilanciando costantemente per conquistare sempre maggiori spazi di libertà indipendenti da chi ci ha costretto a partire o da chi ci obbliga ad avere a che fare con servizi tagliati o, peggio ancora, svenduti.

DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DEI COLLETTIVI SARDI

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DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DEI COLLETTIVI SARDI

 

Domenica 16 novembre membri dei collettivi studenteschi e universitari di Cagliari, Oristano, Olbia e Sassari si sono incontrati nel capoluogo oristanese per analizzare l’attuale situazione sarda, coordinarsi e trovare delle date in cui scendere in piazza insieme e organizzati, caratterizzando i prossimi momenti di mobilitazione con contenuti autonomi e indipendenti dai partiti e dalle grandi sigle che contraddistinguono la scena politica sarda.

La giornata di oggi è in stretta continuità con l’altra assemblea oristanese del 31 agosto, dimostrando che esiste nel nostro territorio una componente giovane e conflittuale che ha voglia di organizzarsi e contrastare tutti quei fenomeni che fanno della Sardegna una terra di speculazione, inquinamento, precarietà, spopolamento e emigrazione.

Crediamo che le scuole e le università infatti siano dei punti di riferimento in città per creare aggregazione e composizione critica e conflittuale tale da invertire le nefaste conseguenze che il neoliberismo ha portato nella nostra terra.

Non vogliamo appiattirci sulla mera difesa del diritto allo studio, guardiamo con rispetto e complicità gli esempi virtuosi di lotta in giro per l’Italia e il mondo, ma pensiamo che il nostro compito sia partire dalle nostre città e dai nostri paesi, prendendo come punto di riferimento i comitati spontanei nati e diffusi sul tutto il territorio e che si oppongono allo sfruttamento, all’inquinamento, alle nocività, rappresentando un vero esempio di lotta popolare dal basso.

Le lotte in Sardegna non possono prescindere dal contributo conflittuale e militante che i collettivi studenteschi organizzati sul territorio possono dare. Non possiamo accontentarci delle riconversioni fasulle promesse dalle istituzioni regionali nel campo militare, non vogliamo discutere le briciole della buona scuola di Renzi che rappresenta il cavallo di Troia per l’ingresso dei privati negli istituti superiori e per lo sfruttamento degli studenti attraverso l’alternanza scuola-lavoro strettamente legata alle dinamiche del Jobs Act. Contrastiamo quelle politiche a livello universitario e occupazionale che stanno facendo della Sardegna un territorio di emigrazione forzata.

La considerazione da cui sono partiti i lavori è quella che viviamo un momento di stallo nelle forme di mobilitazione; l’analisi ci ha portato a riflettere sulla necessità di costruire nuove forme di partecipazione, ricomposizione e mobilitazione all’interno degli spazi che viviamo quotidianamente (città, paesi, università, scuole, etc.). Queste forme sono quelle dell’inchiesta militante, della riappropriazione diretta di reddito, spazi, pezzi di libertà dalla precarietà, e della costruzione di legami con le altre realtà in lotta nel contesto socio-economico dell’Isola.

Parlando di date il prossimo appuntamento per gli studenti sardi sarà quello del 13 dicembre, giornata in cui scenderemo in piazza portando i nostri contenuti e le nostre rivendicazioni, nel quadro della lotta generale per l’eliminazione delle basi militari.

Ci preme sottolineare la forte contraddizione presente nell’atteggiamento delle istituzioni nei nostri confronti: la risposta ormai trita dei pochi soldi per colpa del patto di stabilità non regge più di fronte al fatto che milioni e milioni di euro vengono spesi in questa terra ogni anno per finanziare le esercitazioni e le ricerche militari.

I LAVORI DEI TRE TAVOLI

 

Ci siamo divisi in tre tavoli di lavoro, per analizzare le questioni emerse in questi mesi di mobilitazione. Di seguito il resoconto dei tre workshop.

 

PRIMO TAVOLO: SCUOLE SUPERIORI, PROBLEMATICHE TERRITORIALI E LA BUONA SCUOLA DI RENZI

Sono stati affrontati in primo luogo quattro punti fondamentali nel rapporto scuole-territori:

PENDOLARISMO. Numerose sono le criticità in questo ambito: le tratte sono poche e inadeguate e spesso si accumulano ritardi; i costi dei biglietti sono troppo alti rispetto alla condizione economica di una famiglia in Sardegna e sproporzionati rispetto al servizio offerto; le condizioni dei mezzi non possono garantire condizioni di sicurezza e comodità adeguate.

STRUTTURE. Gli edifici scolastici sono spesso vecchi e non a norma; manca un piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche e garantire l’accesso alle persone disabili; numerose scuole non hanno a disposizione i laboratori necessari allo svolgimento delle attività pratiche previste nell’offerta formativa; inoltre sarebbe auspicabile che tutte le scuole restassero aperte anche di pomeriggio per garantire uno spazio di socialità e confronto tra gli studenti, nonché un punto d’appoggio ai pendolari e un luogo dove studiare.

CARO SCUOLA. Ogni anno si registra un aumento del costo dei libri e del materiale didattico, ma non tutte le scuole hanno previsto un programma di comodato d’uso per gli studenti; tutti gli istituti chiedono a questi il pagamento di un contributo “volontario”, il cui ammontare viene deciso dal Consiglio d’Istituto, che teoricamente dovrebbe essere impiegato nell’ampliamento dell’offerta formativa, ma così non è, dato che le attività extradidattiche necessitano sempre di un’ulteriore spesa da parte degli studenti.

SFRUTTAMENTO STUDENTESCO. Gli istituti tecnici e professionali e alcuni licei prevedono dei programmi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini, non retribuiti a livello monetario né sul piano dei crediti formativi; spesso gli studenti che prendono parte a questi programmi non ricevono un’adeguata tutela dei loro diritti.

 

Il tavolo ha affrontato poi il programma di riforma dell’istruzione primaria e secondaria del Governo Renzi, denominato “Buona Scuola”. Il programma di riforma prevede numerosi punti critici, come il sistema di valutazione delle scuole e dei docenti, l’ingresso dei privati, la parificazione sul piano del finanziamento per merito alle scuole pubbliche e private, il rischio di esclusione degli studenti dagli organi collegiali e l’assenza di misure di rafforzamento del diritto allo studio, le problematiche nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, degli stage e tirocini e dei rischi per la salvaguardia di una scuola pubblica, laica, democratica e inclusiva connessi al finanziamento da parte di privati a questi programmi ed è infine importante sottolineare il rischio che le materie umanistiche vengano svilite e dimenticate, in quanto non funzionali agli interessi dei privati che entreranno nei Consigli d’Istituto.

La “Buona Scuola” è per ora soltanto un programma, ma non esistono progetti di legge all’attenzione del Parlamento. Probabilmente le discussioni nelle due camere inizieranno nel mese di Gennaio ed è stata prevista l’organizzazione di momenti di mobilitazione in concomitanza con lo svolgimento dell’iter parlamentare.

 

SECONDO TAVOLO: UNIVERSITÀ E PRECARIETÀ

Il secondo tavolo era dedicato alla situazione universitaria inserita nel mondo del Jobs Act. Partiamo da alcuni dati che ci indicano il crollo delle iscrizioni nei nostri atenei: il numero degli iscritti ai corsi di laurea triennali ed a ciclo unico nel 2013 è stato pari a 1.692.984, cioè circa 69mila in meno rispetto all’anno 2011/2012 (1.762.962), il tasso di abbandono universitario nel 2012 è stato del 17,6% (in Romania del 17,4%) e il numero di laureati nell’anno 2012/2013 è stato di 203.423, 50.145 in meno rispetto all’anno 2007/2008; possiamo affermare che l’università sia sempre più classista. Un crollo legato al disimpegno dello Stato e delle Regioni nel garantire il diritto allo studio per tutti e tutte, dimostrato dall’altissima percentuale di idonei non beneficiari. Nello stesso momento in termini di composizione, sono sempre di meno gli studenti “puri”, infatti ci troviamo di fronte a colleghi che oltre a studiare fanno tirocini, sono precari  e si arrangiano per potersi permettere gli studi. Abbiamo quindi deciso nel breve periodo di unire gli studi che si stanno facendo a Cagliari, sulla condizione dell’ateneo in termini di garanzia e accesso allo studio, e Oristano sui fenomeni di precarietà e inattività (i NEET e la Garanzia Giovani). Faremo uscire un dossier che analizzi: meritocrazia, autoformazione, reddito, gentrificazione e riappropriazione. L’importante secondo noi è mettere in luce le contraddizioni della controparte ponendo in relazione i fondi per il diritto allo studio con le spese militari e i soldi forniti alle fondazioni private come la Curia.

Pensiamo che il dossier sia il primo passo per legittimare un attacco alla nostra controparte in termini di riappropriazione e aggregazione. Le nostre facoltà sono sempre più spazi di alienazione, dove lo studente risulta essere un cliente che usufruisce della didattica e produce crediti. Contro questa dinamica crediamo nella possibilità di poter dare spazio e voce agli studenti attraverso pratiche di riappropriazione che creino un punto di riferimento in città, partecipato e utile come valvola di sfogo per i bisogni degli studenti in termini di autoformazione, cultura e socialità alternativi ai ritmi consumisti prodotti nella città

Nel medio-lungo periodo miriamo ad istituire una cassa di mutuo soccorso per i precari e i disoccupati per scardinare le dinamiche clientelari del sindacati confederali.

 

TERZO TAVOLO: GLI STUDENTI OLTRE IL DIRITTO ALLO STUDIO

Inizialmente si è analizzata la questione abitativa nelle città di Nuoro e Cagliari, luoghi in cui sta diventando una vera e propria emergenza. Già gli studenti cagliaritani avevano partecipato a dei picchetti durante quest’anno evidenziando però diversi problemi nel portare contenuti tali da caratterizzare la mobilitazione e creare un movimento di lotta per la casa nel capoluogo.

Le due proposte principali che sono uscite sul tema abitativo sono state:

 

  • il tentativo di creare meccanismi di solidarietà e mutuo soccorso attraverso la proposta di assemblee dei cittadini che vivono il disagio abitativo con l’obiettivo di creare una sorta di “unione inquilini” tra tutte le realtà sarde che subiscono sfratti, sgomberi e gravi disagi nel proprio domicilio.

 

  • La seconda proposta riguarda un campo che ci riguarda più vicino come studenti. Infatti, a causa della continua gentrificazione che subiscono i quartieri delle nostre città e gli affitti in nero che gravano su colleghi e colleghe, abbiamo pensato di attivare un circuito formale/informale in cui gli studenti possano palesare le condizioni in cui si sono trovati nelle diverse case in cui hanno abitato, siano esse di privati cittadini, palazzinari o case dello studente. Importante capire il comportamento dei padroni di casa, i costi nei diversi quartieri, la tipologia dei contratti fino ad arrivare a parlare delle abitazioni sfitte.

 

Come affermavamo nell’introduzione,  i comitati popolari spontanei che si muovono sul territorio sono per noi un punto di riferimento. Anche in questo campo le proposte che vorremmo portare avanti sono due: la prima è la creazione di un gruppo di studio che analizzi i collegamenti e le collaborazioni tra gli atenei sardi e i grandi speculatori energetici. Un lavoro che andrebbe di pari passo con il gruppo di studio del comitato studentesco contro l’occupazione militare, che ha  analizzato la complicità degli atenei di Cagliari e Sassari con l’apparato militare.

Vorremmo poi iniziare a tessere rapporti con le varie realtà in lotta (Meridiana, Alcoa, Igea, etc., comitati vari su basi militari e contro la speculazione energetica) in modo da riuscire a coinvolgerli nei prossimi momenti di lotta e di mobilitazione studentesca e giovanile.

 

Collettivi Studenteschi Sardi

 

Cua Casteddu 2014/15 non un passo indietro!

COLLETTIVO è formato da un gruppo di studenti che si incontra e vive l’università, discutendo insieme per cercare di cambiarla. Siamo studenti, cittadini e precari convinti che le contraddizioni della società odierna siano strettamente collegate a quelle presenti all’interno dell’università. Non siamo più disposti ad accettare che i ritmi accademici siano scanditi dal profitto e pensiamo che per affrontare e risolvere questo sia necessario l’impegno in prima persona di tutti e tutte senza bisogno di una delega a dei rappresentanti.

UNIVERSITARIO perchè pensiamo che l’università sia un punto di riferimento da cui poter partire per poi discutere e muoversi verso le contraddizioni presenti nelle città e nel nostro territorio. Che sia di fronte a un picchetto anti-sfratto, fuori dalla base militare di Capo Frasca o nei corridoi del Magistero, saremo sempre dalla parte di chi resiste a questa realtà e lotta per cambiarla. AUTONOMO perchè si muove sui bisogni reali delle categorie più colpite dalle politiche di austerity e dall’esternalizzazione dei servizi primari che uno Stato di diritto ha l’obbligo di fornire ai propri cittadini. Autonomo perchè si muove contro i baroni nelle università e contro chi produce profitto sulla pelle delle persone nella società odierna. Ci muoveremo sempre in direzione opposta a chi vorrebbe normalizzare questa situazione chiedendo “maggiore responsabilità” a persone che ogni giorno subiscono i morsi della crisi e organizzando tavoli di concertazione con chi invece è responsabile di questo stato di cose.

IL NOSTRO OBIETTIVO E’ SOCIALIZZARE LE LOTTE in modo che le donne e gli uomini che vivranno l’università e la nostra città non rimangano inermi e indifesi davanti alla violenza di uno Stato mosso da criteri aziendalisti e imprenditoriali. Basta tagli al welfare, basta sgomberi, basta speculazione sulla nostra terra, riappropriamoci del nostro futuro.

Il collettivo si riunisce ogni lunedì alle 16.30 al Magistero in Aula 12 o nell’auletta studenti della Facoltà di Scienze Politiche.1962383_10203684279961669_4277851493348893858_o10474518_10203684280121673_5577167681132423493_o

Ersu: economia e ricatti. Continuano le testimonianze degli studenti

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Immagine delle condizioni della casa dello studente di via Biasi al rientro dalle “vacanze estive” degli studenti che vi abitano

I disagi creati dall’ Ente regionale per il diritto allo studio, in questi anni, continuano senza tregua, e continua anche la nostra raccolta di testimonianze degli studenti direttamente colpiti dalle inadempienze dell’ ente. Stavolta abbiamo intervistato Enrica, studentessa al terzo anno di Lingue e Comunicazione a Cagliari. La ragazza ha molto da raccontarci, dal momento che ha avuto la possibilità di vivere in quasi tutte le case dello studente della nostra città. Le sue parole hanno portato alla luce aspetti molto interessanti.

 

 

 

 

Molto spesso ciò che emerge dal dialogo con gli abitanti delle case è la sensazione che questi sembrino essere considerati dall’ ERSU come degli ospiti piuttosto che come persone che stanno beneficiando di un loro diritto.

È ciò emerge anche dalle parole di Enrica, quando racconta della sua esperienza all’interno del College Sant’ Efisio, struttura a carattere universitario gestita dalla Fondazione omonima (di cui fanno parte la diocesi di Cagliari, Regione, Provincia di Cagliari e diversi enti privati quali la Saras) e finanziato dalle precedenti giunte regionali guidate da Italo Masala e Renato Soru. Il tutto per un totale di 8 milioni e 800 mila euro, a cui si aggiungeranno i dieci milioni che saranno stanziati dall’attuale governo della Regione per il suo completamento.

“Se a casa tua non si usa pagare le bollette e la tua famiglia è abituata ad essere mantenuta dallo Stato, non sono problemi nostri, qui dentro funziona diversamente”. Queste parole, rivolte alla studentessa, mostrano lo smisurato e inadeguato potere di chi gestisce materialmente il college.

Ma sono diversi gli aspetti  sottolineati da Enrica: dalla divisione dei piani per sesso alla possibilità di fare solo 4 lavatrici al mese, passando per la mancanza di cucine presenti nella struttura- posto che, dal momento che i pasti concessi ai borsisti sono solo 240, pranzare e cenare ogni giorno in mensa equivale a esaurire il vitto in quattro mesi- sino ad arrivare alla situazione forse più grave che possa capitare, ovvero i controlli che regolarmente il prete di turno eseguiva all’interno delle stanze, senza alcuna autorizzazione né apparente motivazione.

La studentessa ha poi proseguito specificando che questi problemi sono stati esposti anche all’interno degli uffici ERSU, ma i dirigenti parevano ignorare completamente come funzionasse la vita all’interno del College, dimostrando ancora una volta la mediocrità del loro operato.

“Io quando abitavo là ero soggetta a due regolamenti: quello dell’ERSU e quello dei preti che gestivano la casa”. Con questa frase Enrica sintetizza molto bene la vita dentro la struttura.

Ma forse l’episodio più assurdo avviene durante il periodo in cui il Papa giunse a Cagliari, nel settembre del 2013. Il College avrebbe dovuto ospitare il capo religioso e tutta la sua organizzazione e, come era ben prevedibile, gli studenti son stati costretti a trasferirsi nelle altre strutture universitarie. “Da come ci hanno trattato sembravamo dei terroristi”, ci tiene a sottolineare la ragazza.

La studentessa prosegue poi raccontandoci la sua esperienza in altre due case dello studente di Cagliari, via Trentino e via Biasi.

La cronaca ci permette di comprendere come le problematiche riguardino ogni struttura, mostrando, dunque, la mala gestione da parte dell’Ente. Case diverse ma soliti problemi.

La casa di via Biasi, ad esempio, è stata recentemente sotto la luce dei riflettori a causa di problemi igienici. Nel settembre di quest’anno gli abitanti, al ritorno dal commiato estivo, hanno trovato uno strano comitato d’accoglienza: blatte nei gradini, negli impianti doccia, nelle stanze e negli spazi comuni. Ma non solo, anche le finestre avevano urgente bisogno di manutenzione e c’era sporcizia ovunque. Ciò ha scatenato la reazione indignata di alcuni studenti, che in un primo momento hanno contatto i dirigenti Ersu, ma non sentendosi ascoltati hanno poi inviato le foto che attestavano la condizione della casa agli agenti Nas e alla Asl di Cagliari, i quali hanno annunciato un’ ispezione. Ma anche questa situazione è stata soffocata magistralmente dall’ERSU, tant’è che solo poche testate hanno riferito la notizia, facendo sembrare l’avvenuto “normale”. Successivamente, come ci dice la stessa Enrica, chi gestisce la casa ha iniziato ad applicare il regolamento in modo serrato, come se stessero punendo gli studenti che hanno voluto alzare questo “ingiusto” polverone.

Ma questo non è l’unico episodio spiacevole. Le parole di Enrica sul disagio vissuto nelle case sono molto significative: “Non possiamo ricevere le chiavi di camere che sono ridotte in questo stato. Non possiamo vivere in strutture non create, ma adibite alla bell’e meglio per gli studenti. Molte stanze non hanno le scrivanie,  usano lo scotch per aggiustare le finestre, gli spazi comuni sono puliti da agenzie esterne in maniera sommaria, anche perché il contratto prevede una pulizia per uffici, non per una casa dello studente.” Sì, perché all’ERSU funziona così: si fa economia sulle spalle degli studenti.

“Molti beneficiari, però, ringraziano di avere un posto letto. Ma non funziona così. Siamo studenti, non bestie. Non è possibile che su quattro strutture a Cagliari, solo via Trentino sia una vera casa dello studente. Le altre sono edifici costruiti per altre attività, e poi adibiti a studentati”.

Le inadempienze dell’ERSU possono essere riassunte in due parole: economia e ricatti. Così l’ente che dovrebbe garantire il diritto allo studio porta avanti il suo operato, gravando sulle spalle di studenti che non possono fare altro se non assecondarne la gestione pur di non ritrovarsi in mezzo a una strada e perdere quella tranquillità economica che consente loro di studiare serenamente.

 

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L’altra faccia di Cagliari capitale europea della cultura. Il problema degli idonei non beneficiari.

Sono uscite ieri mattina le graduatorie definitive per l’accesso al posto alloggio nelle case dello studente e alla borsa di studio. Ma cosa significa in concreto essere un idoneo non beneficiario? Secondo ciò che c’è scritto nel bando di quest’anno, “è colui che possiede i requisiti richiesti dal bando ma non può ususrfruire del beneficio richiesto, per insufficienza delle risorse disponibili”
Anche quest’anno si conferma l’assoluto trend negativo che dura ormai da moltissimi anni: quest’anno il dato generale delle graduatorie arriva ad un 52,94% degli idonei non beneficiari. Situazione ancora più tragica attende coloro che si sono iscritti quest’anno all’università: addirittura il 69,39% delle matricole non otterrà i fondi per il diritto allo studio. Mentre per coloro che sono iscritti agli anni successivi al primo, la situazione parrebbe “migliore”: il 40,29% sarà un idoneo non beneficiario.
Una situazione assolutamente insostenibile, ma comunque assolutamente prevedibile, nel momento in cui, leggendo sempre il bando di quest’anno, i fondi stanziati dalla Regione Sardegna sono di 6.735.523,51 euro, mentre l’anno scorso risultava essere di 7.216.357,42 euro.
Non meglio va per i posti alloggio di quest’anno, dal momento in cui da due anni a questa parte i posti sono diminuiti di circa 126 posti.

Sono quattro le case dello studente che sono presenti nel bando: viaTrentino, via Montesanto, via Biasi e via Businco, più alcuni appartamenti in via Sassari. Ma in ognuna di queste case sono molte le carenze strutturali. L’esempio più eclatante è la casa di via Montesanto: Dal Giugno 2012, infatti, periodicamente si sono avvicendate difficoltà di vario tipo. Dal problema degli impianti non a norma alla necessità di rimuovere la copertura esterna, che si è scoperta essere in fibra di amianto affogata nel cemento, con il conseguente problema della presenza di muffa.
Ma evidentemente le istituzioni preferiscono spendere cento milioni per la creazione tra cinque anni di un’altra casa dello studente da 500 posti in viale la Playa (che la retorica delle istituzioni definisce “campus universitario”, ma che in realtà risulta essere tutta un’altra cosa) piuttosto che ristrutturare le case esistenti, ormai fatiscenti.
La situazione ha ormai dell’insostenibile, e costringerà moltissimi studenti a dover intraprendere due strade: o quella del pendolarismo dai propri paesi di appartenenza, se si è fortunati ad abitare in paesi abbastanza collegati dal capoluogo; oppure affitti molto alti, spesso dai 200 euro in su, che spesso costringono gli studenti a dover trovare dei piccoli lavoretti, spesso precari e malpagati, nei call center o come barman nei locali.
Ma c’ anche chi non è in grado di affrontare queste situazione e spesso le soluzioni adottate sono o il ritiro dall’università (secondo le dichiarazioni di Funedda del 15 settembre 2014, l’anno scorso sono state 200 le matricole costrette a ritirarsi dall’università) o addirittura l’emigrazione dalla Sardegna. Seguendo l’elaborazione dei ranking regionali elaborati dal centro studi Datagiovani, infatti, un giovane su tre è disposto ad abbandonare l’isola per cercare un lavoro che qua non è in grado di trovare.
Dati allarmanti, che però parrebbero non preoccupare le istituzioni, troppo impegnate a perorare la causa di “Capitale europea della cultura”. Ci chiediamo come ci si possa definire in tal modo se non si è in grado di essere neppure una città universitaria.
In una situazione come questa, l’ancora di salvataggio sono risultate essere le borse di studio date dal banco di Sardegna. Una dimostrazione ulteriore di come oramai il pubblico stia sempre più definanziando il welfare studentesco, lasciando in mano a banche e privati questo compito.10382174_537576403054175_9025911514404770723_n

30 settembre contro la speculazione sulle spalle degli studenti. Il comune non risponde

Il nove luglio di quest’anno il Consiglio Comunale di Cagliari ha votato un ordine del giorno per cui si prevede la possibilità, in un futuro prossimo, di riportare la casa dello studente di via Roma alla sua funzione iniziale, quella di hotel.
Per legittimare questa scelta, i consiglieri comunali, non tutti fortunatamente, hanno parlato della vocazione turistica della nostra città. L’onorevole Cugusi in quell’occasione ha affermato che: “Uno dei problemi di Cagliari, lo sappiamo tutti, è la scarsissima ricettività e la poca ricettività buona che abbiamo, non è nelle zone di maggiore afflusso turistico. Riteniamo che sia opportuno chiedere al Sindaco, che non mi sembra contrario, di farsi carico nelle trattative, nelle interlocuzioni con l’ERSU, di rappresentare all’ERSU stesso che probabilmente ha più senso dismettere quell’hotel e con strumenti di finanza di progetto, con accordi di programma, con tutto l’aiuto che dovesse essere necessario da parte del Comune di Cagliari, fare in modo che qualcuno, pure un privato, un domani ridestini quello spazio a hotel, naturalmente con la condizione che prima si sia realizzato il campus. ”
Ricordiamo all’onorevole Cugusi, agli altri consiglieri che hanno votato quest’ordine del giorno, ma soprattutto al sindaco Zedda che si è dato disponibile per questa interlocuzione, che oltre la vocazione turistica, la città ha una vocazione culturale, artistica e universitaria e non a caso Cagliari è candidata a capitale europea della cultura per il 2019.
Una candidatura che appare illegittima se pensiamo alla situazione universitaria. Il capoluogo ha circa 17000 studenti fuori sede e solo 725 posti letto nelle case dello studente della città; due anni fa erano 851 prima della chiusura degli alloggi in via Roma. Vorremmo ricordare inoltre che gli idonei non beneficiari, ovvero tutti coloro che hanno i requisiti per avere la borsa di studio o la stanza in casa dello studente ma non avranno nulla per mancanza di fondi, quest’anno supererano l’astronomica cifra del 50% di tutti coloro che hanno presentato domanda. Una situazione vergognosa, che non verrà sicuramente risolta dalla costruzione del Campus in viale la Playa, il quale includerà 505 posti letto con un esborso di 105 milioni di euro di fondi pubblici con un apertura prevista in 5 anni.
I cortesi consiglieri comunali, compreso il sindaco Zedda, dovrebbero pensare a come aumentare il numero di posti letto per gli studenti e interloquire con l’Ente per il diritto allo studio affinché Cagliari sia veramente considerata una città universitaria che si adopera per soddisfare almeno i bisogni primari degli studenti.
La Casa di via Roma, su cui sono stati investiti milioni di euro da parte delle istituzioni, ultima trance di 853mila euro per rimettere in sesto gli impianti, è stata un elemento importante per la riqualificazione dei portici di via Roma e lo sarà per i nostri colleghi, vista la posizione centrale adatta agli studenti pendolari e a tutti coloro che devono prendere un mezzo pubblico per raggiungere le proprie facoltà.
Non permetteremo che siano fatti profitti sulle spalle degli studenti che, in questa situazione continua di dismissione dello stato dal welfare, devono fare i salti mortali per studiare. Il percorso tracciato da questo tipo di politiche assicura allo studente due strade principali: o l’affitto (a Cagliari quasi sempre in nero) o il pendolarismo, due vie che entrambe minano i ritmi di vita dei nostri colleghi e colleghe.
Ieri 30 settembre siamo andati sotto la sede del comune durante la riunione del consiglio comunale per chiedere un confronto e siccome non volevamo arrivare impreparati all’appuntamento, come richiesto dalla giunta comunale, ci siamo preoccupati di fare noi da interlocutori con il presidente dell’ERSU il 19 settembre di quest’anno. In quell’occasione, in cui abbiamo occupato simbolicamente gli uffici dell’ente, siamo stati ricevuti dal presidente Funedda che ci ha assicurato che finchè ci sarà lui alla presidenza nessuna casa dello studente verrà venduta e anzi auspica che le istituzioni comunali e regionali si muovano verso l’aumento dei posti letto e delle borse di studio vista la gravità della situazione.
Ma ieri quando ci siamo presentati con striscione e volantini durante il consiglio ci siamo scontrati con la negligenza e il menefreghismo di certi consiglieri che nonostante ci abbiamo ricevuto, hanno risposto con sufficienza e circostanza alle nostre domande, sviando l’argomento.
Non ci interessano le modalità di voto, non ci interessano chiacchiere da bar, ci interessa che non vengano fatti profitti, scambi o speculazione sulle spalle degli studenti e delle studentesse di Cagliari.
Il corpo studentesco si sta organizzando e si sta mobilitando contro queste politiche e l’incresciosa situazione del diritto allo studio nella nostra città; questi episodi in cui le istituzioni si dimostrano sorde di fronte alle richieste di ascolto e confronto non fanno che alimentare un clima di tensione che si respira tra le case dello studente e i corridoi del nostro ateneo. Torneremo.

Basta speculazione e profitto sugli studenti.
NO ALLA VENDITA DELLA CASA DELLO STUDENTE DI VIA ROMA, QUESTA CASA NON E’ UN ALBERGO!

 

volantino: questa casa non è un albergo comunicato:Consiglio comunale

 

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Continuano i disagi degli studenti: breve storia sulla vita nelle case dello studente

Ogni inizio di anno accademico è scandito indubbiamente da due avvenimenti: l’ inizio delle lezioni e l’ assegnazione da parte dell’ Ersu delle borse di studio e dei posti alloggio agli studenti che ne hanno fatto domanda. Ma è il secondo a destare il maggiore interesse, perché andrà a determinare direttamente lo stile di vita di chi ha fatto domanda. Il 12 settembre sono uscite le graduatorie provvisorie e anche quest’ anno si presenta il gravoso problema degli idonei non beneficiari, coloro che risentono maggiormente dei tagli regionali al mondo dell’ istruzione.

Per i più fortunati invece arriverà, dopo la pubblicazione della graduatoria definitiva il 1° ottobre, l’ assegnazione di un posto alloggio, la massima aspirazione per uno studente che si ritrova a vivere separato dalla propria famiglia. Non sempre però l’ Ente per il diritto allo studio riesce a garantire quello che dovrebbe: molto spesso infatti all’ interno di una casa dello studente si creano situazioni assurde e paradossali, molte delle quali causate dalla noncuranza dell’ Ente stesso nei confronti degli studenti.

Per testimoniare ciò abbiamo deciso di intervistare due ragazzi, Alessia e Andrea, che vivono nella casa dello studente di via Trentino, la più capiente dopo l’ ormai dimenticata casa di via Roma.

Sono molti gli aspetti toccati da Alessia, al secondo anno di Università e Andrea, matricola: questi vanno dal regolamento poco flessibile alle difficoltà di convivere con persone diversamente abili che avrebbero bisogno di più sostegno da parte dell’ Ente.

In particolare le parole della studentessa mettono in luce le contraddizioni politiche della gestione Ersu.

“Dovrebbero rimettere a nuovo le strutture già presenti; dovrebbero riaprire i piani chiusi della casa dello studente di via Monte Santo; dovrebbero ridarci la casa di via Roma. Non dovrebbero promettere cose che sanno di non poter mantenere. A noi non interessa la promessa di un campus universitario tra tre anni. E tanto meno ci interessa che Cagliari sia la capitale della cultura quando non sa essere neppure una città universitaria.”

Ma non solo la casa di via Roma. Il problema risulta essere anche il College di Sant’ Efisio, struttura pagata alla curia di Cagliari la modica cifra di 20 milioni di euro da Regione, Provincia, Comune e Saras e che a ottobre verrà chiusa, lasciando così completamente inutilizzate le 40 singole al suo interno. Significativa è la posizione dell’ Ersu in questa occasione: l’ ente ha infatti deciso di destinare questi soldi verso una certa direzione piuttosto che soddisfare a pieno i reali bisogni di noi studenti.

Gli aspetti emersi dall’ intervista però non sono legati esclusivamente alla gestione politica dell’ Ente. Molti sono i problemi che riguardano questioni burocratiche, o semplicemente legate al regolamento interno della casa dello studente di via Trentino e non solo.

“Noi studenti non possiamo fare 4 traslochi nel giro di un anno accademico. Il primo a ottobre con l’ assegnazione della camera sino ad arrivare all’ ultimo nella sessione estiva. L’ Ersu non solo non ci permette di tenere la camera durante il mese di agosto, ma nel caso in cui ci fossero problemi di controlli , disinfestazioni o manutenzioni il preavviso è relativamente poco” dichiara Alessia durante l’ intervista. La studentessa infatti si è ritrovata a dover abbandonare per problemi di manutenzione la sua camera a una settimana dall’ inizio dei lavori. E ciò è avvenuto in piena sessione esami. Hanno subito lo stesso destino gli studenti della casa di via Monte Santo quando questa è stata chiusa, riaperta e poi nuovamente chiusa. Ovviamene tutto nel giro di un anno accademico.

L’ intervista continua. “Il problema della connessione internet è forse una delle situazioni peggiori che affrontiamo. Noi studenti paghiamo 15 euro all’ anno per usufruire di un servizio che, nei pochi mesi in cui è presente, è molto scarso.” L’ Ersu quindi, in un mondo universitario in cui ormai è tutto telematico e molto impersonale, dalle lezioni, alle iscrizioni agli esami e non solo, nega l’ unico collegamento tra lo studente e la struttura grazie alla quale dovrebbe istruirsi.

Ultimo problema, non in ordine di importanza, emerso dalle parole di Alessia e Andrea, è quello delle camere vuote. “L’ amministrazione sceglie di non assegnare una parte delle camere, perciò ad ottobre quando arriviamo nelle case dello studente, molte stanze rimangono inutilizzate. Inoltre vengono lasciate vuote anche le stanze appartenenti ai ragazzi che partono in Erasmus, che la maggior parte delle volte rimangono inassegnate anche per 12 mesi”. Questa scelta ovviamente costringe chi non è riuscito a entrare in graduatoria a doversi prendere una stanza in affitto, la maggior parte delle volte in nero.

Le parole di Alessia e Andrea non sono altro che la testimonianza della mala gestione da parte di quell’ ente che dovrebbe garantire il diritto allo studio ma che molto spesso mette in primo piano i suoi interessi. Interessi che poi portano a una gestione politica inadatta, a dannosi problemi burocratici e a speculazioni, edilizie e non solo, che gravano solo sulle spalle di noi studenti.uid_142e6e33d97.640.0

L’ ERSU prende posizione: la casa di via Roma rimarrà agli studenti

10609640_531486300329852_6723325666358832219_n10710552_530988290379653_6511300074095687808_nStamattina abbiamo simbolicamente occupato l’ufficio dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio per porre al centro dell’attenzione la situazione e il destino della Casa dello studente di Via Roma, chiusa ormai da due anni. Sei mesi fa sono finalmente iniziati lavori ma le ultime notizie ci dicono che al termine di questi la struttura non sarà destinata agli studenti ma venduta ai privati per fare un albergo.

Questo si evinceva dalle parole di Antonio Funedda, neo presidente Ersu, che alla presentazione dell’anno accademico 2014/2015 dichiarò: “Vendere? Valuteremo tutte le ipotesi che si possono mettere in campo”.
Della stessa lunghezza d’onda il consiglio comunale di Cagliari, che il 9 luglio ha approvato un ordine del giorno con il quale si chiede al sindaco di “avviare una pronta interlocuzione con l’Ersu tesa a riaprire la casa dello studente, favorendo anche la ripresa dell’attività turistica e ricettiva attraverso accordi con privati”.

Scelte che hanno dell’assurdo, perché sono ben altri i problemi che attanagliano gli studenti universitari: un continuo de-finanziamento del welfare studentesco da parte della regione; il numero degli idonei non beneficiari che quest’anno arriverà a toccare il 47%, la casa dello studente di via Montesanto attualmente chiusa e di cui sono solo ipotesi le date di riapertura, una diminuzione dei posti alloggio dal 2012 di 126 posti.

E non riteniamo sufficiente la promessa della costruzione del campus universitario in viale la Playa nel 2019: i posti che in teoria dovrebbero essere destinati saranno 1219. Un numero irrisorio rispetto ai 17.000 studenti fuori sede presenti a Cagliari, che a causa della mancanza di posti alloggio e fondi per le borse sono costretti scegliere tra delle soluzioni che in un modo o nell’altro influenzeranno i loro tempi di vita e di studio e allungheranno ulteriormente la loro carriera universitaria, tra lavori precari e malpagati e affitti che superano i 200 euro.

Successivamente all’occupazione simbolica dell’Ersu, abbiamo ottenuto di parlare con il presidente Ersu, a cui siamo riusciti a strappare la dichiarazione, dopo mesi e mesi di incertezza, che, nonostante ciò che è stato scritto nei giornali, non c’è nessun atto ufficiale di vendita e che si opporrà a qualunque ipotesi di vendita ai privati.
Sulla situazione degli idonei non beneficiari, ci ha confermato l’ormai continua diminuzione dei fondi pubblici per bose e case.

Una situazione dunque insostenibile, che continueremo a far presente contestando davanti ai diretti responsabili: Ersu, Regione e Comune di Cagliari