Casa dello studente di via Roma: la chiamano ristrutturazione ma si legge speculazione

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Venerdì 12 settembre sono uscite le graduatorie provvisorie per l’assegnazione delle borse di studio e dei posti alloggio alle case dello studente. Si ripresenta, anche quest’anno, il problema degli idonei non beneficiari, ovvero coloro che “possiedono i requisiti richiesti dal bando ma non possono usufruire del beneficio richiesto, per l’insufficienza delle risorse disponibili”. Osservando i dati degli ultimi anni, ad esempio sui posti alloggio alle case, la definizione di “insufficiente” parrebbe troppo poco: uno dei dati è la diminuzione dal 2011 ad oggi di 126 posti alloggio. Manca all’appello la casa dello studente di via Roma, per tantissimi anni considerata ottima dagli studenti per la sua invidiabile posizione, ma quasi invivibile per gli innumerevoli problemi che ogni giorno venivano a presentarsi (perdite idriche, tubature malandate che non facevano arrivare nelle stanze degli studenti l’acqua, che in compenso filtrava dai soffitti). Dopo un anno e mezzo di attesa sono finalmente iniziati i lavori, che probabilmente, serviranno solamente a rendere la struttura vendibile a qualche privato.

Secondo le dichiarazioni rilasciate durante la presentazione dell’anno accademico 2014/2015 da Luca Funedda, presidente dell’Ersu da alcuni mesi, l’ipotesi di vendita viene tenuta in considerazione: “Vendere? Valuteremo tutte le ipotesi che si possono mettere in campo”. E sulla stessa linea d’onda si è espressoil consiglio comunale di Cagliari, a maggioranza Sel, approvando il 9 luglio un ordine del giorno con il quale si chiede al sindaco di “avviare una pronta interlocuzione con l’Ersu tesa a riaprire l’ex Hotel Moderno (l’attuale casa dello studente in via Roma. ndr) con una destinazione pubblica; non escludendo ma favorendo anche la ripresa dell’attività turistica e ricettiva attraverso accordi con privati”.

Insomma, le istituzioni responsabili del diritto allo studio fanno una scelta ben precisa: utilizzare soldi pubblici (i soldi spesi per la prima tranche di lavori si aggirano intorno ai 500.000 euro) per mettere in sesto una struttura per poi venderla al miglior offerente. Tutto questo per noi ha un nome ben preciso: si chiama SPECULAZIONE.

Ma via Roma non è che la punta dell’iceberg della malagestione targata ERSU: anche le altre case dello studente risultano essere fatiscenti. L’esempio più eclatante risulta essere via Montesanto, chiusa per tutto il mese di settembre a causa della necessità di ristrutturare le stanze rimaste chiuse per la presenza di muffa, proliferata per la negligenza dell’ente nella pulizia delle stesse e nella manutenzione della struttura, che salta all’occhio anche semplicemente guardando la condizione esterna dello stabile,fatiscente da piu di 2 anni Uno dei tanti problemi che periodicamente si sono presentati negli ultimi due anni: dal problema degli impianti non a norma alla necessità di rimuovere la copertura esterna, rivelatasi essere in fibra di amianto affogata nel cemento, con il conseguente problema della presenza di muffa. Infine, nel mese di giugno di quest’anno, l’esplosione dell’emergenza legionellosi, che ha costretto gli studenti ad un trasferimento proprio durante la sessione di esami.

A fronte di una situazione di questo tipo, agli studenti non possono bastare “le promesse fatte in campagna elettorale”. Così come non ci può bastare la promessa della costruzione del campus universitario: i posti che in teoria dovrebbero essere destinati saranno 1219. Un numero irrisorio rispetto ai 17.000 studenti fuori sede presenti a Cagliari.

No, cara Ersu, non ci si può permettere di fare loschi affari con i privati di Cagliari, per poi farli ricadere sulle spalle degli studenti. Non è possibile costringere gli studenti a scegliere tra delle soluzioni che in un modo o nell’altro influenzeranno i loro tempi di vita e di studio, e che allungheranno ulteriormente la loro carriera universitaria. Sono troppi gli studenti che devono ricorrere a lavori precari e malpagati, affitti da 250 €, e con contratto irregolare nel 92% dei casi.

No, cara Ersu, non vogliamo la casa di Via Roma in mano a palazzinari e speculatori, la rivogliamo messa a nuovo e pronta ad accogliere tutti gli studenti che ne hanno il diritto.

13 SETTEMBRE DENTRO LA BASE DI CAPOFRASCA

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Ieri diverse migliaia di persone si sono riunite fuori dalla base di Capo Frasca per chiedere il termine delle esercitazioni in Sardegna, la chiusura delle basi militari e la bonifica immediata di tutti quei territori che da 60 anni subiscono il peso della ricerca bellica.
Non spetta a noi dare ulteriore spazio a coloro che ieri hanno parlato dal palco, alle “personalità influenti” della politica sarda che hanno occupato oggi carta stampata, telegiornali e documenti audio e video sul web.
Ci interessa sottolineare, invece, la rabbia genuina e spontanea che migliaia di persone hanno dimostrato a qualche centinaio di metri dal comizio e contiguamente al perimetro del poligono. Un presidio eterogeneo e conflittuale che ha tenuto sotto pressione per ore la forza pubblica dedita alla difesa del campo della base nato. 
La distanza tra questi due momenti principali del 13 settembre è scandita dalla lontananza della classe politica dalle esigenze reali dei cittadini ma soprattutto nell’incapacità di tradurre esse in pratica politica quotidiana.
A conquistare centimetro su centimetro sui campi incolti di fronte al filo spinato della base erano persone di qualsiasi età e provenienza, non sicuramente lo spauracchio dei “facinorosi” utilizzato da qualche giornale per delegittimare quel momento di lotta. Queste persone con coraggio hanno scelto con l’azione di ieri di no delegare la lotta e di palesare le enormi contraddizioni dell’occupazione militare in Sardegna.
10690332_692500247504082_7247569395402399183_nAl grido di “ci sfruttano, bombardano, muoriam di leucemia”, vi è la presa di coscienza di non voler più barattare la salute e la propria terra con i campi di addestramento alla morte, per qualche fantomatico posto di lavoro; tanti poi coloro che hanno intonato cori contro la politica imperialista della Nato e i continui massacri dell’esercito israeliano in Palestina.
Da qui dobbiamo partire, da una composizione eterogenea, che con diversi mezzi e possibilità ha voluto dire la sua il 13 settembre, che applaudiva al cadere delle reti, che cantava colma di gioia una volta entrati nell’area militare proibita.
Non possiamo permetterci scatti in avanti, personalismi o delegare a qualcuno questa lotta che parte nel migliore dei modi, con un popolo che legittimamente prende parola e si schiera contro la vergogna delle servitù militari in Sardegna.
Pensiamo che quella di ieri sia stata una giornata STORICA in cui un popolo si è fatto protagonista di una presa di posizione importante, pensiamo inoltre che sia stata un’occasione mancata per tutti coloro che sono abituati a mettere il cappello in questo genere di situazioni.
Attenti la lotta non si cavalca, ma la lotta cavalcherà voi.
Ne approfittiamo per ringraziare tutte le realtà presenti il 31 agosto che hanno deciso di condividere la grande giornata di ieri prima fuori poi dentro le reti della base militare di CAPO FRASCA.

A FORA SA NATO DE SA SARDIGNA!

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Sindaco e Abbanoa attaccano le scuole occupate. Ma gli abitanti rispondono: LA CASA NON SI TOCCA!

a282952b7eba47cbc3f37bdbe206484ff1dc8ff880c68d3e81ca4c84Anche a Cagliari, come in tante altre città, l’incapacità delle istituzioni di rispondere alla domanda abitativa provoca una situazione emergenziale. Capita così che alcune famiglie, che aspettano da anni una casa popolare, siano spinte ad occupare alcuni edifici scolastici inutilizzati di proprietà del comune: l’ex scuola Mereu, quella di via Zucca a Pirri e di Via Flumentepido a San Michele.

Al loro interno, tra gli altri, vivono circa venti bambini, diversi anziani, una ragazza incinta e due disabili. Dopo anni di sacrifici, dopo essersi impegnati per adattare quegli spazi (altrimenti inutilizzati) alle proprie esigenze, per alcuni di loro è arrivata l’ennesima mazzata: Abbanoa – l’azienda che si occupa del servizio idrico nel territorio sardo – eseguendo direttive del Comune, ha provveduto allo slaccio coatto dell’utenza. Gli edifici interessati dall’ordinanza sono la scuola “Mereu” e quella di via Flumentepido. Lo stesso provvedimento è stato minacciato da Abbanoa per quanto riguarda gli abitanti della scuola di Via Zucca, qualora decidessero di resistere a quello che di fatto è un tentativo di mandarli via.

Sono questi i primi effetti dell’applicazione del “Piano Casa” del governo Renzi, che all’articolo 5 recita:

“Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non puo’ chiedere la residenza ne’ l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.”

Il provvedimento trova numerosi zelanti esecutori sul piano locale: tra i primi in Italia, l’amministrazione comunale cagliaritana, insieme ad Abbanoa. Per questo, lunedì mattina abbiamo partecipato al sit-in indetto sotto gli uffici comunali dalle famiglie occupanti. L’invito rivolto al sindaco Zedda di sedersi ad un tavolo per trovare insieme una soluzione, regolarizzando i contratti per le utenze dell’acqua precedentemente a carico dell’amministrazione comunale, è stato rifiutato adducendo come scusa la celebrazione di un matrimonio. Come se ciò non bastasse, in seguito alla notizia, la Digos ha mostrato tutto il suo nervosismo di fronte ad una situazione potenzialmente conflittuale, minacciando di denunciare occupanti e solidali.

Lasciando da parte le promesse troppo spesso pronunciate, non sembra esserci da parte dell’amministrazione (quella della città dalle 5000 case sfitte) nessuna intenzione di instaurare un dialogo con chi è vittima delle proprie inefficienze. Ma solo quella di eseguire, chinando il capo e lasciando alla propria sorte gli occupanti, le direttive nazionali (auspicando magari che i soliti palazzinari regalino nuovi sogni sulla costruzione di ghetti al solo vantaggio delle proprie tasche).

Siamo al fianco degli occupanti in questa giusta lotta per un diritto fondamentale quale è quello per la casa. Un diritto negato e calpestato da chi dovrebbe garantirlo. Per questo, di fronte ad un’emergenza sempre più pressante incontriamoci ed auto-organizziamoci per riprenderci ciò che è nostro. 

 

Sant’Elia è viva.

Un’intervista alle donne dell’associazione Sant’Elia Viva

Foto tratta dall'ulbum "Ma tu di dove sei?" (Quartiere Sant'Elia) 2014" di Gisella Congia
Foto tratta dall’ulbum “Ma tu di dove sei?” (Quartiere Sant’Elia) 2014″ di Gisella Congia

 In Sardegna l’emergenza abitativa sta diventando sempre più un problema reale,  molte le persone che non sono in grado di pagare l’affitto e sono dunque sfrattate  dalle loro abitazioni (secondo i dati provvisori del Ministero degli Interni, usciti  nel  febbraio 2014 e riferiti allo scorso anno, solo in Sardegna sono 302 gli sfratti  per  morosità, di cui 151 quelli eseguiti). Di fronte a questi dati, molti, non avendo  un  reddito adeguato a sostenere un affitto, scelgono la via dell’occupazione, ormai una  pratica sempre più diffusa non solo in Sardegna. A ciò ha deciso di  rispondere alcuni  giorni fa il Governo Renzi, attraverso la nuova Legge sul “Piano  Casa”, che  rappresenta un vero e proprio atto punitivo nei confronti delle  centinaia di  occupazioni presenti in tutto il  paese[1]Questi sono stati i motivi che ci hanno  portato ad approfondire il tema dell’emergenza abitativa, focalizzando la nostra  attenzione su quello che succede nella nostra città, Cagliari. Come Collettivo  Universitario Autonomo abbiamo quindi avuto la possibilità di entrare in contatto con  l’ Associazione culturale Sant’ Elia Viva, un gruppo di donne che ha deciso di  combattere nel loro quartiere, Sant’ Elia, sia questo problema che tanti altri,  mostrando una grande determinazione. Per questi motivi abbiamo deciso di approfondire il rapporto con loro e a dare voce ai loro gesti e alle loro parole.

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CdA ERSU: le poltrone e i “compiti a casa”

ccccDopo circa un mese in cui sono risultate “vacanti”, le poltrone del CdA dell’Ersu tornano ad essere occupate. Conosciamo meglio i nuovi “nominati”:

Il Presidente sarà Antonio Luca Funedda: 49 anni, originario di Nuoro, ricercatore in Geologia strutturale docente nel Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Ateneo cagliaritano.

A completare la componente politica, Gianluigi Piras e Cosimo Ghiani.

Il primo è stato scelto dal segretario sardo del PD Silvio Lai ed è vicino alle posizioni di Giuseppe Civati. Nel suo curriculum figura questa brillante dichiarazione rivolta alla campionessa di salto con l’asta Isinbayeva, schierata al fianco di Vladimir Putin nella campagna anti-gay:
Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”.
A causa di queste dichiarazioni alcuni giorni dopo decise di abbandonare tutti gli incarichi, dentro e fuori il PD.

Il secondo, invece, è stato scelto dall’Udc, partito per il quale si era anche candidato per la carica di Consigliere regionale alle scorse elezioni, senza però essere eletto.

Per i docenti, invece, il rappresentante eletto è Antonella Fais, ricercatrice di Biochimica nel Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Ateneo Cagliaritano. Il rappresentante degli studenti resta Francesco Pitirra.

È servito più di un mese, dunque, per poter scegliere il Consiglio d’Amministrazione dell’Ersu Cagliari. Evidentemente i gravi problemi in cui versano gli studenti universitari non sono servite ad accelerare le nomine.

Per la Regione Sardegna sembrerebbe più importante “accontentare” persone che non hanno incarichi di prestigio in politica piuttosto che porre un freno ai tagli drastici alle borse di studio e ai contributi Fitto Casa, aumentare i fondi per mettere a posto le fatiscenti Case dello Studente, riaprire la casa di Via Roma per gli studenti e non venderla al miglior offerente quando i lavori saranno conclusi (http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=37054), senza che effettivamente si sappia nulla di certo per quanto riguarda il nuovo Campus.

Questi sono i problemi con i quali dobbiamo confrontarci ogni giorno. Questi sono i problemi ai quali pretendiamo risposte immediate. E non basterà dire “siamo solo tecnici. Non possiamo far nulla”. Vogliamo ciò che ci spetta!

 

Taglio agli appelli. Le ultime novità.

Foto Taglio appelliDalle sedi istituzionali deputate alle decisioni sul futuro degli studenti, ai cui lavori è impossibile assistere (a meno che non si abbia la stelletta da rappresentante), giungono delle notizie importanti riguardanti l’annosa questione del taglio appelli. Passiamole in rassegna ad una ad una:

Il Consiglio di Facoltà, nella seduta del 27 Marzo[1], ha deliberato:

– Il ripristino, in deroga a quanto stabilito, degli 11 appelli per gli studenti del vecchio ordinamento di Scienze della Formazione primaria;

– La necessità, in vista della formulazione del calendario didattico per il prossimo A. A., che i Consigli di Corso si esprimano sull’annoso tema del numero degli appelli.

In seguito a ciò, questi sono i primi responsi ufficiali:

–          Il Consiglio di Corso di Beni Culturali ha bocciato la proposta degli 11 appelli, sostenendo invece la necessità di un ulteriore appello per gli studenti in corso e fuori corso nel mese di aprile[2].

–          Il Consiglio di Corso di Scienze della Comunicazione ugualmente boccia la proposta. Dal verbale, pare sia emerso che addirittura gli appelli esistenti siano troppi.[3]. Magari gli studenti ci prendono gusto

–          Il Consiglio di corso di Laurea in Lettere, invece, ha approvato, con un solo astenuto, il ripristino, dal prossimo anno accademico, degli 11 appelli per gli studenti fuoricorso[4]. Continua la lettura di Taglio agli appelli. Le ultime novità.

ELEZIONI UNIVERSITARIE: Un tiro al piccione

piccioni01Come vuole la tradizione, ogni tanto, viene aperta la caccia al piccione. Improvvisamente, bislacchi  cacciatori escono dalle tane in cui sono rimasti a lungo chiusi, imbracciano i loro fucili, li caricano a coriandoli e via! La caccia è aperta. Continua la lettura di ELEZIONI UNIVERSITARIE: Un tiro al piccione

IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

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Vendere via Roma “Non è un’ eresia”. È questa la dichiarazione del 14 marzo di Paolo Pirino, neo presidente dell’ ERSU nominato con una mossa a sorpresa l’ 11 febbraio dall’ ormai ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma questa affermazione non risulta essere una notizia dell’ ultima ora; va invece a confermare le paure espresse da alcuni studenti nel gruppo Facebook dell’ ERSU in tempi non sospetti. Paure dissipate dalla vecchia presidentessa Daniela Noli, che ha lasciato la poltrona per tuffarsi nella campagna elettorale delle ultime elezioni regionali. Continua la lettura di IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

Ersu: storie di ordinaria censura

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Anche quest’ anno Cagliari aderisce all’ Israeli apartheid week, serie di iniziative annuali organizzate nelle città e nei campus di tutto il mondo. Conferenze, eventi multimediali e spettacoli culturali hanno lo scopo di educare le persone su come la natura dell’ apartheid israeliana influisca nei confronti dei palestinesi dei Territori Occupati e di Israele. Ma questo importante evento, al quale partecipano quasi 200 città in tutto il mondo, non ha solo uno scopo informativo. Continua la lettura di Ersu: storie di ordinaria censura

Docenti indecenti: cronaca di una mattinata noiosa

Niente di nuovo. Niente di bello. Si potrebbe sintetizzare così la giornata di ieri. L’assemblea tra studenti, autorganizzatisi nella Assemblea contro il taglio degli appelli, e docenti della Facoltà degli Studi Umanistici si è chiusa con un nulla di fatto. Alla richiesta delle motivazioni per le quali è stato votato questo taglio, Prof. Paulis ha risposto con un soporifero intervento, una pioggia di numeri che tutto volevano esprimere tranne le motivazioni richieste. O almeno non direttamente. Non che ci si potesse aspettare nulla di diverso da chi ha voluto e approvato il taglio (che, ricordiamolo, ha portato il numero degli appelli annui 11 a 8 appelli per gli studenti fuori corso, da 7 a 6 per gli studenti in corso).

taglio appelli sfondo copia Continua la lettura di Docenti indecenti: cronaca di una mattinata noiosa

Verso l’assemblea del 6 Marzo: RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

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Stamattina, come Assemblea contro il taglio degli appelli, abbiamo bloccato per mezz’ora l’inizio delle lezioni nel Corpo Centrale del Magistero. Non siamo disposti ad accettare passivamente il taglio votato dai docenti in Consiglio di Facoltà e la loro volontà di ignorare le nostre ragioni, espressa disertando l’incontro fissato due mesi prima per il 26 febbraio, adducendo come scusa la mancanza di preavviso. Dopo mezz’ora, abbiamo deciso di partire in corteo attraversando le biblioteche e le aule degli altri edifici. Le reazioni sono state varie. Prof. Mascia, ad esempio, si è mostrato contento e desideroso di partecipare all’assemblea del 6 marzo. “Ci sono tante contraddizioni – ha detto – nello stesso corpo docente. Tra coloro che si devono adeguare alle decisioni, e pochi altri che le impongono”. Radicalmente opposta è stata la reazione di Prof. Nuvoli. Non che ci si potesse aspettare niente di diverso da uno dei massimi rappresentanti di Comunione e Liberazione.Nuovo appuntamento…

Mercoledì 5 Marzo – ore 13
Giardino Antistante Mensa Via Trentino
https://www.facebook.com/events/592192447542256/

Viviamo un momento di socialità in uno spazio ormai dimenticato da chi dovrebbe provvedere al Diritto allo Studio, per discutere e organizzarci in vista dell’assemblea studenti/docenti del 6 marzo.

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

Riprendiamoci gli appelli: verso la giornata di lotta del 6 Marzo

meno appelliIl 26 Febbraio si sarebbe dovuto tenere l’incontro tra gli studenti della Facoltà degli Studi Umanistici, autorganizzatisi nell’ Assemblea contro il taglio degli appelli, e i docenti in merito al taglio stesso. Perché il condizionale? Nonostante l’incontro fosse già stato fissato e i docenti avvisati con due mesi di anticipo, si sono presentati soltanto il preside della Facoltà ed un altro professore, adducendo come scusa l’assenza di un preavviso dell’ultimo minuto. L’Assemblea studentesca ha proposto ai docenti un nuovo appuntamento per la giornata di ieri, 28 Febbraio, declinato dai docenti in quanto, citiamo prof. Paulis, preside della Facoltà, “il venerdì è una giornata scomoda”. Ennesima prova della loro incapacità e l’indisponibilità a capire il nostro punto di vista, il loro costituirsi non come interlocutori per la risoluzione di un problema, ma come parte del problema. Per questo, l’assemblea si è tenuta ugualmente nonostante l’assenza dei docenti. E’ emersa la volontà di accettare l’incontro del 6 Marzo e la necessità di organizzarsi per far capire ai docenti, il cui atteggiamento si è rivelato paternalistico, quando non canzonatorio, che non siamo disposti a cedere.

Non siamo disposti ad aspettare in silenzio fino all’ incontro del 6 marzo, ma vogliamo far arrivare la nostra protesta a tutti gli studenti possibili. Sia chiaro a tutti che non ci fermeremo fino a quando non raggiungeremo l’obiettivo: riprenderci tutti gli appelli!

Report di un’assemblea senza docenti

Che dire dell’assemblea di oggi? Tutti noi che aspettavamo i docenti, i responsabili del taglio agli appelli, non abbiamo trovato che Prof. Paulis e Prof. Virdis. Sostenevano l’impossibilità per i colleghi di avvicinarsi all’assemblea in mancanza di preavviso. Due mesi d’anticipo, concordare l’appuntamento con il Preside come hanno fatto i ragazzi dell’Assemblea contro il taglio degli appelli evidentemente, per loro, non basta.

E’ evidente come non ci sia nessun interesse da parte loro a confrontarsi con gli studenti, uscire dai propri uffici per vedere come le loro decisioni si ripercuotano sulla nostra pelle, alle prese con borse di studio e servizi insufficienti, lavori sottopagati.

Non molliamo. Se loro non sono disposti ad ascoltarci saremo noi, molto presto, a farci vedere.L’obiettivo è uno solo: 11 appelli! Non siamo disposti a cedere di un millimetro.

 

Assemblea Venerdì 28 Febbraio – ore 11 Atrio Corpo Centrale

 

Sono invitati anche i docenti. Certo, vista la giornata odierna, non ci aspettiamo molto da chi è parte del problema. Certo è che se dovessero decidere di non presentarsi, sarà chiaro come da parte loro non ci sia alcuna disponibilità al confronto. E non ci sarà neanche da parte nostra!

 

#RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

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Le LOTTE non si arrestano!

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Ieri mattina una grossa azione repressiva è stata condotta dalle questure di Roma e Napoli nei confronti dei militanti dei movimenti di lotta per la casa, delle soggettività antagoniste e dei precari organizzati.

Nella capitale sono stati 17 i compagni del movimento per il diritto all’abitare (Blocchi Precari Metropolitani, Coordinamento Lotta per la Casa, Acrobax e Alexis) che hanno ricevuto delle misure restrittive. Sette sono stati posti agli arresti domiciliari e altri dieci all’obbligo di firma. I fatti si riferiscono alla giornata del 31 Ottobre, quando più di mille persone assediarono la conferenza Stato-Regioni. Le accuse vanno da resistenza e violenza a pubblico ufficiale a rapina per la sottrazione di alcuni scudi e manganelli durante le cariche.

 Nella città partenopea, invece, 10 compagni  sono stati posti agli arresti domiciliari e 15 all’obbligo di dimora, tutti appartenenti ai “Precari organizzati B.R.O.S.”. Questi provvedimenti si riferiscono a manifestazioni che vanno dal 2010 al 2014 ed il reato contestato è partecipazione ad associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro l’incolumità pubblica, l’ordine pubblico e la pubblica amministrazione, quasi accomunando chi lotta per rivendicare i propri diritti per un futuro migliore alle peggiori cosche della camorra.

 Il duplice attacco della controparte ai movimenti, dimostra come dietro queste azioni ci sia una chiara volontà politica di voler stroncare alcune realtà che si stanno sempre di più rafforzando e consolidando in varie città italiane. Quello che è stato e quello che significa il 19 Ottobre fa paura, soprattutto dopo la partecipatissima assemblea dello scorso 9 febbraio alla Sapienza, che ha rilanciato la data del 12 aprile come nuova mobilitazione nazionale.

 Non faremo mai un passo indietro e non ci lasceremo intimidire dalla repressione di coloro che pensano di poterci fermare, che per di più sono gli stessi che ci hanno trascinato in fondo a questa crisi economica e che credono che l’unico modo per uscirne sia l’austerità. Abbiamo già dimostrato, e continueremo a farlo, che l’unica via possibile è quella della riappropriazione, e che il gesto di occupare le case sfitte è solo la punta dell’iceberg di un percorso di contropotere.

 Come compagni del Collettivo Universitario Autonomo Casteddu e del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu vogliamo esprimere la nostra piena solidarietà ai compagni vittime di queste misure restrittive, consci che non sarà questa repressione intimidatoria a fermare le lotte.