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12D: occupiamoci dei nostri diritti!

bannerRiportiamo sul blog l’appello  per una partecipazione massiccia di studenti, precari e lavoratori allo spezzone sociale e studentesco in occasione dello sciopero generale indetto dalla Cgil, con l’ausilio della Uil, per il 12 dicembre contro il jobs Act.                                                                                                                             

La grande scommessa del 12 dicembre sarà proprio questa: unire tutte queste categorie colpite dalla crisi e dalle scelte politiche dei vari governi e che hanno assistito a un continuo taglio dei servizi e un’ impossibilità a soddisfare i propri desideri. Partiamo dai nostri bisogni, riappropriamoci dei nostri diritti e occupiamoci dei nostri problemi. Sono le parole d’ ordine di una giornata che ci deve vedere tutti attivi e partecipi senza alcuna discriminazione

Il 12 dicembre migliaia di persone scenderanno in piazza, astenendosi dal lavoro, per il corteo indetto dalla CGIL con l’adesione della Uil. Una risposta ormai indispensabile per il sindacato di Susanna Camusso che, dopo tanto tergiversare, non poteva più aspettare per dare una risposta concreta alle migliaia di lavoratori ormai condannati alla precarietà e allo sfruttamento e che sempre più si vedono negate le più banali garanzie lavorative in nome di un progresso auto-referenziale ed escludente.
Quel giorno in piazza saranno presenti anche gli studenti di tutta la Sardegna, che dovrebbero rappresentare le figure principali per la creazione del sapere nella nostra regione, e invece subiscono da anni una continua dequalificazione ed elitarizzazione dei percorsi formativi. Le politiche degli ultimi anni portate avanti dai governi di centro-destra e centro-sinistra, mandanti delle direttive politiche impostate dal Processo di Bologna, hanno dimostrato la chiara volontà della classe dirigente di smantellare l’università pubblica, rendendo sempre più sterile e nozionistico il sapere universitario. La costante diminuzione del welfare studentesco ha parallelamente generato un sistema competitivo e individualista, creando una vera e propria guerra tra poveri all’interno della componente studentesca. Siamo invece convinti che la soluzione per i problemi degli studenti non sia soltanto scovare chi ogni anno dichiara il falso al momento della richiesta per la borsa di studio e il posto alloggio, ma sia pretendere la copertura TOTALE per tutti coloro che ne hanno diritto.

In questo contesto è la condizione studentesca e giovanile che vogliamo sottolineare. Di fronte ad un sempre più continuo disimpegno da parte dello Stato e della Regione Sardegna, che diminuisce di anno in anno i fondi per il diritto allo studio (esempi chiari di ciò sono i sette milioni in meno da quattro anni a questa parte finanziati per il welfare studentesco, e la diminuzione dei posti alloggio nelle case dello studente, passati dai 955 del 2008 ai 725 nel 2014), gli studenti sono ormai costretti a fare delle scelte drastiche per il prosieguo o inizio della loro carriera universitaria. Da un lato sono spesso obbligati a cercare appartamenti con affitti altissimi, che variano, per esempio a Cagliari, dai 200 euro nelle zone periferiche ai 250 euro delle zone centrali, spesso in nero. Affitti che di anno in anno continuano a salire, anche a causa delle 5000 case sfitte presenti a Cagliari, che fanno salire notevolmente i prezzi degli affitti. Un altro fardello che appesantisce lo svolgimento del corso di studi è il pendolarismo, scelta obbligata per gli studenti costretti a viaggiare dai loro paesi di origine per poter seguire le lezioni e sostenere gli esami, avendo spesso a che fare con ritardi, soppressioni e altri disagi di mezzi pubblici quali treni e pullman. Per chi non è in grado di sostenere queste spese, allora si apre la strada dell’abbandono dall’università: è questo ciò che lo scorso anno sono stati costretti a fare 257 studenti iscritti al primo anno non appena hanno scoperto di essere idonei non beneficiari. A causa sia del disimpegno delle istituzioni preposte sia delle conseguenze che questo provoca, osserviamo come ormai non esistano più gli studenti “puri”, ma anzi, spesso questi sono costretti a cercare dei lavori precari, malpagati e senza alcuna garanzia, per poter sostenere una vita universitaria nel capoluogo sardo. Oppure sono obbligati ad emigrare: i dati Istat affermano che un giovane su due è disposto a trasferirsi nel resto d’Italia, uno su tre all’estero. Sappiamo che dietro questi tagli ci sono chiare volontà politiche: esplicativo in questo senso il fatto che dal 2009 ad oggi l’FFO (fondo di finanziamento ordinario), utile per l’attuazione e il corretto funzionamento dei corsi e dei piani didattici, è passato dai 136.1 milioni di euro ai 114 milioni, causando la chiusura di tanti corsi di studio (siamo passati dai 90 del 2009 ai 78 odierni), il mancato turnover dei ricercatori e il pensionamento dei docenti. Allo stesso modo, vediamo come invece per l’apparato militare i fondi siano sempre cospicui: 90 i milioni che la Regione Sardegna destinerà all’apparato della Difesa, mentre il governo ha acquistato 90 aerei da guerra F35, ognuno dei quali costato tra i 97 e i 105 milioni di euro. Con i fondi utilizzati per uno di questi aerei da guerra potremmo pagare 27.000 borse di studio con l’importo massimo che l’ERSU di Cagliari paga ai fuori sede.

I dati altissimi di dispersione scolastica, la diminuzione costante negli ultimi anni del numero delle immatricolazioni e l’incremento del numero di NEET (giovani che non lavorano, nè stanno nei percorsi formativi) e di emigrati, sono da leggere in parallelo e sono la viva testimonianza di un territorio che non crede e non investe nella sua popolazione giovanile con politiche miopi e spesso clientelari.

Partiamo dalla nostra condizione giovanile e dai luoghi di riferimento in cui ci confrontiamo ogni giorno, ovvero le facoltà, le case dello studente, le biblioteche e le mense. Liberiamoci dalla nostra condizione, che ci vede meri fruitori di un servizio prodotto dalle fabbriche del sapere. Ricreiamo nella nostra città luoghi di aggregazione, scambio e socialità alternativi ai ritmi dettati dall’università azienda e dalla città gentrificata. Questa è la grande scommessa del 12 dicembre: riprendersi le strade e la città, riconquistando spazi di libertà in cui il confronto all’interno della popolazione studentesca sia slegato da dinamiche di profitto o produzione.
Solo noi possiamo dare una spinta decisiva per un cambiamento reale dei luoghi che quotidianamente viviamo, mettendoci in gioco giornalmente e credendo nella possibilità di non emigrare , non accontentandoci ma rilanciando costantemente per conquistare sempre maggiori spazi di libertà indipendenti da chi ci ha costretto a partire o da chi ci obbliga ad avere a che fare con servizi tagliati o, peggio ancora, svenduti.

IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

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Vendere via Roma “Non è un’ eresia”. È questa la dichiarazione del 14 marzo di Paolo Pirino, neo presidente dell’ ERSU nominato con una mossa a sorpresa l’ 11 febbraio dall’ ormai ex presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma questa affermazione non risulta essere una notizia dell’ ultima ora; va invece a confermare le paure espresse da alcuni studenti nel gruppo Facebook dell’ ERSU in tempi non sospetti. Paure dissipate dalla vecchia presidentessa Daniela Noli, che ha lasciato la poltrona per tuffarsi nella campagna elettorale delle ultime elezioni regionali. Continua la lettura di IL MANUALE DEL PERFETTO SPECULATORE

Ersu: storie di ordinaria censura

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Anche quest’ anno Cagliari aderisce all’ Israeli apartheid week, serie di iniziative annuali organizzate nelle città e nei campus di tutto il mondo. Conferenze, eventi multimediali e spettacoli culturali hanno lo scopo di educare le persone su come la natura dell’ apartheid israeliana influisca nei confronti dei palestinesi dei Territori Occupati e di Israele. Ma questo importante evento, al quale partecipano quasi 200 città in tutto il mondo, non ha solo uno scopo informativo. Continua la lettura di Ersu: storie di ordinaria censura

Verso l’assemblea del 6 Marzo: RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

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Stamattina, come Assemblea contro il taglio degli appelli, abbiamo bloccato per mezz’ora l’inizio delle lezioni nel Corpo Centrale del Magistero. Non siamo disposti ad accettare passivamente il taglio votato dai docenti in Consiglio di Facoltà e la loro volontà di ignorare le nostre ragioni, espressa disertando l’incontro fissato due mesi prima per il 26 febbraio, adducendo come scusa la mancanza di preavviso. Dopo mezz’ora, abbiamo deciso di partire in corteo attraversando le biblioteche e le aule degli altri edifici. Le reazioni sono state varie. Prof. Mascia, ad esempio, si è mostrato contento e desideroso di partecipare all’assemblea del 6 marzo. “Ci sono tante contraddizioni – ha detto – nello stesso corpo docente. Tra coloro che si devono adeguare alle decisioni, e pochi altri che le impongono”. Radicalmente opposta è stata la reazione di Prof. Nuvoli. Non che ci si potesse aspettare niente di diverso da uno dei massimi rappresentanti di Comunione e Liberazione.Nuovo appuntamento…

Mercoledì 5 Marzo – ore 13
Giardino Antistante Mensa Via Trentino
https://www.facebook.com/events/592192447542256/

Viviamo un momento di socialità in uno spazio ormai dimenticato da chi dovrebbe provvedere al Diritto allo Studio, per discutere e organizzarci in vista dell’assemblea studenti/docenti del 6 marzo.

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!!!

Report di un’assemblea senza docenti

Che dire dell’assemblea di oggi? Tutti noi che aspettavamo i docenti, i responsabili del taglio agli appelli, non abbiamo trovato che Prof. Paulis e Prof. Virdis. Sostenevano l’impossibilità per i colleghi di avvicinarsi all’assemblea in mancanza di preavviso. Due mesi d’anticipo, concordare l’appuntamento con il Preside come hanno fatto i ragazzi dell’Assemblea contro il taglio degli appelli evidentemente, per loro, non basta.

E’ evidente come non ci sia nessun interesse da parte loro a confrontarsi con gli studenti, uscire dai propri uffici per vedere come le loro decisioni si ripercuotano sulla nostra pelle, alle prese con borse di studio e servizi insufficienti, lavori sottopagati.

Non molliamo. Se loro non sono disposti ad ascoltarci saremo noi, molto presto, a farci vedere.L’obiettivo è uno solo: 11 appelli! Non siamo disposti a cedere di un millimetro.

 

Assemblea Venerdì 28 Febbraio – ore 11 Atrio Corpo Centrale

 

Sono invitati anche i docenti. Certo, vista la giornata odierna, non ci aspettiamo molto da chi è parte del problema. Certo è che se dovessero decidere di non presentarsi, sarà chiaro come da parte loro non ci sia alcuna disponibilità al confronto. E non ci sarà neanche da parte nostra!

 

#RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

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Nuovo Anno Accademico: NULLA DA FESTEGGIARE!

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Oggi 13 Gennaio 2014 il Magnifico Rettore ha inaugurato il nuovo anno accademico. Un nuovo anno all’insegna dei tagli presentati come razionalizzazione del sistema. Lo abbiamo ricordato ai professori e alle autorità ammesse ad assistere alla cerimonia, insieme ai lavoratori dei servizi di pulizie, portierato e servizi esecutivi. L’attacco nei loro confronti è un attacco a tutti noi. Per tutti noi però, a differenza di professori imbellettati e complici sindacati studenteschi, non c’era posto. Alle cerimonie così come dentro l’Università, sempre più un luogo per pochi. Il “buon risultato” – per usare le parole del Rettore Melis, fresco di nomina a rappresentante CRUI alla Conferenza Universitaria Nazionale (CUN) – conseguito con la previsione di bilancio per il nuovo anno accademico è un ulteriore attacco alle condizioni di lavoratori e studenti, alle prese con una didattica scadente e lavori sottopagati. Quali sono, però gli effetti di questo “buon risultato” , riportato anche grazie all’esternalizzazione dei fondamentali servizi di pulizia, portierato e multiservice?

– taglio del 20 % delle ore lavorative per coloro che si occupano delle pulizie, nonostante questi vengano contemporaneamente utilizzati come forza lavoro per l’adempimento di altre funzioni;

– deroga al Contratto Nazionale imposta da una delle ditte appaltatrici, che continua a fare riferimento ad un contratto non sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, che aspettando arrivi la Grazia stanno a guardare; libera di fare ciò che ha voluto, l’azienda dopo aver ridotto l’orario di lavoro al personale, dichiarato “in esubero”, ha provveduto nuove assunzioni alla faccia degli altri dipendenti.

Come non spendere una parola il consueto massiccio impiego di forze di polizia a protezione del palazzo e le autorità che, al suo interno, si godevano la cerimonia alla faccia nostra e dei lavoratori.

Nuovo anno accademico: nulla da festeggiare.

22 novembre. Ora parlano gli studenti

Foto corteo

La domanda che ho sentito più spesso in queste due lunghissime settimane? “Perché siete andati contro la celere? Sapevate cosa sarebbe successo.” La mia risposta è e sarà sempre la stessa: solo i ladri o chi ha qualcosa da nascondere entra dall’ingresso posteriore. Noi siamo il popolo, noi siamo studenti e la nostra rabbia non la vogliamo nascondere. Quindi siamo voluti entrare dall’entrata principale.

Inizia così la testimonianza di Luca (nome fittizio per rispettare la sua privacy), uno degli studenti scesi in piazza il 22 Novembre durante la giornata di sollevazione regionale indetta dal Collettivo Autonomo Studentesco Cagliari con la collaborazione di diversi altri collettivi come quello di Oristano, Olbia e del Collettivo Universitario Autonomo Casteddu. I motivi che hanno portato i giovani in piazza sono stati molteplici: dal caro libri, al caro trasporti, passando per la carenza di fondi per il diritto allo studio e per lo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie. Sono esempi lampanti di ciò gli ultimi avvenimenti accaduti al Liceo classico Dettori di Cagliari, nel quale è crollato un soffitto ferendo due studenti e un’ insegnate, e l’ ormai dimenticata casa dello studente di via Roma.

Nel comunicato del Collettivo studentesco Antonio Gramsci di Oristano leggiamo infatti: «Il nostro obiettivo era raggiungere il palazzo della regione, luogo simbolo nel quale si rintana la nostra classe dirigente parassita e criminale, piena responsabile, con le sue precise scelte politiche, della catastrofica situazione sociale in cui versa la nostra terra». È stato infatti progettato, nel lungo mese di preparazione del corteo, un vero e proprio “Assedio” come si legge in modo molto esplicito nelle locandine e nei diversi comunicati usciti prima del 22. L’obiettivo della giornata è stato dunque individuato nella sede del Consiglio regionale di via Roma

E così è stato. Da una parte e dall’ altra. Il racconto di Luca, infatti, continua così: A passo lento avanziamo verso la celere già dispiegata e pronta alla mattanza. Al contatto con i loro scudi davanti a noi si presentavano visi disumani colmi di rabbia e rancore verso chi chiedeva diritti e per chi poteva essere loro figlio. Da altre testimonianze emerge inoltre che quasi tutti i componenti del reparto schierato davanti agli studenti era composto da celerini che ridevano delle manganellate e da uomini che hanno “menato” tanto forte da mandare 4 ragazzi all’ ospedale. Secondo ciò che dice il Collettivo Studentesco Antonio Gramsci, pareva che la celere fosse formata “da uomini che non vedevano l’ ora di sfogarsi”.

Tra i ragazzi che sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche c’è Luca, al quale è stato riservato un trattamento particolare da parte del Dipartimento Investigativo Governativo Operazioni Speciali (D.I.G.O.S.) : “Come altri, dopo l’ennesima manganellata al capo sono crollato a terra, privo di sensi. Lasciai la mischia barcollando, aiutato da chi come me era lì per i propri diritti, e sentivo che le forze mi stavano abbandonando. A quel punto e in quelle condizioni vengo fermato da due individui in borghese e presumibilmente della Digos, che mi intimarono il fermo. Spaventato dalla situazione, accelerai il passo ma dopo le svariate minacce verbali ricevute decisi di fermarmi.”

Il racconto non termina qui, anzi: “Dopo il mio fermo è successo il fatto più vergognoso e disumano. Mi raggiunsero e, non contenti, il primo mi diede un pugno al viso, il secondo, una volta arrivato, si avvicinò e subito mi sferrò un pugno alla bocca dello stomaco.”

La testimonianza di Luca non è che uno dei momenti peggiori di ciò che è successo il 22 Novembre a Cagliari. Infatti è solo uno dei tanti ragazzi che, stanchi di non essere mai ascoltati, stanchi di essere minacciati ogniqualvolta si voglia manifestare un dissenso, stanchi di vivere in una società dove lo studente e i giovani vengono considerati come l’ ultima ruota del carro, si è trovato davanti a una reazione spropositata da parte della celere e di altri reparti speciali delle “forze dell’ ordine”.

«Non un passo indietro. Ci vogliono in ginocchio, noi ci solleviamo», si legge nel comunicato di uno degli organizzatori, il Casc. Sono queste le parole d’ordine che gli studenti porteranno avanti durante la lotta al potere dei prossimi mesi e forse, proprio questi due slogan, insieme alla presenza massiccia dei giovani in piazza, hanno spaventato le forze dell’ ordine. Solo questo potrebbe giustificare la loro reazione, tanto spropositata quanto indiscriminata, davanti a un corteo “armato” di ombrelli e uova ripiene di vernice, ma con una determinazione molto superiore delle loro manganellate.

22 Novembre: Non un passo indietro

22 novembre

Non un passo indietro. E’ questa l’indicazione che esce dalla giornata di mobilitazione indetta dagli studenti del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu, alla quale abbiamo risposto con grande entusiasmo. Una giornata che aveva un obiettivo: l’assedio alla Regione, come parte di un sistema di potere che ha come unica risposta alla crisi quella delle politiche di austerità, i cui effetti subiamo nella vita di tutti i giorni. Dal caro libri, al caro trasporti, alla carenza di fondi per il diritto allo studio (vedi aumento al 50 % degli idonei non beneficiari), allo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie (vedi Casa dello studente di Via Roma). Politiche che affamano i territori lasciati alla mercé di palazzinari, responsabili delle morti e della devastazione seguita all’alluvione cui abbiamo assistito nei giorni scorsi.

Il rifiuto e la rabbia di fronte a queste politiche è stato l’elemento unificante le mille persone che ieri sono scese in piazza, decise a chiedere conto ai responsabili. Di fronte a noi che in un migliaio siamo giunti davanti alla sede del Consiglio regionale di Via Roma, niente di diverso da quello che ci aspettavamo: un cordone di polizia. E’ questa l’unica risposta che arriva dall’alto. Polizia che non ha esitato a riversare la propria rabbia sugli studenti, dando vita ad una vera e propria caccia all’uomo, il cui bilancio è quello di quattro feriti.

Tra questi Emanuele, allontanatosi dal corteo perché non in buono stato di salute, è stato picchiato selvaggiamente dalle forze dell’ordine quando ormai si trovava già a loro disposizione. Conseguenza di ciò è stata una denuncia a piede libero per manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.  A lui, appena dimesso dall’ ospedale, va il nostro pensiero e un forte abbraccio. A lui come, sul versante opposto, a tutti coloro che si sono resi responsabili di questa violenza, dai mandanti politici agli esecutori materiali, va la nostra promessa che non ci fermeremo qua.

Un’altra strada è possibile rispetto a quella che ci viene offerta dalle istituzioni: quella dell’ autorganizzazione e della cooperazione. Un percorso da costruire sottraendo giorno dopo giorno, centimetro per centimetro spazio alla controparte nei territori che attraversiamo durante la nostra vita. Attraverso la costruzione di momenti di socialità, ma anche di scontro con la controparte, individuata nella classe dirigente a livello locale e nazionale.

20-22 NOVEMBRE: SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

 

SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

Rispetto all’ anno scorso i fondi destinati alle borse di studio sono diminuiti di 1,2 milioni di euro.

Gli effetti di questi tagli si possono vedere nelle graduatorie pubblicate il primo ottobre, dove su 5.244 domande solo 2.642 degli aventi diritto sono beneficiari di quelle borse: ciò vuol dire che 2.582 studenti che hanno bisogno e diritto a quei soldi (tra i 1.440€ e i 3.254 €) non vedranno nemmeno un centesimo.

I tagli alle borse di studio, che aumentano di anno in anno gli idonei non beneficiari, sono solo una parte degli ostacoli presenti nella nostra università,  insieme ai tagli agli appelli e ad un’edilizia scadente delle case dello studente, che porta spesso e volentieri ad una loro chiusura improvvisa.

Ovviamente tutto ciò non aiuta in nessun modo la carriera universitaria di uno studente, arrivando a creare situazioni paradossali, in cui, come possiamo leggere da un’intervista concessa dalla Noli all’Unione Sarda il 5 novembre 2013,  parrebbe che dobbiamo attendere l’arrivo di imprenditori sardi dal Belgio per vederci finanziate le borse di studio, arrivando addirittura a lodare tale intervento, non considerando le gravi responsabilità della Regione Sardegna in tutto ciò. In questa situazione l’università non è vista come un luogo di formazione e di cultura ma come una giungla mangia-soldi, dove chi prima esce ha vinto , costringendo le persone a non soffermarsi troppo quando si sbatte il muso davanti a evidenti calpestamenti di diritti. Questo clima costringe gli studenti a fare spesso spallucce di fronte a tutto ciò, sperando in un deus ex machina che convinca i docenti a non tagliare gli appelli, che faccia in modo che sia in primis la Regione a finanziare gli studenti e che magari ristrutturi anche la casa dello studente di via Roma e renda vivibile quella di via Montesanto.

Quello che bisogna fare è scendere in piazza con metodi alternativi, organizzarci e prenderci ciò che ci spetta di diritto senza aspettare nessuno, rappresentanti o deus ex machina che sia e per farlo bisogna incontrarsi. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a organizzare un sit in sotto la casa dello studente il 20 novembre in via Roma, per capire cosa sta succedendo là dentro e cercare il modo di riprenderci uno spazio che già da un anno ci è stato promesso, senza mai arrivare a fatti o risoluzioni concrete.

Ma non sarà l’unica iniziativa di piazza: il 22 novembre ci sarà una sollevazione studentesca regionale che percorrerà tutta Cagliari, con gli studenti provenienti da tutta la Sardegna, con i quali ci uniremo per dire no a questa trasformazione dell’università e per iniziare un percorso che ne faccia un vero e proprio luogo di formazione e cultura!

Reclaim Via Roma: la Casa che non c’è

«Un anno», dicevano. «Pazientate».

Sono le uniche dichiarazioni ufficiali dell’Ersu risalenti a settembre 2012 alle quali poi è susseguito un nulla di fatto.
Infatti, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.
E non si sa minimamente quando e se inizieranno!

Ma la chiusura della casa dello studente di via Roma non è altro che uno dei tanti errori che l’ERSU e la Regione Sardegna hanno fatto a spese degli studenti. L’aumento del 50% degli idonei non beneficiari rispetto allo scorso anno, la diminuzione del finanziamento regionale destinato al diritto allo studio, la continua mancanza dei posti alloggio, le pessime condizioni in cui gli studenti sono costretti a vivere rappresentano un attacco alla condizione studentesca.

Per i 18 mila studenti fuorisede che frequentano l’ Ateneo cagliaritano oltre al danno si aggiunge anche la beffa: infatti non solo si vedono tagliati quei fondi necessari, ma si vedono anche costretti ad aggiungere alla voce delle spese quella dell’ affitto. Si stima che un affitto medio per una stanza singola sia di 215 euro, mentre addirittura il 92% degli studenti ha un contratto irregolare che va ad ingrassare sole le tasche di chi pretende affitti altissimi.

E’ ora che ERSU e Regione Sardegna si prendano le proprie responsabilità

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI!

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MERCOLEDì 11 DICEMBRE – ore 17
CASA DELLO STUDENTE – VIA ROMA

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NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO! PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Ti ricordi quel giorno in cui sei stato/a sfrattato/a dalla Casa dello Studente di Via Roma? L’Ersu ritornava, dopo anni e anni di assenza. Si è accorto delle condizioni disastrose cui la sua assenza aveva ridotto lo stabile. «Un anno», dicevano. «Pazientate». A più di un anno di distanza la Casa, nonostante le promesse, è ancora chiusa. Senza che dagli uffici di Via Sassari venga spesa una parola.

Le uniche dichiarazioni ufficiali dell’ ERSU risalgono a settembre 2012 nelle quali si affermava che la casa sarebbe stata riaperta nell’ ottobre 2013. In realtà, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.

E NON SI SA MINIMAMENTE SE E QUANDO INIZIERANNO!

Vogliamo sottolineare il fatto che la chiusura di via Roma non è altro che uno dei tanti errori fatti a discapito degli studenti.

Diciamo basta

• All’ aumento degli idonei non beneficiari

• Alla diminuzione dei fondi destinati al diritto allo studio

• Alla mancanza dei posti alloggio

• Agli affitti in nero

Vogliamo parlarne, discuterne, organizzarci e programmare come riprenderci ciò che ci spetta. Lo facciamo il 18 novembre attraverso un pranzo sociale in facoltà, momento di reale socialità e spazio di discussione.

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI

NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI

* Cibo a offerta libera
* Birra a prezzi popolari

EVENTO FB: NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO-PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Foto pranzo sociale

 

★ NOI LA CRISI CE LA SCARTIAMO! ★ | torneo universitario di calcetto |

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Iscrizioni :

– mandare un messaggio privato al profilo del Collettivo (clicca quiENTRO e NON OLTRE il 20 Settembre con scritto:

_____ Nome squadra

_____Nome referente e numero di telefono

Struttura del Torneo

– Il torneo sarà composto da gironi e sarà strutturato in modo tale che ogni squadra giochi almeno due partite. Ogni partita del girone avrà la durata di 20 minuti, della semifinale di 30 minuti e della finale di 45.

– Le squadre dovranno avere un minimo di 5 giocatori

– La quota d’ iscrizione per ogni squadra è di 15 euro

– Ogni squadra deve avere a disposizione due cambi di magliette con colori differenti

– Le partite inizieranno alle ore 14.30

– Sarà presente un banchetto che fornirà acqua fresca gratis agli atleti e birra a prezzi popolari

★ PRIMO PREMIO: cassa di birra grande

★★ SECONDO PREMIO: cassa di birra piccola

★ ★ ★ TERZO PREMIO: sorpresa

EVENTO FB :https://www.facebook.com/events/234349350049586/?fref=ts

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Reclaim (y)our University Pt.2

 SABATO 6 LUGLIO 2013

 

                                              ♦♦♦♦  Ex Facoltà di Lettere e Filosofia – Magistero – Ingresso Piazza D’Armi ♦♦♦♦

    Dalle ore 17.00 – Atrio Magistero  

 

  Presentazione del libro “La forza di piazza Syntagma” di  Fulvio Massarelli

       

  Dalle ore 21.30     

 ★  Iato, SlimFIT, Il fondo dello Zighet IN CONCERTO! 

 ★  Live Painting!!

 

★  BIRRA E VINO A PREZZI POPOLARI!

 

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LA NECESSITÀ DI RIPRENDERCI GLI SPAZI

Contro la chiusura delle case dello studente e contro la speculazione sugli affitti agli studenti!

Contro l’aumento del costo della mensa e contro le prese per il culo dell’Ersu sulla riapertura della mensa di via trentino!

Contro il taglio delle borse di studio e l’aumento degli idonei non beneficiari!

PER un’Università fatta dagli e per gli studenti, gratuita per tutti e con la garanzia di poter studiare con un reddito minimo garantito!

PER un alloggio dignitoso, senza regolamenti da convento e gratuito a tutti gli studenti fuorisede!

PER una mensa di qualità, che sia dignitosa sia per chi magia sia per chi ci lavora, gestita direttamente dall’Ersu senza appaltare a ditte si arricchiscono con fondi pubblici!

L’UNIVERSITA’ E’ NOSTRA! RIPRENDIAMOCELA SABATO 6 LUGLIO 2013!

L’Università è ormai soggetta ad un processo di ristrutturazione, che passa per una razionalizzazione delle spese, per l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione di privati. Un processo di ristrutturazione che passa per la sottrazione degli spazi, e la cancellazione di ogni forma di socialità al loro interno, nel nome della produttività. Chi resta fuori si arrangia.
In questo contesto si inserisce il “Magistero”, sede della Facoltà di studi umanistici, fortemente coinvolta da questo processo di ristrutturazione, soprattutto per quanto concerne gli spazi e il loro legittimo utilizzo. Pensato, più che come centro di aggregazione e condivisione del sapere per tutti, come scrigno del tesoro di una conoscenza per pochi.
Il primo passo è stata la chiusura delle aule di Lettere e Filosofia, con la scusa della difesa da eventuali atti vandalici e del “decoro” di una facoltà che sta morendo.
Per questo abbiamo deciso, come Collettivo Universitario Autonomo, di costruire un’alternativa a chi vuole imporre la desertificazione degli spazi, al divertimento come generatore di profitto e all’ Università come luogo sacro fatto per i mostri del sapere. Un’alternativa fatta della e dalla cultura delle lotte contro chi vuole imporci un modo di vivere che noi non vogliamo.

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Fulvio Massarelli


“La forza di piazza Syntagma – Voci di insurrezione da Atene”

” Il proletariato greco – lo si vedrà in questo libro prezioso – trova in se stesso la forza di rialzarsi, di farsi centrale anche verso i ceti medi impoveriti, di ricostruire ambiti propri di ricomposizione sociale, di produzione e di vita. ”

(Dalla prefazione di Valerio Evangelisti)

Occupazioni di terre e case, autoriduzioni delle bollette, automobilisti che passano i caselli autostradali senza pagare, migranti che si organizzano per bloccare le provocazioni fasciste. Le piccole illegalità di massa continuano a crescere nella Grecia in crisi e dimostrano la forza di un popolo che non vuole arrendersi.
In questo volume sono raccolte testimonianze, a volte dissonanti, dei protagonisti del movimento greco. Voci che ci mostrano le rovine dei processi di globalizzazione e aprono orizzonti su un altro mondo di dignità e giustizia.
Piazza Syntagma è il luogo simbolo dove l’autore ha incontrato i comitati di lotta contro il carovita, le assemblee di quartiere che autogestiscono la distribuzione di beni di prima necessità, le lotte dei detenuti, i centri sociali di nuova generazione, gli studenti universitari, le fattorie, gli ambulatori e le farmacie autogestite. Scopriremo dove cresce la forza politica che si oppone al massacro e che intreccia le braccia in cordoni durante i cortei brutalmente repressi dalla polizia.
Fulvio Massarelli, esperto e profondo conoscitore dei movimenti sociali e delle culture giovanili, è redattore del sito di informazione Infoaut e collaboratore de “il manifesto”. Nel 2012 ha pubblicato La collera della Casbah. Voci di rivoluzione da Tunisi.

 

EVENTO FB : https://www.facebook.com/events/173012972873503/?fref=ts
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A SARÀ DURA: DALLA VAL SUSA ALL’UNIVERSITÀ

“Anche se perderemo ne è valsa la pena”


Questa è una delle espressioni più diffuse dentro il movimento che da vent’anni lotta contro una delle opere più inutili che siano mai state progettate, il Tav Torino-Lione e riportataci da Gianluca, militante No Tav che ci ha presentato ieri il suo libro “A Sarà düra- Storie di vita e militanza No Tav”, inserita all’interno dell’iniziativa “Reclaim your University 1.0”.
Qual è stato il senso di questa iniziativa? 
L’idea parte dalla convinzione che negli ultimi anni l’università sia soggetta sempre più ad un lavoro di “ristrutturazione” degli spazi e del loro legittimo utilizzo, pensato sempre più come uno scrigno del tesoro di una conoscenza per pochi ; un tipo di conoscenza volta alla riproduzione di un sapere mercificato e strumentale al mantenimento degli assetti capitalistici vigenti. L’università, invece, deve essere un centro di aggregazione e condivisione del sapere, anche non accademico, inteso come ipotesi concreta di una modalità differente di immaginazione e di vita all’interno della zona universitaria, che si faccia produttrice di comportamenti,  saperi e cultura autonomi rispetto ai modelli ed ai tempi imposti dalle politiche universitarie e urbane.Da qui la necessità di reclamare appunto degli spazi fondamentali per gli studenti in cui costruire diversità, intesa anche come semplice rifiuto di stare all’interno di determinati vincoli. Ciò è possibile attraverso la costituzione di forme di aggregazione nuove che portino alla realizzazione di nuovi sistemi di relazione che si facciano spazio all’interno del territorio sociale, in questo caso gli spazi universitari.

Una costruzione di diversità che è necessaria non soltanto all’aggregazione e all’organizzazione di una nuova socialità, ma anche alla realizzazione di un processo che sia in grado di formare soggetti politici che definiscono e sostengono un punto di vista, assumendo una posizione di parte. La formazione utile a qualificare il soggetto è quindi quella che valorizza la costruzione di diversità, di un proprio sapere e un proprio saper fare, sociale e politico: la formazione utile è quella che trasmette un metodo per cogliere e considerare i problemi irrisolti. 
Per questi motivi, abbiamo deciso di presentare un libro che racconta una della massime espressioni di cosa voglia dire vivere una lotta che produce una socialità “altra” e una soggettività politica molto forte rispetto a ciò che ci viene imposto quotidianamente: la lotta contro la Tav in Val Susa. E gli spunti che Gianluca ci ha dato in questo senso sono stati veramente tanti, dal racconto di persone qualunque in molti casi poco politicizzate che sono state in grado di superare insieme la paura e attuare una partecipazione diretta rifiutando qualsiasi tipo di delega. Un movimento che è stato in grado di costruire un soggetto unico e composito in grado di ribaltare i rapporti di forza rispetto a quella controparte che vuole imporre, attraverso l’occupazione militare del territorio il proprio punto di vista. Ma, soprattutto, un ulteriore elemento da non sottovalutare è il fatto che in Val Susa si è stati in grado di superare la dicotomia legale/non legale e si è assunto il punto di vista della legittimità come cardine-base della propria azione politica.
Anche il dibattito che ne è seguito è stato ricco di spunti, con molti riferimenti alla situazione che si sta vivendo da noi in Sardegna, dove moltissimi comitati popolari sono in lotta da alcuni anni contro le speculazioni energetiche prodotte da multinazionali quali l’Eni o dallo stesso Stato. 
La serata è continuata perseguendo uno degli scopi principali dell’ iniziativa: vivere gli spazi universitari per quello che sono e non per come li stanno facendo diventare le istituzioni. Una cena sociale di autofinanziamento con musica di sottofondo ha accompagnato la ripulitura di uno dei muri di Viale fra Ignazio imbrattati dalla mano di gruppi di fascistelli che ancora oggi vorrebbero avere agibilità politica all’interno delle nostre facoltà.Foto striscioneFoto dibattitoFOTO CHIARA