ELEZIONI UNIVERSITARIE: Un tiro al piccione

piccioni01Come vuole la tradizione, ogni tanto, viene aperta la caccia al piccione. Improvvisamente, bislacchi  cacciatori escono dalle tane in cui sono rimasti a lungo chiusi, imbracciano i loro fucili, li caricano a coriandoli e via! La caccia è aperta.

Qual è il loro abituale terreno di caccia?

Essi si addestrano, sognando la grande savana, in recinti assai più modesti: l’Università. Cominciano così ad aggirarsi, presi da una fame insaziabile di riproduzione, nelle aule, nei corridoi, nelle biblioteche, nelle case dello studente, fino ad uscire dal perimetro universitario, cacciando durante feste, party et similia. In quel periodo si armeranno con volantini ammiccanti, magliettine sgargianti, sorrisi e spedizioni alla Brancaleone etc.

Una volta adocchiato un bel piccione grasso al punto giusto, cominceranno a gettargli granaglie e pezzetti di mollica imbevuti di sincera amicizia e velleità varie, sulle quali torneremo in seguito, nel giro di breve questo sarà catturato e cucinato a puntino.

Ma chi sono questi piccioni, queste ambite prede?

Sono spesso, ahimè, giovani volenterosi che, entrati all’Università carichi di aspettative, trovano finalmente chi è pronto a offrirgli un posto di responsabilità, attraverso il quale “migliorare questo brutto sistema” – o magari semplicemente e più meschinamente poter cominciare sfolgoranti “carriere”. Il problema sta nel fatto che le regole del gioco non vengono spiegate fino in fondo.

Proviamo allora ad elencarne qualcuna.

  1. Gli eletti, i Rappresentanti degli Studenti, non rappresenteranno che se stessi. Per esempio, i dati sulle ultime elezioni c’informano che i 4 rappresentanti in Senato Accademico hanno raggranellato 3661 preferenze (pari al 11,77% degli aventi diritto al voto), mentre i 2 rappresentanti in Consiglio d’Amministrazione appena 2735 preferenze (pari al 8,79% degli aventi diritto al voto) a fronte di 31102 studenti iscritti quell’ anno nel nostro Ateneo. Potranno capitare anche situazioni al limite del paradossale, in cui vengono elette persone con 0 voti, forse, in fin dei conti nemmeno loro ci credevano più di tanto in se stessi.
  2. I nuovi rappresentanti saranno destinati ad entrare in organi in cui il loro potere contrattuale sarà pari a zero. Potranno in ogni caso esprimere la propria opinione, tanto non potranno cambiar un bel nulla. Non sono individui da ritenersi pericolosi. Ma allora che funzione hanno? Chiaramente danno una parvenza di “democrazia” a quella macchina decisionale che regola le nostre vite.
  3. I rappresentanti, tenuti in gran considerazione dai docenti poiché rappresentano il ponte della mediazione tra istituzione e “studenti-plebaglia”, se per un momento dovessero provare a puntare i piedi per impedire scelte a noi sfavorevoli, troveranno sempre qualche zelante pronto a ricordar loro che in verità non rappresentano che se stessi.
  4. Qualche giovane idealista, magari, resterà deluso e frustrato dal notare che in fin dei conti la sua utilità sarà pari a zero, magari si amareggerà per il fatto che non solo gli studenti non li prendono minimamente in considerazione, esser latitanti per anni e presentarsi solo per la caccia al piccione porta anche a ciò, ma nemmeno il gruppo con il quale sono stati eletti, si sentiranno mollati completamente in balia delle burrasche e delle intemperie.

Poste simili premesse, posto anche il fallimento politico di questa rappresentanza, non possiamo che denunciare e rifiutare questa logica malata di gestione al ribasso delle nostre esistenze di persone e studenti, come persone e studenti non possiamo che prender in mano le nostre esistenze, incontrandoci, discutendo sui nostri bisogni e imponendoli in prima persona.

Alle prossime elezioni universitarie…

NON VOTARE! NON DELEGARE! LOTTA!