Dalle sedi istituzionali deputate alle decisioni sul futuro degli studenti, ai cui lavori è impossibile assistere (a meno che non si abbia la stelletta da rappresentante), giungono delle notizie importanti riguardanti l’annosa questione del taglio appelli. Passiamole in rassegna ad una ad una:
Il Consiglio di Facoltà, nella seduta del 27 Marzo[1], ha deliberato:
– Il ripristino, in deroga a quanto stabilito, degli 11 appelli per gli studenti del vecchio ordinamento di Scienze della Formazione primaria;
– La necessità, in vista della formulazione del calendario didattico per il prossimo A. A., che i Consigli di Corso si esprimano sull’annoso tema del numero degli appelli.
In seguito a ciò, questi sono i primi responsi ufficiali:
– Il Consiglio di Corso di Beni Culturali ha bocciato la proposta degli 11 appelli, sostenendo invece la necessità di un ulteriore appello per gli studenti in corso e fuori corso nel mese di aprile[2].
– Il Consiglio di Corso di Scienze della Comunicazione ugualmente boccia la proposta. Dal verbale, pare sia emerso che addirittura gli appelli esistenti siano troppi.[3]. Magari gli studenti ci prendono gusto
– Il Consiglio di corso di Laurea in Lettere, invece, ha approvato, con un solo astenuto, il ripristino, dal prossimo anno accademico, degli 11 appelli per gli studenti fuoricorso[4].
L’ultimo dato costituisce, inevitabilmente, un segno di discontinuità e cambiamento nell’orientamento del corpo docente, che nel corso di questi mesi si è mostrato, su più livelli, zelante esecutore delle recenti riforme universitarie. Non possiamo non considerarlo un primo frutto della determinazione dell’Assemblea contro il taglio degli appelli, autorganizzatasi nel corso dell’ultimo anno.
Ricordiamo alcune tappe del percorso che ha attraversato per intero l’ultimo anno accademico. In seguito alla decisione del Consiglio della Facoltà degli Studi Umanistici di tagliare il numero degli appelli (da 11 a 8 per gli studenti fuori corso, da 7 a 6 per gli studenti in corso) presa in data 13 giugno 2013, i rappresentanti dissero di non aver potuto fare nulla per impedirlo. A riprova del fallimento delle strategie del compromesso e della concertazione con chi è parte del problema, il Consiglio ha deciso di non considerarli, adeguando il numero degli appelli a quelli precedentemente previsti dal regolamento didattico di Scienze della Formazione (forse perché i docenti di quel Corso avevano un maggior potere contrattuale?). Da allora è venuto a costituirsi un gruppo di persone desideroso di opporsi all’imposizione dell’ennesimo ostacolo alle nostre vite di studenti. Di fronte a noi, abbiamo trovato un muro: quello costituito dai docenti stessi. Le reazioni che li hanno contraddistinti nel corso di questi mesi sono state principalmente due: la reazione sdegnata, mostrata dalla prof.ssa Penna, di chi non è disposto ad accettare un’opposizione diversa da quella, garbata e composta ma priva di potere politico, dei rappresentanti; e quella, per certi versi più conciliante, della restante parte dei docenti in Consiglio che comunque difendeva in maniera compatta la “decisione presa in aiuto agli studenti stessi”. In un primo tempo, si è deciso di perseguire la via del dialogo, fissando un’ assemblea studenti/docenti per il giorno 26 febbraio (saltata, a causa della mancanza di preavviso – due mesi non bastavano!), poi svoltasi il 6 marzo. Inutile ricordare come questa abbia portato ad un nulla di fatto. Professor Paulis si è cimentato nell’esposizione di un minestrone di dati (mancavano solo quelli sul riscaldamento globale!) che, se ancora ce ne fosse stato bisogno, ha mostrato l’impossibilità di un confronto. Si è in seguito deciso di attuare una serie di azioni: il blocco a singhiozzo delle lezioni, il blocco dei lavori della Segreteria di Presidenza e l’occupazione di un’aula quale spazio per rilanciare la mobilitazione. In occasione del blocco dei lavori della Segreteria di Presidenza, non vedendo i “visi amici” dei rappresentanti, Paulis, quale incarnazione del perfetto burocrate, è giunto, peraltro senza aver nessun potere decisionale in merito, a minacciare l’intervento della forza pubblica.
Che qualcosa stia cambiando? Le misure, che di fatto non hanno valore per l’intera Facoltà, sembrerebbero un segnale, in tal senso.
Quel che è certo, è che non cambierà il nostro atteggiamento nei confronti di chi, in Consiglio di Facoltà, si è costituito come controparte. E’ a loro che andremo a dire: RIVOGLIAMO TUTTI GLI APPELLI IN OGNI CORSO DI LAUREA SIA PER GLI STUDENTI IN CORSO CHE PER QUELLI FUORI CORSO!
[1] http://facolta.unica.it/studiumanistici/files/2014/04/verbale_CdF_27_03_2014.pdf
[2] http://people.unica.it/beniculturali/files/2014/05/verbale_10_APRILE_2014.pdf
[3] http://people.unica.it/scienzedellacomunicazione/files/2014/04/Verbale-15-aprile-2014.pdf
[4] Non è ancora visibile il verbale