Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.

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Si è finalmente risolto il pasticcio burocratico del mancato accreditamento delle borse di studio da parte dell’ERSU. Finalmente agli studenti è stato dato quello che li spetta, niente di più e niente di meno: la seconda rata della propria borsa di studio.

Riportiamo un resoconto della giornata di ieri:

In mattinata si è tenuto il sit-in degli studenti davanti alla sede dell’Ersu. Dopo aver atteso alcune ore, siamo saliti a parlare con la dottoressa Daniela Noli, presidente dell’Ersu, la quale ha ribadito più volte la sua totale estraneità rispetto alla mancata erogazione della seconda rata, colpevolizzando l’area amministrativa e il dirigente generale, Michela Mancuso, “rea” di aver mancato ai suoi doveri non firmando i fogli che avrebbero sbloccato i fondi delle borse di studio, e di cui la rappresentanza studentesca ha minacciato di richiedere le dimissioni immediate. Durante la discussione la Noli si ergeva a Giovanna d’Arco della situazione, dicendoci che avrebbe fatto di tutto per sbloccare la situazione, che lei vive il suo lavoro con passione e che è sempre stata al fianco degli studenti; a prova di questa vicinanza empatica ha rivendicato con fervore di aver inviato alla Regione Sardegna alcune richieste di finanziamento ulteriore per il diritto allo studio.

La Noli ha però – accortamente – evitato di rispondere alle domande poste dagli studenti sulle altre problematiche riguardanti le scelte dell’ente, quali la mensa di via Trentino  – ancora chiusa nonostante i ripetuti avvisi di riapertura – e la casa dello studente di via Roma, che versa nelle medesime condizioni che ne hanno imposto l’inagibilità e per la quale ancora non si conosce la data di inizio dei lavori.

Ora è necessario fare una riflessione seria sulle implicazioni e le responsabilità di questa pagliacciata, partendo dagli avvenimenti che l’hanno preceduta e in qualche modo anche causata.

Bisogna ricordare la storicità degli eventi: il novembre dello scorso anno alcuni studenti hanno presentato un ricorso al T.A.R. contestando il fatto che la Regione Sardegna erogasse borse di studio inferiori alla soglia del minimo ministeriale. Nei fatti, la borsa di studio erogata dalla Regione Sardegna è più bassa di oltre il 35% rispetto al minimo stabilito (circa 1.285€ in meno a borsa di studio). A questa richiesta di giustizia il Consiglio di Amministrazione dell’ente ha risposto mettendo in piedi – come denunciamo da mesi – una campagna di terrore nei confronti degli studenti, tentando, non senza risultati, di spaccare la componente studentesca. Un bieco gioco politico: la solita strategia infallibile nell’amministrazione e nella gestione della povertà, divide et impera.

Cosa c’entra questo ricorso con il mancato accreditamento?

A quanto pare, con un atto amministrativo, l’ente per il diritto allo studio vincolava il pagamento della seconda rata della borsa di studio alla sentenza a favore dell’ente stesso e paradossalmente a sfavore degli studenti. Insomma, il messaggio era questo: finché non perderete la causa che state sostenendo al T.A.R., noi non vi daremo le borse di studio. Scelte della Mancuso, a dire della Noli. E tutta colpa della Mancuso sarebbe stata anche la mancata comunicazione, attraverso un semplicissimo avviso sul sito dell’ERSU, del perché le borse non venissero accreditate. La Noli ha risposto così a chi le ha attribuito la piena responsabilità delle azioni e delle mancanze dell’ERSU, incitandola a prendere una posizione: «mi denuncerebbero per abuso di potere!». Crediamo difficile che una telefonata o una sollecitazione alla parte amministrativa avrebbe causato così tanti cavilli giudiziari alla parte politica dell’ERSU.
Una situazione non poco grottesca. Ma noi non non abbiamo intenzione spendere parole di denuncia verso una parte piuttosto che un’altra dell’ERSU.

Piuttosto vogliamo riaffermare che ci troviamo di fronte ad un ente vuoto, con scarsissime possibilità di azione. Infatti, se è vero che all’interno degli uffici del Corso si gestiscono una valanga di soldi pubblici, questi sono estremamente limitati, nel senso che, rispetto alle necessità di una classe studentesca sempre più impoverita, non sono assolutamente sufficienti a soddisfare i nostri bisogni e desideri. Proprio per questa insufficienza di finanziamento l’ERSU di Cagliari si trova nella situazione di dover vincolare l’erogazione delle borse al ricorso al T.A.R. Certamente ci sono delle motivazioni politiche di fondo dietro questo atto amministrativo; fondamentalmente – secondo noi – manca la volontà politica di chiedere un sostanzioso, quanto dovuto, aumento del fondo regionale per il diritto allo studio. Questa mancanza di volontà politica è vincolata ad una continuità della classe dirigente di Regione ed ERSU (in soldoni, Cappellacci e Noli fanno parte di un’unica grande famiglia, quella de “l’amore vince sempre sull’odio”); ma più in generale la logica dell’ERSU si inserisce a livello nazionale ed europeo, portando avanti una politica di smantellamento dei diritti comuni attuata sia dei partiti della destra sia da quelli della sinistra. Bipolarismo sincronico, lo chiama qualcuno (dicendo nient’altro che una ovvia banalità: destra e sinistra partitiche seguono le medesime imposizioni delle esigenze capitalistiche mosse dalla mano sempre più visibile del neoliberismo). Anche se è da sottolineare che l’ERSU di Cagliari e la Regione Sardegna sono nelle mani – esclusa la bistrattata rappresentanza studentesca per l’ERSU – a quella destra cattolica e conservatrice che preferisce distribuire soldi Regionali per la costruzione di un college privato per seminaristi oppure per i meeting di Comunione e Liberazione.

Ci giunge tramite Facebook la notizia che, dalle stanze della sede centrale dell’ERSU, si sono sollevati inni di giubilo per l’erogazione delle borse. Ed ecco che si manifesta il volto umano della burocrazia a chiudere (?) il quadro cabarettistico inscenato dal dream team dell’ERSU.

No, ERSU, non sei dalla nostra parte. Sei uno strumento di mediazione politico-amministrativa in mano alla Regione e le contraddizioni di un ente che è pura emanazione di una classe politica regionale e che con questa va a braccetto sono ormai evidenti.

Basta con la favola della grande famiglia, basta spacciarsi per innocenti esecutori dal volto umano.

L’ERSU è una controparte degli studenti e come tale va combattuta.