Si è finalmente risolto il pasticcio burocratico del mancato accreditamento delle borse di studio da parte dell’ERSU. Finalmente agli studenti è stato dato quello che li spetta, niente di più e niente di meno: la seconda rata della propria borsa di studio. Continua la lettura di Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.
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Borse di studio congelate: l’ ultimo ricatto dell’ ERSU
Stamattina davanti alla sede dell’ERSU di Cagliari si sono presentati gli studenti borsisti dell’Ateneo cagliaritano. Da giorni, infatti, gli stessi lamentavano il mancato accredito della borsa di studio. Per questo stamattina un gruppo si è avvicinato alla sede dell’ente per chiedere spiegazioni ufficiali sul motivo del ritardo. Ritardo inspiegabile per chi ha la necessità di vedersi accreditata una somma che, appunto, gli garantisce di poter continuare i propri studi. Soldi necessari per pagare le spese e potersi mantenere in una città, quella di Cagliari, con costi insostenibili per le famiglie che tentano di offrire un futuro fatto anche di cultura ed istruzione ai propri figli e dove regna indisturbata la speculazione immobiliare.
La mattinata, svoltasi in modo complesso e conclusasi con un nulla di fatto da parte dell’ ERSU, è stata caratterizzata da diverse informazioni che si sono accavallate tra loro in modo confusionario. All’ interno della sede dell’ente sembrava non esserci proprio nessuno, tanto che la stessa rappresentanza studentesca si è vista rifiutare una richiesta di accesso agli atti, in quanto nessuno poteva dare risposte ufficiali: chi era in malattia, chi in ferie, o chi, come Daniela Noli (Presidente dell’ente), non rispondeva alle chiamate; proprio un deserto. La notizia che sembra essere finalmente trapelata è la seguente: “il pagamento delle borse di studio non è stato effettuato in quanto i mandati di pagamento sono vincolati ad una espressione del TAR a favore dell’ERSU in merito al ricorso presentato da un gruppo di studenti contro gli importi minimi delle borse di studio.” Un ricatto bello e buono quello dell’ ERSU che – nel caso in cui fosse accettato il ricorso fatto da alcuni studenti (che chiedono solo l’adeguamento al minimo ministeriale della borsa di studio) – preferisce rifarsi sugli studenti riformulando le graduatorie, piuttosto che chiedere più finanziamenti alla regione. L’ennesimo ricatto, che arriva dopo il tentativo di mobbing con le oltre trecento raccomandate inviate dall’ERSU agli studenti che paventavano una possibile restituzione della borsa di studio. Sembra proprio che quest’anno l’ERSU invece di una campagna per il diritto allo studio abbia tirato su una campagna di terrore per chi prova a protestare contro le borse di studio più basse d’Italia.
Insomma un vero e proprio scandalo, la comprova che l’ERSU non è più – se mai lo è stato – un dispositivo di tutela ma bensì uno strumento politico per la distruzione del diritto allo studio e di repressione finanziaria contro gli studenti.
Noi del Collettivo Universitario Autonomo non siamo interessati né alle vie legali né alle questioni di cavilli a cui l’ente o la regione si vogliono attaccare. Pensiamo solo che sia illegittimo non erogare le borse di studio agli studenti, compresi gli idonei non beneficiari di cui spesso ci si dimentica. Pensiamo che sia un cappio finanziario, una mossa contro la quale si debba agire a livello politico, contro l’ERSU, contro la Regione e contro le politiche di impoverimento delle fasce più deboli alle quali si tagliano servizi essenziali.
E.R.S.U : Un CdA protetto dalla polizia. Nessuna borsa indietro!!
Basta poco per trasformare agli occhi dell’opinione pubblica la più pacifica delle proteste in un coacervo di facinorosi pronti a sovvertire l’ordine costituito. È questo ciò che deve essere venuto in mente alle forze dell’ordine in risposta al sit-in convocato dagli studenti per venerdì 1 febbraio, in occasione del CDA dell’Ente Regionale per il Diritto allo studio Universitario.
La decisione fa seguito all’invio di lettere minatorie, attraverso le quali l’Ente intima la restituzione degli importi percepiti, qualora il ricorso al TAR presentato contro il mancato rispetto del D.P.C.M. 9 aprile 2001 venisse accolto. Strano modo di tutelare il diritto allo studio.
Ma lo scenario che si è presentato agli occhi di coloro che hanno deciso di rispondere alla chiamata è stato quello di una piazza gremita di polizia, carabinieri in tenuta anti-sommossa e non, DIGOS e polizia municipale (!) (mancavano solo l’esercito e la guardia di finanza). Uno schieramento di forze in proporzione di uno per studente.
Quale sia lo scopo di ciò è facilmente intuibile: stroncare sul nascere qualunque forma di opposizione che non passi per le vie della rappresentanza già da tempo addomesticata. A completare l’opera, dopo aver amorevolmente ricevuto una delegazione delle vittime, l’invio di un comunicato stampa attraverso il quale l’Ente “ha condiviso l’esigenza, rappresentata dagli studenti, di una maggior dotazione di risorse che possano realmente far fronte ai bisogni di mantenimento agli studi degli studenti dell’Ateneo, con particolare attenzione agli studenti fuori sede.”
Queste parole si scontrano, tuttavia, con una realtà ben diversa. Quella nella quale l’E.R.S.U., chiamato ad abbattere gli ostacoli di natura economica e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona, piuttosto che premere nei confronti degli enti politici per pretendere finanziamenti adeguati, preferisce far cassa sulla pelle di quei soggetti che è chiamato a proteggere. Poco importa che questi soldi siano già stati spesi, per far fronte alle spese della vita di tutti i giorni. Che siano stati investiti nel sogno di un futuro migliore dopo anni di sacrifici. Nel caso in cui non abbiate possibilità di restituire l’importo, “Presentate un nuovo ricorso al TAR” è stata l’arguta risposta della Dott.ssa Noli incalzata dalle osservazioni preoccupate degli studenti.
Sottoscriviamo la lettera scritta da alcuni di questi decisi a resistere al ricatto:
“Non restituiremo nessuna borsa! Quei soldi ci servono per vivere! Al di là del diritto sancito dalla Costituzione, noi guardiamo ai nostri bisogni, alle nostre necessità!
Abbiamo partecipato e vinto un bando per una borsa di studio su cui abbiamo pianificato il nostro immediato futuro, su cui abbiamo investito un anno di studi, anticipando il versamento di caparre e mensilità d’affitto, pagando bollette, comprando i testi universitari, spendendo insomma i nostri soldi per tutto ciò che voi – evidentemente – non potete o non volete capire.”
VENERDI 1 FEBBRAIO 2013 : SIT IN SOTTO L’E.R.S.U. – NESSUNA BORSA INDIETRO : RESTITUIAMO ALL’ E.R.S.U. LE RACCOMANDATE!
Dopo aver tentato, per tutto l’autunno, di disciplinare l’insubordinazione sociale mascherandosi dietro la scusa del “siamo solo tecnici”, ma operando delle scelte politiche ben precise che rientrano sotto la categoria dell’ “austerità” e dello smantellamento del welfare, viene fuori il vero volto dell’ E.R.S.U.
Minacce sotto forma di raccomandate spedite a quei soggetti sociali a cui l’E.R.S.U., secondo il proprio statuto, dovrebbe occuparsi di garantire il “diritto allo studio” (che, prima di essere un diritto, è in primo luogo un bisogno).
Emerge un fatto: le istituzioni sono quanto mai distanti dalle reali condizione dei soggetti sociali, l’E.R.S.U. non intende o è incapace di capire la condizione di noi studenti.
Noi non crediamo più che la mediazione istituzionale possa garantirci i nostri bisogni; non crediamo più di poter aspettare con le mani in mano che le istituzioni, gli enti amministrativi, i partiti, gli organi di rappresentanza, si muovano per soddisfare le nostre esigenze.
Riportare le raccomandate all’ E.R.S.U. è un gesto di rifiuto nei confronti di un sistema che ci vuole sempre più assoggettati, impoveriti e indebitati. È un gesto che dice “NO” e che costruisce un “Sì”, il “Sì” del nostro essere soggetti sociali capaci di agire politicamente e di creare un’alternativa.
VENERDI 1 FEBBRAIO 2013, ORE 11:00
INCONTRIAMOCI TUTTI DAVANTI ALL’E.R.S.U.
E RESTITUIAMO AL MITTENTE LE RACCOMANDATE!
NESSUNA BORSA INDIETRO!
Collettivo Universitario Autonomo Casteddu