STORIE DI VITA PENDOLARE

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Il pendolarismo è indubbiamente un fenomeno che riguarda moltissimi studenti universitari e che influisce pesantemente sui ritmi di vita e di studi . Spesso la scelta risulta essere quasi obbligata, sia perché le condizioni economiche della propria famiglia non permettono di sostenere le spese di un affitto a Cagliari, che secondo la media risulta essere di circa 215 euro al mese, più le eventuali spese, sia perché i servizi Ersu, che dovrebbero essere in grado di soddisfare le esigenze e i bisogni di questi studenti, di anno in anno vengono continuamente definanziati (quest’anno il numero di idonei non beneficiari arriva a toccare il 50%). E per chi magari pensa di poter sostenere le spese di una vita da studente a Cagliari attraverso piccoli lavoretti , ecco che si ritrova vittima di lavori malpagati, scarsamente qualificati e intermittenti.

 

Qui sotto è presentato il racconto di Gavino, che partendo dalla descrizione della condizione economica della sua famiglia, arriva poi a descrivere la qualità dei trasporti e le problematiche legate alla sua condizione di pendolare.

STORIE DI VITA PENDOLARE

Sono nato a Marrubiu, un paese di circa 5000 persone situato nel Medio Campidano. Mio padre è stato per circa trent’anni un dipendente di una piccola impresa, in mano ad un piccolo imprenditore e con una decina di operai ma, dopo essere stato licenziato nel 1996, è stato costretto a diventare un lavoratore autonomo, svolgendo tale professione per circa dieci anni. Invece mia madre è una casalinga e non percepisce salario. Nel 2005 mi sono iscritto al Corso di Laurea di Storia e Informazione della facoltà di Lettere e Filosofia, laureandomi nel 2013.

Nei primi quattro anni di università, dal 2005 al 2009, ho percepito la borsa di studio e il posto alloggio alla casa dello studente. Questi servizi dell’Ersu mi hanno permesso in quei quattro anni di vivere senza chiedere un centesimo alla mia famiglia. Intanto avevo trovato dei piccoli lavoretti che mi permettevano di sostenere anche le piccole spese che ogni giorno si presentavano.

Nel 2009, anno in cui sono entrato al secondo anno fuori corso e, du-nque, secondo regolamento Ersu, non mi spettavano più né casa né borsa, sono andato ad abitare in appartamento: nel 2009-2010 in via Lombardia, con un affitto di 150 euro più una spesa di luce e gas di 50 euro. In totale dunque 200 euro al mese di spese. Successivamente ho abitato dal settembre 2010 sino al gennaio 2011 in un appartamento in via Opizzino da Ripafratta, spendendo un affitto di 160 euro senza spese aggiuntive.

Intanto, nel corso di questi anni la situazione economica della mia famiglia è andata peggiorando. Nel 2006 mio padre è andato in pensione, la quale è risultata essere di circa 700 euro al mese, troppo bassa per dare la possibilità di vivere dignitosamente a tre persone, e, dunque, da allora sino al 2010 ha portato avanti alcuni lavoretti che ci hanno dato la possibilità di arrivare a fine mese sostenendo tutte le spese e i costi della vita di tutti i giorni. Nel 2010, però, la salute di mio padre è andata peggiorando ed è stato costretto ad abbandonare anche questi piccoli lavoretti.

Dunque, a causa di ciò, dal 2010 viviamo con 700 euro al mese che devono riuscire a far vivere dignitosamente tre persone, cosa spesso difficile dato che spesso e volentieri non siamo in grado di arrivare a fine mese e siamo costretti a chiedere prestiti ad amici e parenti, che il mese dopo restituiamo regolarmente ma che ci costringono a vivere con ansia e preoccupazione ogni giorno della nostra vita.

A causa di questa situazione, nel gennaio 2011 non mi potevo più permettere di vivere e pagare un affitto a Cagliari e mi si ponevano davanti due strade: quella di iniziare a lavorare part-time, oppure quella di viaggiare tutti i giorni dal mio paese a Cagliari. Ho optato per la seconda, perché avevo pensato che la prima potesse allungare ulteriormente una carriera universitaria già abbastanza lunga. Da allora sino ad oggi, dunque, ho ufficialmente assunto lo status di studente pendolare.

La tratta che ogni giorno percorro è Marrubiu- Cagliari, 80 km e in linea teorica i viaggi sono garantiti ad ogni ora della giornata, almeno dieci nell’arco delle 24 ore. Il costo del biglietto è di 4,95 euro sola andata (dunque 9,90 andata+ritorno). Il costo di un abbonamento mensile, invece, è di 80 euro. Fortunatamente la mia stazione fa da punto di riferimento per altri due paesi, Terralba e Arborea, quindi non vi sono problemi per reperire biglietti e abbonamenti. Nella mia esperienza ho notato che spesso queste cose succedono in altre stazioni un po’ piccole, come Uras, i cui viaggiatori non riescono a trovare una biglietteria aperta e dunque sono costretti a salire in treno ed acquistarlo, con il rischio di pagare la sovrattassa di cinque euro. Nel week end la situazione si fa più critica anche per un paese come Marrubiu: infatti la domenica sera non è possibile trovare una biglietteria o un punto in cui sia possibile acquistare un biglietto, quindi anche noi siamo costretti a salire in treno senza avere un biglietto.

Nonostante, come ho detto precedentemente, i servizi parrebbero soddisfacenti (c’è un treno ogni ora!!!) in realtà ogni giorno bisogna fare i conti con i ritardi e le soppressioni dei treni. È veramente raro, infatti, forse è capitato nell’1% dei casi, che i treni arrivino puntuali. Ciò condiziona notevolmente i tempi di vita dello studente, che spesso o è costretto ad arrivare in ritardo alle lezioni o a non poterle neppure frequentare. Un esempio eclatante è il treno che in teoria dovrebbe arrivare alle nove meno dieci del mattino a Cagliari ma che invece, spesso e volentieri, accumula ritardi su ritardi. Questo treno inoltre ha la particolarità, in alcuni giorni, di trasformarsi da treno diretto (che significa che sosta solo in poche stazioni) a treno locale, fermandosi dunque in tutte le stazioni, arrivando ad accumulare un ritardo di 40-50 minuti, costringendo noi studenti a saltare le prime ore di lezione, oppure a svegliarci a orari assurdi per prendere il treno precedente e poter arrivare puntuali a lezione. Anche le soppressioni dei treni sono all’ordine del giorno. Un esempio eclatante è quello che parte da Cagliari alle otto e venti di sera e arriva alle nove e dieci a Marrubiu. Spesso e volentieri, invece, il treno viene soppresso, costringendoci a tornare in paese alle dieci di sera.

Inoltre, un altro problema con cui io e altri studenti ci troviamo a fare i conti riguarda il sovraffollamento che in alcune ore ci costringe a viaggiare stretti come sardine. Spesso vediamo arrivare treni con due soli vagoni, con la conseguenza che non solo i posti a sedere ma anche corridoi, spazi d’entrata e perfino le anticamere della sala comando risultano essere pieni. A causa di questo le condizioni in cui viaggiamo risultano essere pessime.

Un altro dato che ci tengo a sottolineare è il fatto che io, come altri studenti pendolari, siamo costretti a vivere una vita che risulta essere completamente priva di relazioni e legami sociali(il non poter essere presente di notte a Cagliari è indubbiamente uno svantaggio per gli studenti). Spesso la socialità si circoscrive al paese in cui si abita e spesso, soprattutto per chi è matricola, si ha la sensazione di essere dei corpi estranei rispetto alla città cagliaritana.

Quando nascono delle contestazioni spontanee nei confronti dei ritardi o soppressioni la spiegazione che ci viene data dai controllori è: “assenza di personale” o “problemi alle strutture”. Sarebbe utile capire di quanto è diminuito il personale in questi ultimi anni. Indubbiamente il secondo problema è un dato di fatto, molti ritardi o soppressioni sono dovuti ai problemi o al malfunzionamento delle strutture o delle ferrovie.

A proposito del welfare che in linea teorica dovrebbe tutelare tutti gli studenti, dunque anche quelli pendolari, in realtà a questi ultimi non offre alcunché, dal momento che l’unico “sevizio” che ci viene dato è quello di avere 120 pasti gratuiti l’anno. Una cosa irrisoria, dal momento che “coprono” solo quattro mesi l’anno sugli undici disponibili in cui le mense sono aperte. Per il resto l’Ersu non offre alcun servizio in favore di questa categorie di persone.

Infine, non sono da dimenticare gli alti costi dei biglietti e degli abbonamenti dei pullman Ctm, che indubbiamente vanno a pesare sulla mia condizione economica, dato che un euro e venti centesimi di biglietto per un solo un km di strada – tanto dista la stazione dalla facoltà – risulta essere un costo esorbitante ed esagerato.

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Questo che vi abbiamo presentato è il racconto di Gavino, ma può essere il racconto di moltissimi studenti universitari, che ogni giorno sono costretti a viaggiare in treno per arrivare a Cagliari, subendo gli stessi disagi e gli stessi problemi. Una situazione che ha indubbiamente dei responsabili ben precisi.

Se facciamo una rapida ricerca, osservando i dati del rapporto Pendolaria pubblicato da Lega Ambiente nel 2012, possiamo immediatamente rintracciarlo: è la Regione Sardegna, i cui stanziamenti destinati per il trasporto risultano essere dello 0,33% rispetto all’intero bilancio regionale. Una somma irrisoria rispetto all’effettiva importanza che i trasporti assumono in Sardegna, in cui il numero dei pendolari che viaggiano ogni giorno è di 15.400 tra Ferrovie e Arst, e il numero di abbonati risulta essere di 5.400 all’anno. E questo totale disinteresse si riflette poi nei disagi che Gavino racconta: treni in ritardo o soppressi a causa delle manutenzioni ritardate o non eseguite, orari mal concepiti, non coordinati, spesso modificati senza preavviso, un peggioramento continuo dei servizi in termini di offerta e qualità (pulizia, servizi agli utenti, sicurezza).

Una situazione che influenza i ritmi di vita e di studio degli studenti, costringendoli, come racconta lo stesso Gavino, a non poter seguire le lezioni o a doversi svegliare a orari impossibili per poterlo fare, contribuendo alla creazione di moltissimi ostacoli per la prosecuzione della carriera universitaria.