Sabato 15 Giugno
Facoltà di Economia – Via Sant’Ignazio – CASTEDDU
Dalle 17.00: ★ Presentazione del libro “A Sarà Dura – storie di vita e militanza NO TAV” A seguire: ★ APERICENA a offerta, BIRRA a prezzi popolari ★ dj set ! DUB | JUNGLE | REGGAE | D’N’B ★ live painting
All’interno del Tour Sardo anche a Cagliari faremo la presentazione del libro “A Sarà Dura – storie di vita e militanza NO TAV“, all’incontro sara’ presente lo scrittore Gian Luca Pittavino, compagno del Centro Sociale Occupato e Autogestito “Askatasuna”, redattore del sito di informazione autonoma e di parte “Infoaut.org“, ed ovviamente militante NO TAV all’interno del “comitato di lotta popolare di Bussoleno”. “Da oltre un decennio, pressoché l’intera comunità della Val di Susa è mobilitata per impedire la costruzione di una linea ferroviaria ad Alta Velocità. In contrapposizione a media, partiti politici, forze dell’ordine e magistratura, un grande movimento di massa non cessa di crescere e, iniziativa dopo iniziativa, consolida la consapevolezza di poter vincere. I militanti e le militanti del Centro sociale Askatasuna – insieme ad Alberto Perino, Nicoletta Dosio, Mario Cavargna, Claudio Cancelli, Sandro Plano e molti altri protagonisti della lotta NoTav – raccontano le ragioni di un movimento che ha saputo costruire una diversa cooperazione sociale, produrre un’altra scienza, un sapere alternativo, una coscienza capace di tradursi in resistenza di massa. Fermarci è impossibile!” A sarà düra! Store di vita e di militanza no tav è un libro che non finisce qui! Sul sito www.saradura.it trovate tutti i materiali audio, video, le interviste e le inchieste prodotte dal lavoro di conricerca svolto dalle realtà della Valsusa in lotta. Un materiale prezioso per comprendere le modalità e le ragioni della più grande lotta di massa in corso in Italia. |
Archivi categoria: iniziative
Via Trentino : la mensa che non c’è
Dagli uffici di Corso Vittorio Emanuele, sede dell’ ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio), tutto tace.
Nonostante la mensa di Via Trentino sia chiusa da diversi mesi per improrogabili lavori di ampliamento e ristrutturazione, il problema non sembra essere condiviso. “In fondo, ci sono le altre mense. Non dipende da noi. Ci scusiamo per il disagio”, dicono.
E poco importa che, tra una lezione e l’altra, si abbiano solo una o due ore, come spesso capita agli studenti dei poli universitari di Piazza d’Armi e di Viale Fra Ignazio, per attraversare la città e raggiungere la mensa di Via Premuda o Piazza Michelangelo, in pullman (magari in ritardo e sovraffollati), fare la fila e mangiare in fretta un pasto sempre più caro , sperando di fare in tempo prima che la mensa chiuda e/o di dover tornare di corsa a lezione. Poco importa che l’alternativa sia pagare di tasca propria un pasto che dovrebbe essere già garantito, non potendo magari cucinare perché la propria condizione abitativa non lo consente.
Coloro che sono andati a chiedere conto hanno ricevuto solo risposte vaghe dalla sede dell’Ersu. Non un comunicato di scuse, non una data di riapertura.
” Abbiate pazienza “, “La mensa riaprirà a fine Febbraio”.
Poi, “Ci sono dei problemi con l’iter di approvazione burocratica in Comune “ – “Dovremmo riaprire per la fine di Marzo”.
Ad Aprile inoltrato ancora non si sa nulla. Quanto tempo dovremo ancora aspettare?
Il messaggio che passa, nel silenzio, è: ARRANGIATEVI!
Non sembra essere percepita la necessità di dare delle risposte alternative e concrete a chi continua a subire le incapacità strutturali di un Ente sempre più portato a riversare l’acuirsi della crisi sugli studenti. Rispetto, dignità, emancipazione ed autonomia sono concetti che vengono cinicamente sacrificati sull’altare della “mancanza delle risorse” e della “crisi”. E i pochi servizi che vengono garantiti vengono fatti passare per gentili concessioni.
Parliamoci chiaro: per chiunque abbia mangiato in Via Trentino, i lavori erano necessari ed improrogabili.
E’ curioso osservare come l’emergenza Via Trentino cada nel momento in cui l’Università è costretta a svendere parte del proprio patrimonio immobiliare per adempiere agli impegni di bilancio. Non sarebbe stato meglio riutilizzare quegli spazi per limitare il disagio creato a tanti studenti dalla chiusura di Via Trentino? “Non sapete di cosa state parlando” diranno. Ma come mai non è stato nemmeno possibile riorganizzare il sistema in modo tale da far sì che una mensa tra Via Premuda e Piazza Michelangelo, nelle quali sono stati dirottati i lavoratori di Via Trentino dopo aver rischiato di finire in cassintegrazione, rimanesse aperta la domenica? E adesso, di chi è la responsabilità?
“Lavoriamo per garantirvi il minor disagio possibile con gli scarsi fondi che abbiamo”.
E sicuramente devono aver pensato così anche coloro che a seguito della presentazione del ricorso al TAR,, sono stati colpiti da lettere minatorie per via raccomandata (alla faccia della crisi) con le quali, nel caso in cui il ricorso fosse stato accolto, si intimava la restituzione degli importi già percepiti.
La condizione degli studenti cagliaritani continua a complicarsi: Aumento esponenziale del numero degli idonei non beneficiari, taglio dell’importo delle borse , meccanismi sempre più improntati alla meritocrazia, carenza strutturale rivelata dalla incapacità di offrire risposte alternative alla chiusura di due case dello studente su cinque; tutto questo mentre i soldi pubblici vanno a finanziare strutture come il College Sant’Efisio . Non sarà tutto parte dello stesso film???
L’immagine che il “caso via Trentino” ci consegna è quella di un Ente che, trincerandosi dietro la propria presunta tecnicità, si rivela incapace di rispondere ai reali bisogni dei soggetti che è chiamato a proteggere. Non caso unico, ma emblema di un welfare fondato esclusivamente sulla disciplina di bilancio.
Rispetto a questo quadro non possiamo tornare indietro. Sappiamo però che la lotta contro questi dispositivi e contro la governance che li impone ha guadagnato per noi una sua dimensione specifica: se nessuna mediazione è possibile non abbiamo che la riappropriazione contro l’impoverimento.
Ricercare strade alternative ripartendo dalla socialità e dalla cooperazione per rispondere al disagio e al malessere generato dalle scelte della governance è possibile:
” Pranzare insieme all’interno degli spazi universitari non è solo un’occasione per vivere in maniera diversa dal solito uno spazio che è nostro ma l’occasione per ripensare criticamente il mondo che ci circonda, ripartendo dalla socialità e dalla cooperazione.”
♦♦♦ NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO! ♦♦♦
Quando? Lunedì 22 aprile, Fronte Biblioteca Interfacoltà dalle 13:00 alle 15:00.
★ SAPERI CONDIVISI ★
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad una progressiva trasformazione dell’Università, in cui non è stato smantellato soltanto il “Diritto allo Studio”, ma si è prodotto un nuovo modello di formazione, basato soltanto sull’accumulo quantitativo di nozioni ed esperienze e perfettamente incarnato dall’inarrestabile crescita dei Cfu nei nostri libretti universitari. Viviamo dentro un istituzione, le cui caratteristiche principali sono una tendenza sempre maggiore verso la privatizzazione e verso l’appiattimento della ricerca su criteri di produttività economica dei saperi. Come studenti e studentesse ci attiviamo invece per costruire all’interno dell’Università momenti di maggiore condivisione e libertà dei saperi .
Con questa idea il Collettivo Universitario Autonomo propone le presentazioni delle tesi di laurea, affinché le conoscenze prodotte non rimangano semplicemente relegate in un cassetto della facoltà per poi essere dimenticate, ma diventino patrimonio da condividere da tutti e per tutti.
——————————————————————————————————–
Questa la programmazione:
★ Martedì 23 Aprile: “Una nuova forma di rappresentanza. La storia e le tematiche della Lega Nord” di Gavino Santucciu
★ Martedì 2 Maggio: “United fruit company e la storia che si ripete dal colpo di Stato in Guatemala ai Chiquita Papers e alla parapolitica” di Piero Adamo
★ Mercoledì 8 Maggio: “Decolonizzazione filosofica e politica: la prospettiva teorica di Kwasi Wiredu” di Maria Laura Spanedda
★ Mercoledì 15 Maggio: “Thomas Sankara, la patrie ou la mort nous vaincrons” di Davide Boldrini
★ Mercoledì 22 Maggio: “Attraversare il gioco” di Dario Palmas
★ Mercoledì 29 Maggio: “Il disagio scolastico tra gli alunni zingari. L’ esperienza di un villaggio rom della Sardegna” di Marianna Manca
Il calendario è in continuo aggiornamento. Chiunque voglia partecipare può contattarci per unirsi all’ iniziativa.
CINEFORUM KEN LOACH
Il Collettivo Universitario Autonomo prosegue nella sua attività di costruzione e creazione di momenti di dibattito e socialità all’interno dell’Università e vi invita ad un ciclo di film dedicati alla figura e all’attività cinematografica di Ken Loach.
Mercoledì 27 Marzo – Kes
Mercoledì 3 Aprile – Terra e Libertà
Mercoledì 10 Aprile – Il vento che accarezza l’erba
Il regista, indubbiamente uno dei migliori cineasti britannici, ha dedicato tutta la sua attività cinematografica alla descrizione e narrazione delle condizioni di vita della classe operaia, accompagnandola ad una critica feroce delle contraddizioni della società neo-liberale che, dietro al vessillo della libertà (quale libertà?) in realtà si rivela sempre indisponibile ad accogliere e garantire bisogni e desideri delle classi sociali sfruttate dal capitale. Tutti i personaggi di Ken Loach sono soggetti sociali in tensione, che tentano – non sempre riuscendovi – un riscatto come volontà di autodeterminazione.
Tra i film più importanti e famosi possiamo citare Terra e Libertà e Il vento che accarezza l’erba.
La proiezione dei film si terrà nell’aula 11 della Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari alle ore 17:30.
Ad ogni proiezione seguirà un aperitivo a offerta libera.
EVENTO FB:
Il vento che accarezza l’erba.
———–
**NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO**
Riprendono le lezioni e assieme ad esse anche la solita caotica routine:
“Vai a lezione! – Corri in mensa! – Torna a lezione! ”
Questa è la frenetica gestione della giornata-tipo univesitaria che quotidianamente subiamo.
Ritmi di studio, di socialità e di vita scanditi da scelte della governance universitaria che ci vogliono rapiti e inquadrati nel macchinismo della “fabbrica del sapere”.
Parallelamente alle nostre giornate le case dello studente e le mense chiudono, aumentano i prezzi dei pasti mensa, le borse di studio subiscono grossi tagli e, paradossalmente, come se non bastasse, aumentano le tasse.
Questa è la realtà dell’Università di Cagliari.
Il Collettivo Universitario Autonomo propone un pranzo sociale come momento di socialità , esempio di autorganizzazione e cooperazione fra studenti. Dove l’autorganizzazione e la cooperazione diventano controcooperazione, nel momento in cui essa nasce dall’esigenza di dire NO a un’Università dove pare viga la regola:
Qui si viene per seguire le lezioni, se vuoi studiare lo fai in silenzio in biblioteca (se trovi posto), e poi vattene, questa non è casa tua!
Vogliamo che la nostra Università torni ad essere un luogo di aggregazione e crescita culturale e sociale anche al di fuori degli orari di lezione, luogo dove si condivide il vissuto quotidiano, dove ci si confronta e maturano idee, dove nasca quel NO comune a chi cerca di sottrarci momenti e spazi di vita.
Vogliamo ciò che ci spetta e che ci è stato sottratto per una colpa che non è nostra e ce lo riprenderemo. Il tempo delle attese è scaduto.
———————————————————–
EVENTO FB: NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO — PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO
E.R.S.U : Un CdA protetto dalla polizia. Nessuna borsa indietro!!
Basta poco per trasformare agli occhi dell’opinione pubblica la più pacifica delle proteste in un coacervo di facinorosi pronti a sovvertire l’ordine costituito. È questo ciò che deve essere venuto in mente alle forze dell’ordine in risposta al sit-in convocato dagli studenti per venerdì 1 febbraio, in occasione del CDA dell’Ente Regionale per il Diritto allo studio Universitario.
La decisione fa seguito all’invio di lettere minatorie, attraverso le quali l’Ente intima la restituzione degli importi percepiti, qualora il ricorso al TAR presentato contro il mancato rispetto del D.P.C.M. 9 aprile 2001 venisse accolto. Strano modo di tutelare il diritto allo studio.
Ma lo scenario che si è presentato agli occhi di coloro che hanno deciso di rispondere alla chiamata è stato quello di una piazza gremita di polizia, carabinieri in tenuta anti-sommossa e non, DIGOS e polizia municipale (!) (mancavano solo l’esercito e la guardia di finanza). Uno schieramento di forze in proporzione di uno per studente.
Quale sia lo scopo di ciò è facilmente intuibile: stroncare sul nascere qualunque forma di opposizione che non passi per le vie della rappresentanza già da tempo addomesticata. A completare l’opera, dopo aver amorevolmente ricevuto una delegazione delle vittime, l’invio di un comunicato stampa attraverso il quale l’Ente “ha condiviso l’esigenza, rappresentata dagli studenti, di una maggior dotazione di risorse che possano realmente far fronte ai bisogni di mantenimento agli studi degli studenti dell’Ateneo, con particolare attenzione agli studenti fuori sede.”
Queste parole si scontrano, tuttavia, con una realtà ben diversa. Quella nella quale l’E.R.S.U., chiamato ad abbattere gli ostacoli di natura economica e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona, piuttosto che premere nei confronti degli enti politici per pretendere finanziamenti adeguati, preferisce far cassa sulla pelle di quei soggetti che è chiamato a proteggere. Poco importa che questi soldi siano già stati spesi, per far fronte alle spese della vita di tutti i giorni. Che siano stati investiti nel sogno di un futuro migliore dopo anni di sacrifici. Nel caso in cui non abbiate possibilità di restituire l’importo, “Presentate un nuovo ricorso al TAR” è stata l’arguta risposta della Dott.ssa Noli incalzata dalle osservazioni preoccupate degli studenti.
Sottoscriviamo la lettera scritta da alcuni di questi decisi a resistere al ricatto:
“Non restituiremo nessuna borsa! Quei soldi ci servono per vivere! Al di là del diritto sancito dalla Costituzione, noi guardiamo ai nostri bisogni, alle nostre necessità!
Abbiamo partecipato e vinto un bando per una borsa di studio su cui abbiamo pianificato il nostro immediato futuro, su cui abbiamo investito un anno di studi, anticipando il versamento di caparre e mensilità d’affitto, pagando bollette, comprando i testi universitari, spendendo insomma i nostri soldi per tutto ciò che voi – evidentemente – non potete o non volete capire.”
VENERDI 1 FEBBRAIO 2013 : SIT IN SOTTO L’E.R.S.U. – NESSUNA BORSA INDIETRO : RESTITUIAMO ALL’ E.R.S.U. LE RACCOMANDATE!
Dopo aver tentato, per tutto l’autunno, di disciplinare l’insubordinazione sociale mascherandosi dietro la scusa del “siamo solo tecnici”, ma operando delle scelte politiche ben precise che rientrano sotto la categoria dell’ “austerità” e dello smantellamento del welfare, viene fuori il vero volto dell’ E.R.S.U.
Minacce sotto forma di raccomandate spedite a quei soggetti sociali a cui l’E.R.S.U., secondo il proprio statuto, dovrebbe occuparsi di garantire il “diritto allo studio” (che, prima di essere un diritto, è in primo luogo un bisogno).
Emerge un fatto: le istituzioni sono quanto mai distanti dalle reali condizione dei soggetti sociali, l’E.R.S.U. non intende o è incapace di capire la condizione di noi studenti.
Noi non crediamo più che la mediazione istituzionale possa garantirci i nostri bisogni; non crediamo più di poter aspettare con le mani in mano che le istituzioni, gli enti amministrativi, i partiti, gli organi di rappresentanza, si muovano per soddisfare le nostre esigenze.
Riportare le raccomandate all’ E.R.S.U. è un gesto di rifiuto nei confronti di un sistema che ci vuole sempre più assoggettati, impoveriti e indebitati. È un gesto che dice “NO” e che costruisce un “Sì”, il “Sì” del nostro essere soggetti sociali capaci di agire politicamente e di creare un’alternativa.
VENERDI 1 FEBBRAIO 2013, ORE 11:00
INCONTRIAMOCI TUTTI DAVANTI ALL’E.R.S.U.
E RESTITUIAMO AL MITTENTE LE RACCOMANDATE!
NESSUNA BORSA INDIETRO!
Collettivo Universitario Autonomo Casteddu
Cagliari. #19D: gli studenti bloccano tutto!
Abitare la crisi. Incontro e confronto con modelli alternativi di garanzia sociale.
L’insoddisfazione dei nostri bisogni sociali all’interno della crisi ci impone la necessità di costruire nuove forme di tutela che partano dal rifiuto della delega alle istituzioni ormai incapaci di garantire il sistema welfaristico e che passino per il protagonismo dei soggetti sociali. A questo proposito nasce l’iniziativa Abitare la crisi, incontro-dibattito (organizzato dal CUA insieme ad alcuni ragazzi dell’Assemblea per la Riappropriazione del Welfare Studentesco, con la partecipazione dei compagni del Progetto Prendocasa Pisa) sul problema abitativo generato dalla speculazione edilizia e dall’inefficienza volontaria degli storici dispositivi di tutela dello stato sociale.
Il problema dell’abitare si fa sempre più pressante in un contesto diffusamente impoverito e indebitato come quello cagliaritano, teatro nel mese di giugno dello sgombero di due Case dello Studente (Via Montesanto e Via Roma) condotto con violenza da parte dell’ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio), chiuse poi nel mese di agosto per inagibilità. L’ERSU è stato capace di produrre una condizione emergenziale attraverso l’incuria nella manutenzione degli stabili, condizione utilizzata per giustificate le insoddisfacenti misure adottate: delega a privati nella gestione del diritto abitativo (siano essi impresari o il College di Sant’Efisio, struttura di proprietà della Curia finanziata con oltre 19 milioni di fondi pubblici) e monetarizzazione dello stesso. L’Ente ha di fatto smantellato il servizio di garanzia, concedendo poi delle briciole facendo credere di aver ripristinato la normalità del servizio. Si tratta di una precisa manovra finalizzata a sedare gli animi a fronte di una palese ingiustizia. Non si può non pensare alla Verdi 15, residenza universitaria occupata per rispondere alle esigenze dei ragazzi che si sono trovati in mezzo a una strada in seguito alla chiusura di un’altra Casa dello Studente, la cui vicenda ha occupato le cronache nazionali in seguito allo sgombero.
“Quali risposte si possono dare di fronte a questo svuotamento del pubblico al servizio dei privati?” è la domanda fondamentale da cui ognuno di noi deve partire. In tal senso, è utile prestare attenzione alla testimonianza di Simone, uno dei compagni del Progetto Prendocasa Pisa. La realtà di Prendocasa nasce nel 2007 per dare nuova progettualità a forme di lotta già esistenti nel contesto cittadino pisano. E’ in atto un vero e proprio progetto di impoverimento sociale, imposto da coloro che, pugnaci difensori del liberismo economico, consentono che, in una città come Pisa, l’affitto di una doppia costi non meno di 300 euro, e che oltre 5000 case restino sfitte. La tendenza è quella di accettare passivamente la condizione presente. Ma, come ci testimonia il caso pisano, ci sono altre possibilità. Prendocasa, infatti, non è un caso isolato, ma uno dei tanti progetti portati avanti per la difesa del diritto abitativo, attraverso la creazione di sportelli e di una rete di solidarietà che oppone resistenza agli sfratti. Ma affinché progetti di questo tipo abbiano successo è fondamentale la partecipazione di tutti coloro che, studenti, insegnanti, operai, immigrati, sognano un futuro diverso, impegnandosi in una lotta di riappropriazione dal basso.
Punto di partenza, come CUA, è quello della riapertura degli spazi in università, un tempo luogo di confronto e socializzazione e oggi ridotti a meri “esamifici”. Parola d’ordine è quella della “radicalizzazione della normalità”: i nostri bisogni sociali, nel momento in cui il patto capitale-lavoro è saltato, necessitano di pratiche di riappropriazione dal basso che noi dobbiamo essere in grado di attuare e socializzare e che i diversi soggetti sociali devono interiorizzare come forme di lotta non stigmatizzabili, ma giustificabili in quanto riconducibili a bisogni e desideri primari.
Assemblea contro i tagli all’università Martedì 9
Il College Sant’Efisio, pagato con i soldi della regione, percepisce un compenso maggiore per gli affitti rispetto a quanto l’ERSU da per ogni studente costretto ad affittare stanze per tre mesi, 260 contro 200 euro.
Affitti che presumibilmente potranno solo essere in nero vista la difficoltà nel trovare qualcuno che ti permetta di fare un contratto per soli tre mesi.
Laddove questa rappresentanza non è capace di garantircelo, siamo noi che dobbiamo incontrarci tutti assieme – abitanti nelle case, borsisti, idonei non beneficiari, studenti non idonei – per discutere la situazione e costruire da noi una soluzione alternativa.
Martedì 13: seconda assemblea di lotta sulle case
Venerdì 7: assemblea di lotta sulla chiusura delle case
Ultimo giorno del campeggio no tav, report CUA dalla Valsusa
4° workshop: “Per un’Università delle lotte,attrezzandoci per il futuro”
Assemblea nazionale di movimento su formazione e reddito, università e metropoli, saperi e conflitto;
Grande partecipazione sono intervenuti tutti sulla situazione attuale e su ciò che si prospetta nel breve periodo, il tema principale è stato reddito/riappropriazione Autoformazione/conricerca… Dopo l’Onda lo slogan “la crisi non la paghiamo” non ha dimostrato la reale capacità del movimento di metterlo in pratica.
Per questo è il momento di costruire in pratica welfare studentesco dal basso… creare dei luoghi in cui coincidano reddito e autoformazione, vedi la casa dello studente torinese verdi 15 occupata.
Da parte del CUA Casteddu abbiamo ringraziato il CUA Torino per l’organizzazione e i valsusini per l’ospitalità. Abbiamo raccontato la composizione delle lotte in Sardegna dall’onda al 15 ottobre fino alle occupazioni No Radar, abbiamo spiegato che siamo in vita da poco ma abbiamo già intrapreso alcuni percorsi : (emergenza abitativa) idonei non benefciari ecc…. Conricerca sul precariato giovanile studentesco…Autoformazione (seminari)… nello sforzo continuo di stare dentro le lotte nel territorio come nel caso del No Radar prima e ora Carbosulcis.
Verso l’autunno!
Aggiornamenti dei compagni del CUA in Valsusa
Ieri notte azione del movimento NoTav all’area archeologica. Tirate giù alcune reti e tagliato filo spinato. La polizia risponde con idranti e lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo.
Il terzo workshop al campeggio sulle “lotte contro il debito nella crisi” ha visto ospite Raffaele Sciortino, ricercatore della Statale di Milano. Assemblea molto partecipato. Si è parlato del ruolo dei media nell’indirizzare le responsabilità della crisi nei confronti della Germania occultandone l’epicentro reale, l’America. Sono emerse una serie di interrogativi politici: quanto può durare l’avanzata dei paesi emergenti e la tregue tra Cina e America?
A livello italiano si prospetta un governo in continuità con Monti.
Il dibattito si è incentrato sul lavoro dei movimenti sulla lotta per il reddito e la riappropriazione sociale. Tanti gli interventi, ancora, non è bastato il tempo per esaurirli tutti…
Secondo giorno del campeggio notav in Valsusa, report dei compagni del CUA in Valle
2° workshop, cultura, formazione, spazi sociali. Assemblea sulle lotte con Casa dello Studente Verdi 15 Occupata (Torino), Zero 81 Occupato (Napoli), Teatro Valle Occupato (Roma), Teatro Garibaldi Occupato (Palermo). Grande partecipazione, oltre cento persone all’assemblea. Ogni spazio ha parlato della sua storia tutti legati dalla riappropriazione degli spazi e dei mezzi di produzione per la creazione di alternativa attraverso autogestione, autoformazione e creazione di welfare dal basso… Il dibattito si è incentrato sul rapporto tra organizzazioni antagoniste e rivoluzionare e le istituzioni. Da subito il confronto si è acceso, così tante le persone a intervenire che non è stato sufficiente il tempo… In nottata azione No Tav alle reti in Clarea: battitura più taglio del filo spinato. Risposta delle forze dell’ordine con idranti e lacrimogeni.
Leggi anche: da Infoaut: Secondo giorno di “Valsusa, l’università delle lotte!”