Ripartire dalla coperta corta delle borse di studio: ci organizziamo per rispondere alle minacce

Cagliari. Il 15 gennaio nella facoltà di Ingegneria si è tenuta un’assemblea studentesca convocata a seguito del caos scatenato dall’ Ersu dopo un ricorso fatto da alcuni studenti per chiedere l’incremento delle borse di studio.

L’assemblea è stata imposta dagli studenti borsisti per chiedere spiegazione del ricorso promosso dalla rappresentanza studentesca, un ricorso rispetto al quale l’Ente per il diritto allo studio, senza mezzi termini, ha risposto con minacce: minacce di rapina.

Infatti, l’Ersu di Cagliari, in seguito ad un ricorso promosso dalla rappresentanza studentesca che vorrebbe dimostrare l’illegalità dell’importo delle borse di studio erogate dall’ente (più basse rispetto al minimo previsto ai sensi del DPCM 2001), ha risposto che avrebbe chiesto la restituzione delle borse di studio ad alcuni beneficiari (circa 300) per poter integrare le borse dei ricorrenti.

Quale strumento ha scelto per notificare una scelta simile? Il più vigliacco: una raccomandata personale.

Durante l’assemblea l’avvocato dell’associazione promotrice del ricorso ha spiegato i termini del ricorso, rassicurando sul fatto che, a termini di legge, l’ERSU non sarebbe in diritto di chiedere la restituzione delle borse. Questo almeno è stato il parere della sua consulenza legale.

Tuttavia ben presto nel corso della discussione è apparso chiaramente come gli strumenti di organizzazione e lotta non possano essere limitati ad un’azione legale. Il reale problema dell’Ateneo, per quanto riguarda le borse di studio, si chiama sottofinanziamento e passa per tutte le politiche che vanno sotto il nome di “spending review”, pareggio di bilancio e austerità. Una sistematica strategia di impoverimento che, sommata ai regali fatti ai privati ed alla curia, mira alla distruzione del welfare studentesco.

Qual è il risultato di queste politiche? Sicuramente un trend crescente del numero di coloro che sarebbero idonei ma per mancanza di fondi non possono beneficiare delle borse di studio; ad oggi la percentuale si aggira intorno al 42% ed è destinata a crescere.

Il numero di coloro che, nonostante meritino e abbiano realmente bisogno di una borsa di studio, non ne beneficiano crescerà sin quando non saremo in grado di bloccare questo sistema nei suoi ingranaggi a noi più prossimi, ovvero iniziando, come deciso dall’assemblea, con l’organizzarci per rifiutare le minacce di chi vorrebbe dirci che per noi la possibilità di costruirci un futuro non è più garantita.

A partire dall’assemblea di ieri nei prossimi giorni verrà redatta una lettera collettiva indirizzata all’ERSU in cui tutti, come studenti borsisti, idonei non beneficiari e ed esclusi dalle graduatorie, manifesteremo di non aver gradito affatto le minacce che ci sono state rivolte via raccomandata.

Noi, come collettivo, non possiamo che opporci ai ricatti di un ente, l’Ersu, che ha deciso di gettare la maschera e preferisce perdere la faccia ricattando gli studenti e cercando di creare un vuoto intorno a chi lotta, invece di esigere dalla Regione i soldi che spetterebbero agli studenti. Inoltre lanciamo un appello a tutti coloro che hanno ricevuto la raccomandata Ersu: mettiamoci in contatto per andare a lanciarle in faccia al mittente.

Non una borsa indietro, nessun altra minaccia!

Verso un appuntamento di lotta!