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MENSA DI VIA TRENTINO: tra problemi burocratici finti e responsabilità reali

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Era il luglio del 2012 quando la mensa di via Trentino è stata chiusa per lavori di ristrutturazione, e  ancora stiamo aspettando che il servizio ritorni operativo.

Fin dalla sua apertura, la mensa è sempre stata organizzata in modo che il cibo venisse cucinato nelle altre mense e poi spedito in via Trentino. Questo fino all’estate di quasi due anni fa, quando sono iniziati i lavori per costruire una cucina e una canna fumaria necessari alla preparazione del cibo all’interno della mensa stessa. Continua la lettura di MENSA DI VIA TRENTINO: tra problemi burocratici finti e responsabilità reali

Nuovo Anno Accademico: NULLA DA FESTEGGIARE!

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Oggi 13 Gennaio 2014 il Magnifico Rettore ha inaugurato il nuovo anno accademico. Un nuovo anno all’insegna dei tagli presentati come razionalizzazione del sistema. Lo abbiamo ricordato ai professori e alle autorità ammesse ad assistere alla cerimonia, insieme ai lavoratori dei servizi di pulizie, portierato e servizi esecutivi. L’attacco nei loro confronti è un attacco a tutti noi. Per tutti noi però, a differenza di professori imbellettati e complici sindacati studenteschi, non c’era posto. Alle cerimonie così come dentro l’Università, sempre più un luogo per pochi. Il “buon risultato” – per usare le parole del Rettore Melis, fresco di nomina a rappresentante CRUI alla Conferenza Universitaria Nazionale (CUN) – conseguito con la previsione di bilancio per il nuovo anno accademico è un ulteriore attacco alle condizioni di lavoratori e studenti, alle prese con una didattica scadente e lavori sottopagati. Quali sono, però gli effetti di questo “buon risultato” , riportato anche grazie all’esternalizzazione dei fondamentali servizi di pulizia, portierato e multiservice?

– taglio del 20 % delle ore lavorative per coloro che si occupano delle pulizie, nonostante questi vengano contemporaneamente utilizzati come forza lavoro per l’adempimento di altre funzioni;

– deroga al Contratto Nazionale imposta da una delle ditte appaltatrici, che continua a fare riferimento ad un contratto non sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, che aspettando arrivi la Grazia stanno a guardare; libera di fare ciò che ha voluto, l’azienda dopo aver ridotto l’orario di lavoro al personale, dichiarato “in esubero”, ha provveduto nuove assunzioni alla faccia degli altri dipendenti.

Come non spendere una parola il consueto massiccio impiego di forze di polizia a protezione del palazzo e le autorità che, al suo interno, si godevano la cerimonia alla faccia nostra e dei lavoratori.

Nuovo anno accademico: nulla da festeggiare.

La presa in giro della qualità: cosa sono i Decreti A.V.A?

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I decreti A.V.A. sono decreti attuativi la Riforma Gelmini, il D. Lgs. 240/2010. Questi impongono agli atenei italiani un regime di controllo della qualità della didattica fondato su tre parole d’ordine: economicità, efficienza, efficacia. Parole che, nei fatti, servono a coprire drastici tagli. La quota premiale riservata ai virtuosi è, infatti, tale da essere in ogni caso inferiore ai precedenti finanziamenti.

Innanzitutto A.V.A. è l’acronimo di Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento. Parole d’ordine di un sistema definito dai D. Lgs. 19/2012 e D. Lgs. 47/2013.

Ogni anno, le Università saranno obbligate a presentare un documento, la Scheda Annuale Unica (SUA), che presenta un quadro dell’offerta formativa prevista per il successivo anno accademico. Questa per poter essere attivata, attraverso l’accreditamento dei fondi necessari (accreditamento iniziale) dovrà essere approvata e soggetta ad un costante controllo della sua erogazione in termini di “qualità” e “sostenibilità” da una commissione interna composta da docenti e studenti dell’Ateneo, poi da un nucleo di valutazione apposito, l’ANVUR (attraverso ispezioni a sorpresa). A ciò si aggiungono ulteriori controlli a cadenza triennale e/o quinquennale (accreditamento periodico).

I nuovi rigidi paletti prevedono, innanzitutto, per attivare una triennale un minimo di 13 docenti (di cui almeno 4 professori, 9 appartenenti a settori disciplinari di base o caratterizzanti, massimo 3 docenti per attività affini e integrative); 8 per una magistrale (di cui almeno 3 professori, almeno 5 docenti appartenenti a ssd caratterizzanti, massimo 3 appartenenti a ssd affini e integrativi). Non potranno essere attivati corsi che non rispettino questi requisiti minimi. A cadere sotto i colpi della scure saranno anche le ore di lezione erogabili, con l’accorpamento (col risultato di avere aule sovraffollate e caotiche, alla faccia della qualità) e la cancellazione di interi corsi.

A Torino tutto ciò porterà entro l’A.A. 2016/17 ad una riduzione delle ore di lezione complessive dalle 240.000 attuali a 220.000. A questo si accompagna una ridefinizione al ribasso del rapporto numerico docente/studenti. Quali saranno gli effetti di questi cambiamenti, uniti al blocco del turnover previsto dal D. Lgs. 240/10 (Legge Gelmini):

1) accorpamento e/o la chiusura di interi corsi per l’assenza di personale docente;

2) introduzione generalizzata del numero chiuso;

3) ricorso a finanziamenti privati, aziende, istituti bancari con conseguente dirottamento della didattica, partecipazione a bandi e progetti europei perché i corsi superstiti possano sopravvivere al taglio dei finanziamenti;

Quali siano i parametri di qualità registrati è difficile spiegarlo. Proprio perché questa qualità non c’è e l’obiettivo non è quello del miglioramento quanto piuttosto quello di una trasformazione irreversibile dell’università secondo il modello anglosassone.

Il processo è già in atto. In questo contesto infatti si inseriscono i questionari standard di valutazione degli insegnamenti da compilare per ogni esame, test e interviste agli studenti. Ma lo vediamo più semplicemente nella vita di tutti i giorni, alle prese con aule sovraffollate e didattica scadente.

Ad essere sotto esame non sono però, come potrebbe sembrare, esclusivamente gli studenti, ma anche i docenti. Sotto sono elencati tutti i parametri (presentati dall’Allegato E del D. Lgs. 47/2013) che saranno oggetto di valutazione perché venga garantito l’accreditamento periodico:

* la percentuale dei docenti inattivi (ovvero coloro che hanno pubblicato negli ultimi cinque anni);

* Produzione scientifica degli ultimi dieci anni da parte dei docenti dell’Ateneo;

* Numero di premi nazionali e internazionali;

* Attività di divulgazione scientifica e culturale;

* Rapporto numero di progetti in bandi competitivi da parte dei docenti dell’Ateneo negli ultimi dieci anni;

* Percentuale di prodotti di ricerca negli ultimi 5 anni con coautori internazionali;

* Numero medio di tesi di dottorato per docente;

Sotto questa luce assume tutto un altro significato il taglio degli appelli deliberato dal Consiglio della neonata Facoltà degli Studi Umanistici (frutto dell’accorpamento delle ex Facoltà di Lettere, ex Facoltà di Lingue ed ex Facoltà di Scienze della Formazione previsto dalla Legge Gelmini) nel mese di maggio. Non solo, dunque, frutto di pressioni da parte dei docenti di Scienze della Formazione, restii a vedersi aumentare il numero degli appelli ma parte di un più ampio processo di ristrutturazione dell’università. Certo verrebbe da chiedersi come mai, scambiando due chiacchiere con i docenti, molti tra i più attivi nel campo della ricerca siano indifferenti al taglio, non considerandolo determinante. Verrebbe da chiedersi come chi non ha fatto ricerca finora possa improvvisamente risvegliare la sua sete di conoscenza. Ma tutto questo non deve distoglierci dall’obiettivo fondamentale che ci siamo dati: riprenderci tutti gli 11 appelli senza se e senza ma. Senza badare alle ragioni portate da coloro i quali non si sono fatti scrupolo ad ignorare le nostre.

22 novembre. Ora parlano gli studenti

Foto corteo

La domanda che ho sentito più spesso in queste due lunghissime settimane? “Perché siete andati contro la celere? Sapevate cosa sarebbe successo.” La mia risposta è e sarà sempre la stessa: solo i ladri o chi ha qualcosa da nascondere entra dall’ingresso posteriore. Noi siamo il popolo, noi siamo studenti e la nostra rabbia non la vogliamo nascondere. Quindi siamo voluti entrare dall’entrata principale.

Inizia così la testimonianza di Luca (nome fittizio per rispettare la sua privacy), uno degli studenti scesi in piazza il 22 Novembre durante la giornata di sollevazione regionale indetta dal Collettivo Autonomo Studentesco Cagliari con la collaborazione di diversi altri collettivi come quello di Oristano, Olbia e del Collettivo Universitario Autonomo Casteddu. I motivi che hanno portato i giovani in piazza sono stati molteplici: dal caro libri, al caro trasporti, passando per la carenza di fondi per il diritto allo studio e per lo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie. Sono esempi lampanti di ciò gli ultimi avvenimenti accaduti al Liceo classico Dettori di Cagliari, nel quale è crollato un soffitto ferendo due studenti e un’ insegnate, e l’ ormai dimenticata casa dello studente di via Roma.

Nel comunicato del Collettivo studentesco Antonio Gramsci di Oristano leggiamo infatti: «Il nostro obiettivo era raggiungere il palazzo della regione, luogo simbolo nel quale si rintana la nostra classe dirigente parassita e criminale, piena responsabile, con le sue precise scelte politiche, della catastrofica situazione sociale in cui versa la nostra terra». È stato infatti progettato, nel lungo mese di preparazione del corteo, un vero e proprio “Assedio” come si legge in modo molto esplicito nelle locandine e nei diversi comunicati usciti prima del 22. L’obiettivo della giornata è stato dunque individuato nella sede del Consiglio regionale di via Roma

E così è stato. Da una parte e dall’ altra. Il racconto di Luca, infatti, continua così: A passo lento avanziamo verso la celere già dispiegata e pronta alla mattanza. Al contatto con i loro scudi davanti a noi si presentavano visi disumani colmi di rabbia e rancore verso chi chiedeva diritti e per chi poteva essere loro figlio. Da altre testimonianze emerge inoltre che quasi tutti i componenti del reparto schierato davanti agli studenti era composto da celerini che ridevano delle manganellate e da uomini che hanno “menato” tanto forte da mandare 4 ragazzi all’ ospedale. Secondo ciò che dice il Collettivo Studentesco Antonio Gramsci, pareva che la celere fosse formata “da uomini che non vedevano l’ ora di sfogarsi”.

Tra i ragazzi che sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche c’è Luca, al quale è stato riservato un trattamento particolare da parte del Dipartimento Investigativo Governativo Operazioni Speciali (D.I.G.O.S.) : “Come altri, dopo l’ennesima manganellata al capo sono crollato a terra, privo di sensi. Lasciai la mischia barcollando, aiutato da chi come me era lì per i propri diritti, e sentivo che le forze mi stavano abbandonando. A quel punto e in quelle condizioni vengo fermato da due individui in borghese e presumibilmente della Digos, che mi intimarono il fermo. Spaventato dalla situazione, accelerai il passo ma dopo le svariate minacce verbali ricevute decisi di fermarmi.”

Il racconto non termina qui, anzi: “Dopo il mio fermo è successo il fatto più vergognoso e disumano. Mi raggiunsero e, non contenti, il primo mi diede un pugno al viso, il secondo, una volta arrivato, si avvicinò e subito mi sferrò un pugno alla bocca dello stomaco.”

La testimonianza di Luca non è che uno dei momenti peggiori di ciò che è successo il 22 Novembre a Cagliari. Infatti è solo uno dei tanti ragazzi che, stanchi di non essere mai ascoltati, stanchi di essere minacciati ogniqualvolta si voglia manifestare un dissenso, stanchi di vivere in una società dove lo studente e i giovani vengono considerati come l’ ultima ruota del carro, si è trovato davanti a una reazione spropositata da parte della celere e di altri reparti speciali delle “forze dell’ ordine”.

«Non un passo indietro. Ci vogliono in ginocchio, noi ci solleviamo», si legge nel comunicato di uno degli organizzatori, il Casc. Sono queste le parole d’ordine che gli studenti porteranno avanti durante la lotta al potere dei prossimi mesi e forse, proprio questi due slogan, insieme alla presenza massiccia dei giovani in piazza, hanno spaventato le forze dell’ ordine. Solo questo potrebbe giustificare la loro reazione, tanto spropositata quanto indiscriminata, davanti a un corteo “armato” di ombrelli e uova ripiene di vernice, ma con una determinazione molto superiore delle loro manganellate.

22 Novembre: Non un passo indietro

22 novembre

Non un passo indietro. E’ questa l’indicazione che esce dalla giornata di mobilitazione indetta dagli studenti del Collettivo Autonomo Studenti Casteddu, alla quale abbiamo risposto con grande entusiasmo. Una giornata che aveva un obiettivo: l’assedio alla Regione, come parte di un sistema di potere che ha come unica risposta alla crisi quella delle politiche di austerità, i cui effetti subiamo nella vita di tutti i giorni. Dal caro libri, al caro trasporti, alla carenza di fondi per il diritto allo studio (vedi aumento al 50 % degli idonei non beneficiari), allo stato disastroso in cui versano le strutture scolastiche e universitarie (vedi Casa dello studente di Via Roma). Politiche che affamano i territori lasciati alla mercé di palazzinari, responsabili delle morti e della devastazione seguita all’alluvione cui abbiamo assistito nei giorni scorsi.

Il rifiuto e la rabbia di fronte a queste politiche è stato l’elemento unificante le mille persone che ieri sono scese in piazza, decise a chiedere conto ai responsabili. Di fronte a noi che in un migliaio siamo giunti davanti alla sede del Consiglio regionale di Via Roma, niente di diverso da quello che ci aspettavamo: un cordone di polizia. E’ questa l’unica risposta che arriva dall’alto. Polizia che non ha esitato a riversare la propria rabbia sugli studenti, dando vita ad una vera e propria caccia all’uomo, il cui bilancio è quello di quattro feriti.

Tra questi Emanuele, allontanatosi dal corteo perché non in buono stato di salute, è stato picchiato selvaggiamente dalle forze dell’ordine quando ormai si trovava già a loro disposizione. Conseguenza di ciò è stata una denuncia a piede libero per manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.  A lui, appena dimesso dall’ ospedale, va il nostro pensiero e un forte abbraccio. A lui come, sul versante opposto, a tutti coloro che si sono resi responsabili di questa violenza, dai mandanti politici agli esecutori materiali, va la nostra promessa che non ci fermeremo qua.

Un’altra strada è possibile rispetto a quella che ci viene offerta dalle istituzioni: quella dell’ autorganizzazione e della cooperazione. Un percorso da costruire sottraendo giorno dopo giorno, centimetro per centimetro spazio alla controparte nei territori che attraversiamo durante la nostra vita. Attraverso la costruzione di momenti di socialità, ma anche di scontro con la controparte, individuata nella classe dirigente a livello locale e nazionale.

20-22 NOVEMBRE: SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

 

SCENDIAMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCI CIÒ CHE CI SPETTA!!!!

Rispetto all’ anno scorso i fondi destinati alle borse di studio sono diminuiti di 1,2 milioni di euro.

Gli effetti di questi tagli si possono vedere nelle graduatorie pubblicate il primo ottobre, dove su 5.244 domande solo 2.642 degli aventi diritto sono beneficiari di quelle borse: ciò vuol dire che 2.582 studenti che hanno bisogno e diritto a quei soldi (tra i 1.440€ e i 3.254 €) non vedranno nemmeno un centesimo.

I tagli alle borse di studio, che aumentano di anno in anno gli idonei non beneficiari, sono solo una parte degli ostacoli presenti nella nostra università,  insieme ai tagli agli appelli e ad un’edilizia scadente delle case dello studente, che porta spesso e volentieri ad una loro chiusura improvvisa.

Ovviamente tutto ciò non aiuta in nessun modo la carriera universitaria di uno studente, arrivando a creare situazioni paradossali, in cui, come possiamo leggere da un’intervista concessa dalla Noli all’Unione Sarda il 5 novembre 2013,  parrebbe che dobbiamo attendere l’arrivo di imprenditori sardi dal Belgio per vederci finanziate le borse di studio, arrivando addirittura a lodare tale intervento, non considerando le gravi responsabilità della Regione Sardegna in tutto ciò. In questa situazione l’università non è vista come un luogo di formazione e di cultura ma come una giungla mangia-soldi, dove chi prima esce ha vinto , costringendo le persone a non soffermarsi troppo quando si sbatte il muso davanti a evidenti calpestamenti di diritti. Questo clima costringe gli studenti a fare spesso spallucce di fronte a tutto ciò, sperando in un deus ex machina che convinca i docenti a non tagliare gli appelli, che faccia in modo che sia in primis la Regione a finanziare gli studenti e che magari ristrutturi anche la casa dello studente di via Roma e renda vivibile quella di via Montesanto.

Quello che bisogna fare è scendere in piazza con metodi alternativi, organizzarci e prenderci ciò che ci spetta di diritto senza aspettare nessuno, rappresentanti o deus ex machina che sia e per farlo bisogna incontrarsi. Sono questi i motivi che ci hanno spinto a organizzare un sit in sotto la casa dello studente il 20 novembre in via Roma, per capire cosa sta succedendo là dentro e cercare il modo di riprenderci uno spazio che già da un anno ci è stato promesso, senza mai arrivare a fatti o risoluzioni concrete.

Ma non sarà l’unica iniziativa di piazza: il 22 novembre ci sarà una sollevazione studentesca regionale che percorrerà tutta Cagliari, con gli studenti provenienti da tutta la Sardegna, con i quali ci uniremo per dire no a questa trasformazione dell’università e per iniziare un percorso che ne faccia un vero e proprio luogo di formazione e cultura!

Reclaim Via Roma: la Casa che non c’è

«Un anno», dicevano. «Pazientate».

Sono le uniche dichiarazioni ufficiali dell’Ersu risalenti a settembre 2012 alle quali poi è susseguito un nulla di fatto.
Infatti, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.
E non si sa minimamente quando e se inizieranno!

Ma la chiusura della casa dello studente di via Roma non è altro che uno dei tanti errori che l’ERSU e la Regione Sardegna hanno fatto a spese degli studenti. L’aumento del 50% degli idonei non beneficiari rispetto allo scorso anno, la diminuzione del finanziamento regionale destinato al diritto allo studio, la continua mancanza dei posti alloggio, le pessime condizioni in cui gli studenti sono costretti a vivere rappresentano un attacco alla condizione studentesca.

Per i 18 mila studenti fuorisede che frequentano l’ Ateneo cagliaritano oltre al danno si aggiunge anche la beffa: infatti non solo si vedono tagliati quei fondi necessari, ma si vedono anche costretti ad aggiungere alla voce delle spese quella dell’ affitto. Si stima che un affitto medio per una stanza singola sia di 215 euro, mentre addirittura il 92% degli studenti ha un contratto irregolare che va ad ingrassare sole le tasche di chi pretende affitti altissimi.

E’ ora che ERSU e Regione Sardegna si prendano le proprie responsabilità

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI!

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MERCOLEDì 11 DICEMBRE – ore 17
CASA DELLO STUDENTE – VIA ROMA

Foto sit in via Roma

 

NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO! PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Ti ricordi quel giorno in cui sei stato/a sfrattato/a dalla Casa dello Studente di Via Roma? L’Ersu ritornava, dopo anni e anni di assenza. Si è accorto delle condizioni disastrose cui la sua assenza aveva ridotto lo stabile. «Un anno», dicevano. «Pazientate». A più di un anno di distanza la Casa, nonostante le promesse, è ancora chiusa. Senza che dagli uffici di Via Sassari venga spesa una parola.

Le uniche dichiarazioni ufficiali dell’ ERSU risalgono a settembre 2012 nelle quali si affermava che la casa sarebbe stata riaperta nell’ ottobre 2013. In realtà, come si può osservare da vicino se si passa sotto i portici, la casa dello studente non ha ancora minimamente iniziato i lavori di ristrutturazione, ad un anno esatto di distanza dalla sua chiusura.

E NON SI SA MINIMAMENTE SE E QUANDO INIZIERANNO!

Vogliamo sottolineare il fatto che la chiusura di via Roma non è altro che uno dei tanti errori fatti a discapito degli studenti.

Diciamo basta

• All’ aumento degli idonei non beneficiari

• Alla diminuzione dei fondi destinati al diritto allo studio

• Alla mancanza dei posti alloggio

• Agli affitti in nero

Vogliamo parlarne, discuterne, organizzarci e programmare come riprenderci ciò che ci spetta. Lo facciamo il 18 novembre attraverso un pranzo sociale in facoltà, momento di reale socialità e spazio di discussione.

SE CI PRIVANO DEI DIRITTI

NOI SAREMO IN PIAZZA PER RIPRENDERCELI

* Cibo a offerta libera
* Birra a prezzi popolari

EVENTO FB: NOI LA CRISI CE LA MANGIAMO-PRANZO SOCIALE UNIVERSITARIO

 

Foto pranzo sociale

 

Riprendiamoci gli appelli! Verso l’assemblea con i docenti

Foto assemblea taglio agli appelli Si è tenuta martedì sulle scalette del Magistero l’assemblea degli studenti della neonata Facoltà degli Studi Umanistici contro la decisione da parte del Consiglio di Facoltà di tagliare il numero degli appelli a partire da quest’anno accademico. Ricordiamo ancora una volta in cosa consiste questa scelta:

–  Per gli studenti fuori corso gli appelli passano da 11 a 8, con la cancellazione degli appelli di marzo, aprile e novembre;

–  Per gli studenti in corso c’è stata la diminuzione da 7 a 6, con la cancellazione degli appelli di marzo e ottobre e l’aggiunta dell’appello di maggio;

Un nuovo ostacolo al completamento del nostro percorso formativo. A danneggiare ulteriormente la nostra situazione di studenti universitari alle prese con servizi sempre più scadenti, con tasse sempre più elevate, o con i tagli alle risorse per il diritto allo studio (in un Ateneo come quello cagliaritano dove il 50% degli aventi diritto alla borsa di studio risulta essereidoneo non beneficiario http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/10/04/idonei-non-beneficiari-no-grazie/). Questi sono i frutti dei tagli al welfare voluti di anno in anno dalla Regione Sardegna e delle scelte politiche del suo ente strumentale, l’Ersu Cagliari. Di fronte ai quali molti di noi sono costretti ad accettare lavori demotivanti e sottopagati (spesso senza nessuna garanzia in quanto “in nero”) o, è questo il caso di coloro che non abitano a Cagliari, ad accettare una vita da pendolare alle prese con il caro trasporti e tutti i disservizi made in Trenitalia (http://cuacasteddu.noblogs.org/post/2013/09/28/storie-di-vita-pendolare/).

E, senza andare sullo specifico, anche i circa quaranta presenti hanno voluto porre l’accento sulle conseguenze a cui andranno incontro a causa di questo drastico taglio. Importante, inoltre, la presenza di alcuni studenti di altre facoltà, come ad esempio Economia, che hanno spiegato come nella loro facoltà il basso numero di appelli (ricordiamo che sono sei nelle facoltà di Economia e Scienze Politiche) è ormai una regola fissa già da alcuni anni.

Questo ci consente di evidenziare come il taglio non sia una “follia” dei docenti di Lettere, Lingue e Scienze della Formazione , dunque. Piuttosto una decisione a freddo, un ulteriore tassello della ristrutturazione del sistema universitario degli ultimi anni. In particolare, è uno degli effetti dell’introduzione del nuovo sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento) imposto dalla Legge Gelmini del 2010 e definito dai decreti attuativi D. Lgs 19/2012 e D. Lgs. 47/2013. In breve, esso consiste in un regime di controllo e valutazione della “qualità” della didattica e della ricerca da parte di una commissione interna e di una esterna, composta dai commissari dell’ANVUR, al quale saranno soggetti i corsi di laurea per poter ricevere i fondi necessari (anche nella più ottimistica delle ipotesi drasticamente ridotti) alla sopravvivenza ed essere attivati per il successivo anno accademico. Il risultato è presto detto: soppressione di interi corsi e, con il blocco del turnover, l’introduzione generalizzata del numero chiuso.

Per sintetizzare in due frasi il messaggio che è uscito forte e chiaro dall’assemblea:

NON SIAMO DISPOSTI AD ACCETTARE QUESTA DECISIONE!!! RIVOGLIAMO TUTTI GLI UNDICI APPELLI!!!

E proprio questo è ciò che tutti noi come studenti universitari andremo a dire ai responsabili di questa scelta, i docenti membri del Cdf alla prossima riunione del Consiglio, verso un incontro studenti-docenti che ridiscuta e si chiarisca che il taglio degli appelli è una proposta che dev’essere bocciata in toto.

DIFFONDIAMO, INCONTRIAMOCI, ORGANIZZIAMOCI!

RIPRENDIAMOCI GLI APPELLI!

Idonei non beneficiari? No grazie

Ersu CagliariDa pochi giorni sono uscite le graduatorie definitive per l’ assegnazione di borse di studio e posti alloggio nelle Case dello studente. Ma cosa significa in concreto essere un idoneo non beneficiario che studia nell’ anno accademico 2013-2014? Continua la lettura di Idonei non beneficiari? No grazie

STORIE DI VITA PENDOLARE

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Il pendolarismo è indubbiamente un fenomeno che riguarda moltissimi studenti universitari e che influisce pesantemente sui ritmi di vita e di studi . Spesso la scelta risulta essere quasi obbligata, sia perché le condizioni economiche della propria famiglia non permettono di sostenere le spese di un affitto a Cagliari, che secondo la media risulta essere di circa 215 euro al mese, più le eventuali spese, sia perché i servizi Ersu, che dovrebbero essere in grado di soddisfare le esigenze e i bisogni di questi studenti, di anno in anno vengono continuamente definanziati (quest’anno il numero di idonei non beneficiari arriva a toccare il 50%). E per chi magari pensa di poter sostenere le spese di una vita da studente a Cagliari attraverso piccoli lavoretti , ecco che si ritrova vittima di lavori malpagati, scarsamente qualificati e intermittenti.

 

Qui sotto è presentato il racconto di Gavino, che partendo dalla descrizione della condizione economica della sua famiglia, arriva poi a descrivere la qualità dei trasporti e le problematiche legate alla sua condizione di pendolare.

Continua la lettura di STORIE DI VITA PENDOLARE

★ NOI LA CRISI CE LA SCARTIAMO! ★ | torneo universitario di calcetto |

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Iscrizioni :

– mandare un messaggio privato al profilo del Collettivo (clicca quiENTRO e NON OLTRE il 20 Settembre con scritto:

_____ Nome squadra

_____Nome referente e numero di telefono

Struttura del Torneo

– Il torneo sarà composto da gironi e sarà strutturato in modo tale che ogni squadra giochi almeno due partite. Ogni partita del girone avrà la durata di 20 minuti, della semifinale di 30 minuti e della finale di 45.

– Le squadre dovranno avere un minimo di 5 giocatori

– La quota d’ iscrizione per ogni squadra è di 15 euro

– Ogni squadra deve avere a disposizione due cambi di magliette con colori differenti

– Le partite inizieranno alle ore 14.30

– Sarà presente un banchetto che fornirà acqua fresca gratis agli atleti e birra a prezzi popolari

★ PRIMO PREMIO: cassa di birra grande

★★ SECONDO PREMIO: cassa di birra piccola

★ ★ ★ TERZO PREMIO: sorpresa

EVENTO FB :https://www.facebook.com/events/234349350049586/?fref=ts

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Lo spot del Rettore Melis sull’esenzione dalle tasse

cagliari_guerra_tra_studenti_e_universit_sit_in_contro_tassa_per_chi_non_d_esami-330-0-338995Anche quest’anno l’ateneo cagliaritano prevede l’esenzione del pagamento delle tasse universitarie per gli studenti figli di lavoratori in cassa integrazione o che hanno di recente perduto l’occupazione. Continua la lettura di Lo spot del Rettore Melis sull’esenzione dalle tasse

Meno appelli per l’anno prossimo

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Ci attende un anno accademico complicato il prossimo anno: ci tolgono gli appelli, moltiplicano sbarramenti e ostacoli e nel frattempo investono soldi in nuovi poli didattici.

Ma abbiamo bisogno ora di più risorse e possibilità!

Ma chi sono i responsabili di questa situazione?

Continua la lettura di Meno appelli per l’anno prossimo

Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.

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Si è finalmente risolto il pasticcio burocratico del mancato accreditamento delle borse di studio da parte dell’ERSU. Finalmente agli studenti è stato dato quello che li spetta, niente di più e niente di meno: la seconda rata della propria borsa di studio. Continua la lettura di Le responsabilità politiche di un pasticcio burocratico.